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LEOPARDI Giacomo (Recanati 1798-Napoli 1837)
Vita nasce nello Stato pontificio,tra i più arretrati d'Italia, in una famiglia della nobilità terriera marchigiana che si trova però in cattive condizioni economiche. Il padre,il conte Monaldo,è un uomo colto, ma di una cultura attardata e accademica e dagli orientamenti politici ferocemente reazionari, che inizialmente influenzano Giacomo. Quest'ultimo è inizialmente istruito da precettori ecclesiastici ma già a 10 anni diviene autodidatta studiando nella biblioteca paterna, dove impara latino,greco ed ebraico. 1815-16: conversione dall'erudizione al bello, si entusiasma per Omero, Virgilio,Dante, legge Alfieri,Goethe e Foscolo ed entra in contatto con la cultura romantica. Fondamentale per la sua formazione intellettuale è l'amicizia con Pietro Giordani. L'apertura verso il mondo esterno gli rende sempre più insopportabile la "prigione" di Recanati, dalla quale tenta invano una fuga nel 1819. La crisi che si verifica quell'anno segna anche il passaggio dal bello al vero, cioè dalla poesia di immaginazione a quella nutrita di pensiero. Sperimenta molte soluzioni letterarie e infittisce le note dello Zibaldone. La visita a Roma(1822) lo delude profondamente. Nel '25 l'editore Stella gli offre un assegno per una serie di collaborazioni: soggiorna così a Milano, Bologna e dal '27 a Firenze. L'anno dopo deve tornare a Recanati per problemi di salute che ne hanno caratterizzato l'intera vita: vive sedici mesi terribili ma nel '30 lascia definitivamente la casa paterna, trasferendosi a Firenze. Partecipa a dibattiti culturali polemizzando violentemente con l' ottimismo liberale. Si innamora,non ricambiato, di Fanny Targioni Tozzetti. Stringe una fraterna amicizia con Antonio Ranieri, con il quale si stabilisce a Napoli nel '33. Qui lo coglie, nel '37, la morte, a lungo attesa e invocata.
Il pensiero al centro della meditazione di Leopardi c'è il motivo pessimistico dell'infelicità umana. Nel 1820,ne individua nello Zibaldone la causa: identificando, secondo il tipico indirizzo di pensiero settecentesco, la felicità con il piacere sensibile e materiale, afferma che l'uomo è condannato all' insoddisfazione perpetua perché non desidera un piacere,bensì il piacere,illimitato per estensione e per durata. L'infelicità dell'uomo nasce dunque da uno stato di tensione inappagata, intesa in senso puramente materiale e non religioso o metafisico. Inizialmente Leopardi considera la natura come una madre benigna che, attenta al bene delle sue creature, fornisce all'uomo un rimedio all' infelicità umana mediante l'immaginazione e le illusioni. Gli uomini primitivi e gli antichi Greci e Romani erano felici perché capaci di illudere e immaginare, e rifiutavano la propria infelicità. Il progresso della civiltà ha allontanato l'uomo da questa condizione privilegiata,mostrandogli crudamente la sua condizione. C'è dunque antitesi tra natura e ragione. L'uomo è colpevole della propria infelicità:Leopardi è durissimo nel giudicare la civiltà sua contemporanea. Assume un atteggiamento titanico: il poeta è l'unico depositario della virtù antica. Questa fase del pensiero leopardiano è stata definita come pessimismo storico, poiché la condizione negativa del presente è vista appunto come effetto di un processo storico di allontanamento da una condizione di originaria felicità.
La concezione di natura benigna entra però in crisi: Leopardi si rende conto che essa mira alla conservazione della specie e perciò può anche sacrificare il bene del singolo generando sofferenza. In una fase intermedia lo scrittore cerca di uscire da tale contraddizione proponendo una concezione dualistica tra natura benigna e fato maligno ma ben presto rovescia la propria concezione della natura. Un lungo travaglio,testimoniato dallo Zibaldone, culmina con il Dialogo della Natura e di un Islandese(1824). La natura non è più una madre benigna, bensì un meccanismo cieco e anzi crudele, perché indifferente alla sorte delle proprie creature e basato sulla distruzione. Si passa da una concezione finalistica ad una meccanicistica e materialistica.L' uomo non è più considerato colpevole ma vittima innocente della natura, rappresentata filosoficamente come meccanismo inconsapevole ma poeticamente come una sorta di divinità malvagia. Se prima l'infelicità era assenza di piacere è ora dovuta a mali esterni, presenti in ogni tempo e luogo e inevitabili: si giunge quindi al pessimismo cosmico(il punto di partenza è il pessimismo individuale, cioè l'infelicità del singolo). Leopardi assume un atteggiamento contemplativo: suo ideale non è più l'eroe antico bensì il saggio antico,lo stoico. Sono caratterizzate in questo modo le Operette morali(1827).Lo scrittore torna in seguito ad atteggiamenti di protesta e sfida al fato e alla natura. Nella Ginestra la concezione pessimistica è la base di quella sulla vita sociale e il progresso.
