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Erich Maria Remarque - Niente di nuovo sul fronte occidentale




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Erich Maria Remarque




Niente di nuovo sul fronte occidentale





Anno di pubblicazione: 1929








SCHEDA


Autore e titolo dell'opera


Anno in cui è stata scritta


Riassumi in un numero di parole contenuto fra 150 e 160 il contenuto del libro


Tipologia dell'opera


Narratore e punto di vista. È un'opera autobiografica?


Quando e dove avvengono i fatti narrati


Il protagonista: delineane l'aspetto fisico e del carattere, facendo riferimento al testo. Sottolinea se il protagonista, Paolo Baumer è un personaggio che si evolve durante lo svolgersi degli eventi e spiega come.


Gli altri personaggi: Kropp, Muller, Leer, Kantorek, Kemmerich, Tjaden, Himmerlstoss e Katzinski: delineane aspetto fisico, carattere e ruolo che hanno nelle vicende


Episodio dell'incontro di Paolo con il francese: riferiscine il contenuto e spiega come l'incontro e l'uccisione del francese influisca sulla presa di coscienza di Paolo


Nell'ultimo capitolo è frequente l'uso del futuro. Quali sono stati invece i tempi prevalentemente usati nel resto del libro? A quale mutamento di situazione corrisponde il cambiamento del tempo dei verbi?


Come termina la narrazione di Paolo? E la conclusione del libro? Fai le tue considerazioni


Segnala due parti del libro che ritieni particolarmente significative e motiva la tua scelta


Che messaggio passa attraverso l'opera?


Tue considerazioni







SCHEDA


L'opera è "Niente di nuovo sul fronte occidentale" di Erich Maria Remarque.


Questo libro è stato scritto in sole sei settimane nel 1927.


Questo libro parla di un gruppo di ragazzi strappato dai banchi di scuola per combattere nella Prima Guerra Mondiale. Viene descritta la distruzione di un'intera generazione. Paolo ed i suoi compagni sono costretti dalle ideologie del loro professore ad arruolarsi nell'esercito, pur considerando le guerre inutili. Vengono addestrati a combattere per valori ben diversi da quelli che avevano imparato a scuola, ora ciò che conta è l'ordine e la disciplina. Quando non sono in prima linea la vita non è brutta, anzi riescono a divertirsi. Giunti però sul fronte si trovano di fronte corpi straziati e devono fronteggiare il freddo, la fame e gli attacchi dei nemici. Per questo Paolo si vede pian piano strappare dalla guerra tutti i suoi compagni prima moralmente, poiché la guerra li porta a non essere più persone e poi anche fisicamente. La narrazione termina con la morte di Paolo nell'ottobre 1918, mentre il bollettino annuncia: "Niente di nuovo sul fronte occidentale".


Si tratta di un romanzo storico-diario.


In questo libro si ha un esempio di narratore interno. Il punto di vista è quello del protagonista Paolo Baumer che narra i fatti parlando in prima persona. Quest'opera può essere considerata autobiografica perché narra ciò che è accaduto a Remarque anche se i protagonisti e il narratore sono estranei a lui.


Lo sfondo dei fatti narrati è la Prima Guerra Mondiale: gli anni interessati dall'opera vanno infatti dal 1916 al 1918 e il luogo principale è il fronte delle Fiandre.


Il protagonista del libro è Paolo Baumer, un ragazzo diciannovenne tedesco che, insieme ai suoi compagni, viene strappato dai banchi di scuola per combattere in guerra. La sua sensibilità lo porta a volte a scoreggiarsi. In realtà, pur essendo un ragazzo così giovane, è molto più adulto di quanto si possa essere alla sua età. La guerra, infatti, lo abitua presto a ideologie diverse, lo impietrisce, tanto che durante lo svolgersi delle vicende il carattere di Paolo si evolve più volte. Inizialmente è come tutti i ragazzi della sua età, senza troppi pensieri per la testa, con la voglia di vivere al di sopra di tutto. La guerra però, lo porta a indurirsi, tanto da non essere nemmeno più capace di tristezza. Diviene un ragazzo duro, diffidente, spietato, vendicativo e rozzo. Non crede più a nulla, per lui esiste solo la guerra. Quando però gli viene concessa la licenza e può tornare a casa dalla sua famiglia, riscopre i suoi sentimenti: ripensa a quando era indifferente e senza speranza al fronte, ma gli basta vedere sua madre per farsi riaccendere dentro la voglia di vivere. Purtroppo però questo lo porta ad essere ancora più triste, perché immagina già la sua fine. Infine quando parte per l'ultima volta per la guerra, subisce nuovamente una trasformazione nell'essere insensibile, abbandonato ed indifferente del periodo precedente alla licenza. Comunque, dopo la morte dei suoi compagni, non pensa più a come lo ha portato ad essere la guerra, ma solo a cercare di sopravvivere. Nonostante la sua rabbia, il suo carattere si trasforma al punto tale da accettare serenamente anche la morte.