La poetica del vago e indefinito la "teoria del piacere" elaborata nel 1820 è fondamentale nel pensiero leopardiano e costituisce il nucleo della sua filosofia pessimistica, il punto d'avvio della poetica. Il piacere infinito nella realtà è irraggiungibile: l'uomo però può ricorrere all'immaginazione, che compensa infelicità e noia. Ciò che stimola l'immaginazione è tutto ciò che è vago, indefinito,lontano e ignoto. Nello Zibaldone passa in rassegna gli aspetti della realtà sensibile che possiedono tale forza suggestiva:
teoria della visione: è piacevole la vista impedita da un ostacolo, un filare di alberi che si perde all'orizzonte,giochi di luce, tutto ciò che fa subentrare l'immaginazione alla realtà
teoria del suono: sono suggestivi i suoni vaghi(es.canto che giunge all'esterno dal chiuso di una stanza,muggito di armenti che echeggia per le valli, stormire del vento tra le fronde)
Il bello dell'arte consiste nella scelta di sensazioni indefinite da imitare, appunto nel vago e indefinito, che vanno evocati mediante la scelta di precise immagini e parole. Un'importante considerazione è quella secondo la quale queste immagini sono suggestive perché evocano sensazioni che ci hanno affascinato da fanciulli. Si fondono dunque poetica dell'indefinito e poetica della rimembranza. Leopardi osserva come maestri della poetica del vago e indefinito fossero gli antichi, perché essendo più vicini alla natura erano immaginosi come fanciulli, come rivela lo spontaneo ricorrere a immagini vaghe e indefinite. Particolarmente care allo scrittore sono una similitudine di Omero che descrive il notturno lunare e un passo dell'Eneide nel quale il canto di Circe giunge ai Troiani da lontano,sul mare,nel buio della notte. I moderni,per colpa della ragione, si sono allontanati da tale spontaneità fanciullesca ed è dunque preclusa loro la poesia di immaginazione: resta solo la possibilità di quella sentimentale, nutrita di idee,filosofica,basata sulla consapevolezza del vero e infelicità.
Leopardi e il Romanticismo formazione classicistica consolidata dall'amicizia con Giordani=> inevitabile presa di posizione contro i romantici,in due scritti non pubblicati dai contemporanei.In realtà le sue posizioni sono molto originali:
poesia espressione spontanea di un mondo immaginoso e fantastico,proprio di primitivi e fanciulli: adesione ai romantici nella critica al classicismo accademico e al principio di imitazione
rimprovero ai romantici di una simmetrica artificiosità retorica e del predominio della logica sulla fantasia: l'aderenza al vero spegne l'immaginazione.
al contrario i classici sono esempio di poesia fresca,spontanea=>atteggiamento romantico
In riferimento a Leopardi si parla perciò di classicismo romantico,proprio per la sua vicinanza al romanticismo europeo,più degli stessi romantici italiani. Questa apparente contraddizione è riscontrabile anche in Foscolo ma ciò testimonia la singolarità della cultura italiana.
Leopardi privilegia la forma lirica,espressione immediata dell'io,della soggettività e dei sentimenti, contrapponendosi alla cultura romantica(dalla quale è irrimediabilmente separato dalle radici materialistiche e illuministiche)fondata sul vero. Elementi di contatto sono però: 1.la tensione verso l'infinito,2.l'esaltazione dell'io e della soggettività,3.il titanismo,4.l'enfasi posta sul sentimento,5.il conflitto illusione-realtà,6.scelta del mondo dell'immaginazione contrapposto a quello della realtà, 7.l'amore per il vago e l'indefinito,8.culto del primitivo e della fanciullezza come momenti privilegiati dell'esperienza umana,9.senso tormentato di dolore cosmico.