Paolo subisce anche un mutamento fisiologico, come tutte le persone che vanno in guerra sono abituate a subire. Nella narrazione però, si sofferma poco sul suo aspetto fisico e tende maggiormente a descrivere i suoi compagni.


Alberto Kropp:  è un compagno di classe di Paolo, soltanto appuntato perché di tutto il gruppo è la testa più quadra. Molto testardo, si lascia travolgere anche lui dalla guerra. Durante essa i rapporti tra lui e Paolo si stringono ancora di più tanto da non volersi separare nemmeno quando si trovano in ospedale. Per Kropp la guerra finisce con l'amputazione di una gamba che lo salva da una crudele morte in trincea. Ha un ruolo molto importante nel libro ed è un aiutante del protagonista.

Muller 5°: anche lui compagno di classe di Paolo, è molto bravo a scuola, tanto da portarsi i libri di testo persino in guerra e da ripetere continuamente formule di fisica. È un po' balordo e vuole sempre aver ragione. Muore, dopo mezzora di sofferenze, con un razzo al ventre. Anche lui è un aiutante del protagonista.

Leer: anch'egli compagno di classe di Paolo, porta la barba intera e predilige le ragazze dei casini per ufficiali. È il primo del gruppo ad avere una ragazza ed in questo campo si mostra molto sicuro di sé dando anche consigli agli altri. A scuola era molto bravo in matematica. Muore con una scheggia che gli apre il fianco. È un aiutante.

Kantorek: è il professore dei ragazzi, colui che li spinge ad arruolarsi seppur contro la loro volontà. È un ometto severo, vestito spesso di grigio, con un muso da topo. Ha pressappoco la stessa statura di Himmerlstoss. Può essere considerato un antagonista di Paolo e dei suoi compagni di classe.

Franz Kemmerich: ultimo compagno di classe di Paolo, ha il viso da bambino, i capelli come di seta, ossa tanto tenere, una pelle bianchissima e un qualcosa di femmineo in tutta la persona. A scuola era bravo e portava quasi sempre un abito scuro, a cintura. Muore all'inizio del racconto: il suo aspetto diventa giallo e livido, la sua voce spenta come cenere, le mani sembrano di cera. Le labbra diventano slavate, la bocca più grande, i denti sporgono in fuori, la carne se ne va, gli occhi si infossano. È un aiutante del protagonista ed è il primo che mostra ai compagni a cosa porta la guerra.

Tjaden: è un fabbro ferraio della stessa età di Paolo. È il maggior divoratore della compagnia, ma è secco e magro come un'acciuga. Prova un fortissimo odio per Himmerlstoss. È un aiutante.

Himmerlstoss: è il sottufficiale della squadra di Paolo, colui che li ha istruiti per il servizio militare. È un piccolo uomo tozzo, che ha servito dodici anni. Ha i baffi rossastri e arricciati. Nella vita borghese è un portalettere. Prende di mira particolarmente Kropp, Tjaden, Westhus e Paolo perché sente la loro silenziosa ribellione. È un antagonista.

Stanislao Katzinski: è il capo della squadra di Paolo, il più fantastico di tutti. È un uomo sulla quarantina, duro, furbo, navigato, faccia terrea, occhi azzurri, spalle spioventi. Ha un fiuto meraviglioso per gli odori, il buon mangiare, i pericoli e le buone buche per ripararsi: ha una specie di sesto senso. Paolo crede che di mestiere sarebbe calzolaio, ma dice che lui i mestieri li sa tutti. Per Paolo è insostituibile, è il suo più grande punto di riferimento. Muore mentre Paolo lo porta in ospedale perché colpito con una scheggia alla testa. È un aiutante.


Mentre la squadra di Paolo si appresta a sistemarsi sul fronte per l'ennesima volta, egli si propone per controllare quanto distanti siano gli avversari. Mentre si ripara in una fossa gli cade addosso il corpo di un nemico. Sul momento, secondo Paolo, non c'è altro da fare che pugnalare l'avversario. Così, dopo molte sofferenze, muore Gerard Duval, il primo uomo ucciso da Paolo.

Durante l'agonia del nemico, Paolo si rende conto che, se non ci fosse il fronte a dividerli, lui e il suo compagno sarebbero perfettamente uguali. I sensi di colpa assalgono Paolo, che si promette di diventare una "copia" di Gerard per poter aiutare la famiglia dello sfortunato soldato. L'uccisione del nemico contribuisce così alla presa di coscienza di Paolo, che capisce ancora di più quanto sia stupido combattere quando in fondo non c'è una nazione che abbia torto poiché entrambe hanno lo stesso desiderio e due popolazioni che, pur essendo diverse per lingua, religione, ecc., sono formate da uomini uguali.


Il tempo verbale utilizzato maggiormente nel testo è il presente: il narratore descrive infatti gli eventi come se avvenissero nel momento in cui parla. Il cambiamento del tempo dei verbi che avviene negli ultimi capitoli corrisponde alla morte dei compagni di Paolo ed in particolare alla morte di Katzinski. Da questo momento infatti Paolo inizia ad immaginare cosa succederà se lui riuscirà a tornare a casa. L'autore trascrive i pensieri del protagonista parlando appunto al futuro.


La narrazione di Paolo termina con i suoi pensieri sul da farsi dopo la morte di tutti i suoi compagni: si chiede se sia meglio finirla qui o se valga la pena di continuare a lottare. Dopo accurate riflessioni Paolo capisce che comunque vada ha la sua vita ancora in pugno: egli non sa se ha saputo controllarla o meno, ma afferma che, finché essa ha le forze per continuare a vivere, sicuramente cercherà la strada della salvezza, voglia o meno all'interno del suo corpo quell'essere che dice "io".

La conclusione del libro, invece, narra la fine della vita di Paolo: egli muore in un giorno abbastanza tranquillo sul fronte, colpito da un'ultima granata, mentre il bollettino del Comando Supremo si limita alle parole "Niente di nuovo sul fronte occidentale.

Nell'ultima pagina del libro si ha un cambiamento piuttosto significativo: il narratore diventa esterno alla vicenda. Paolo infatti, morendo, non è più in grado di raccontare la sua storia. Entra così in scena un nuovo narratore che ha il compito di terminare, in modo per altro molto triste, questo diario dell'avventura di Paolo Baumer nella Prima Guerra Mondiale.


Un episodio del libro secondo me significativo è l'arrivo delle reclute al fronte. Questi ragazzi vengono costretti alla guerra senza aver avuto una sufficiente preparazione. Portano più scomodità che altro tra Paolo ed i suoi compagni, che nonostante tutto cercano di confortarle sempre e di insegnare loro i principali trucchi del mestiere. Sebbene abbiano fatto l'impossibile per aiutare le reclute, i ragazzi di Paolo le vedono morire velocemente una ad una. Da questa situazione scaturiscono molte riflessioni di Paolo che si chiede ripetutamente a cosa servano le guerre e soprattutto a cosa serva costringere ragazzi così giovani ad una morte molto dolorosa senza nemmeno aver potuto vivere a pieno la loro gioventù.

Un'altra parte del libro che a mio parere è molto importante è l'episodio della morte di Katzinski. Paolo vede in lui il suo maggior punto di riferimento e quando gli infermieri gli dicono che Kat è morto non ci vuole credere. Da questo momento inizia per Paolo il periodo delle riflessioni che lo portano a decidere di continuare a combattere. D'ora in poi però sa di poterlo fare tranquillamente perché nel caso morisse non avrebbe nessuno da lasciare. Proprio per questo decide di aggrapparsi ad ogni filo di speranza che gli resta.


Il messaggio che traspare dalla lettura di questo libro è un messaggio assolutamente pacifista, che utilizza toni struggenti, malinconici e tristi per far capire quanta distruzione è in grado di portare una guerra. Come ricorda l'autore all'inizio del libro, esso non è altro che un tentativo di raffigurare un'intera generazione che, strappata dai banchi di scuola viene consumata dalla guerra non solo fisicamente, ma anche e soprattutto moralmente.


L'autore di questo libro utilizza un lessico semplice che permette di far scorrere bene la lettura. Non mancano però termini specifici del linguaggio militaresco.

L'ordine di narrazione dei fatti è molto lineare, infatti l'autore descrive giorno per giorno ciò che accade al fronte. Non mancano però  le analessi, soprattutto all'inizio quando vengono presentati i personaggi come Kantorek o Himmerlstoss. Le prolessi sono invece pressoché assenti.

Nel libro sono presenti molte riflessioni dell'autore sul tema della guerra, che ribadisce più volte come essa sia solamente uno strumento inutile di odio. Sono molto frequenti inoltre i discorsi diretti perché l'autore riporta spesso le sue conversazioni con i compagni. Ci sono anche molte descrizioni con le quali l'autore ha voluto accentuare maggiormente la distruzione dei luoghi di combattimento.

Personalmente il libro mi è piaciuto perché pone molta attenzione sui particolari e sui rapporti che si creano all'interno del gruppo di soldati. Sapere che Paolo, quando è stato in guerra, aveva pochi anni in più della mia età mi ha reso maggiormente interessata all'argomento e mi ha permesso di immergermi completamente nella lettura del libro.

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