Il primo Leopardi Le Canzoni(1818-23,pubblicate nel'24):componimenti di impianto classicistico. Le prime 5 affrontano una tematica civile,sono basate sul pessimismo storico e animate da aspra polemica contro l'età presente. La più significativa è Ad Angelo Mai
Gli Idilli (pubblicati come Versi nel '26 e presenti poi nelle tre edizioni dei Canti,'31,'35 e '45): tematiche intime e autobiografiche, linguaggio colloquiale,limpido,semplice. N.B. Gli idilli non hanno nulla a che fare con la tradizione bucolica classica, né con la nozione moderna. Lo scrittore li definisce espressione di "sentimenti,affezioni,avventure storiche nel suo animo", cioè si ha una rappresentazione della natura esterna che è però in funzione soggettiva. I più importanti sono L'Infinito('19),Alla luna,La sera del dì di festa.
Le Operette morali (4 edizioni, 1827,'34,'35,'45). Nascono dalla fine delle illusioni giovanili,lo sprofondare in uno stato d'animo di aridità e gelo:egli intende esclusivamente investigare l' "arido vero". E' una fase di silenzio poetico che dura fino al '28. Le OM sono prose di argomento filosofico, nelle quali Leopardi espone il sistema da lui elaborato e accumulato nello Zibaldone, non in forma sistematica e dottrinale bensì attraverso invenzioni fantastiche,miti,allegorie,canti lirici in prosa. Molte di esse sono dialoghi aventi come interlocutori creature fantastiche,personificazioni, personaggi storici o mitici,Vi sono anche operette in forma narrativa,prose liriche, raccolte di aforismi. Lo sguardo lucido ed il distacco ironico con i quali Leopardi contempla il "vero" fanno sì che i temi del pessimismo -infelicità,noia,dolore umani-non diano un quadro di cupezza ossessiva
I grandi idilli nel maggio '28 finisce con Il risorgimento il lungo silenzio poetico di Leopardi. Poco dopo nasce A Silvia. Nonostante il ritorno a Recanati,il felice momento creativo prosegue.Secondo una formula carducciana i componimenti del '28-'30 sono chiamati grandi idilli in contrapposizione a quelli del '19-'21,dai quali si differenziano non per l'estensione bensì per l'evoluzione del pensiero leopardiano compiutasi nel frattempo: fine illusioni giovanili,acquisizione consapevolezza del "vero",elaborazione sistema filosofico. Caratteristiche
presenza di immagini liete rarefatte e assottigliate. Il "vero" è richiamato con delicatezza => equilibrio eccezionale tra "caro immaginar" e "vero"
lucido dominio di fronte a una verità immodificabile,al posto del titanismo e di slanci esasperati
linguaggio più misurato rispetto alle precedenti espressioni intense e patetiche
metrica: libera successione di endecasillabi e settenari, al posto dell'endecasillabo sciolto
L'ultimo Leopardi dopo il '30 svolta: pur mantenendo la base del pessimismo cosmico, lo scrittore è ora più orgoglioso di sé e pronto a difendere le proprie idee contrapponendole polemicamente alle tendenze dominanti dell'epoca.
Delusione amorosa=>fine dell'amore,"inganno estremo" ritenuto prima eterno=> "ciclo di Aspasia"(1833-35). "Nuova poetica",lontanissima da quella del vago e indefinito,aspra,fatta quasi di puro pensiero, atteggiamenti combattivi, linguaggio antimusicale
Aspra polemica contro le correnti ideologiche del tempo,ottimiste. Ad esse Leopardi contrappone un duro materialismo che nega ogni speranza di consolazione ultraterrena.
La Ginestra(1836): "testamento spirituale", lirica che chiude il discorso poetico leopardiano. Dura polemica antiottimistica e antireligiosa. Non viene però negata la possibilità di un progresso civile: il pessimismo,la lucida consapevolezza della condizione umana devono indurre gli uomini a unirsi in "social catena" per combattere la natura,abbandonando inoltre le ingiustizie della società. In questo poemetto antiidillico viene proposta una generosa utopia basata sulla solidarietà tra gli uomini.
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