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Le vicende di Arthur Gordon Pym si protraggono dai primi di luglio del 1827, fino a marzo dell'anno successivo, il 1828. La storia parte da un piccolo paese marinaro, Nuntucket, dove il protagonista è nato; poi prosegue a bordo di una baleniera dove i personaggi principali (Pym, Augustus e Peters) affronteranno improbabili avventure e in fin di vita saranno salvati da una nave di passaggio, che solcherà i freddi mari del polo Sud fermandosi in alcuni porti famosi fino a quando non attraccherà in un'isola sconosciuta. Fino a questo punto il racconto si ambienta esclusivamente in mare, a bordo della vecchia baleniera e nella Jane Guy, l'imbarcazione che ha tratto in salvo i protagonisti. Arrivati però nell'isola, videro che ogni cosa era di colore nero: gli indigeni e i loro denti, le pareti di granito; gli stessi selvaggi non sopportavano la vista di qualsiasi cosa che non fosse nera. Ma l'ostilità degli abitanti dell'isola era tale che tutta la ciurma tranne i due personaggi principali furono uccisi. Decisi a scappare dall'isola, i sopravvissuti e un ostaggio presero il largo tra il mare del Sud con un'imbarcazione. Li aspettava un freddo glaciale mentre cadeva sulle loro teste una debole "pioggia bianca" e s'intravedeva un'immensa distesa di ghiaccio.
Per quel che riguarda la fabula e l'intreccio, esse non coincidono poiché vi sono alcune prolessi o analessi, inclusa la nota che pone fine al racconto.
Il narratore è interno alla narrazione e coincide con il protagonista perciò il suo punto di vista è a focalizzazione interna; essendo un diario di bordo (anche se scritto a posteriori), il testo può essere considerato denotativo.
Confronta le personalità di Pym, Peters e Augustus.
Trai personaggi principali troviamo Pym, un giovane ragazzo amante delle navi e di tutto ciò che riguarda la marina in generale. Suo padre era appunto un commerciante di articoli marittimi nella città di Nuntucket, sua città-natale. In quasi tutti gli episodi che lo riguardano è molto pessimista, pensa sempre di non uscire vivo dalla situazione in cui è, tanto che subisce più volte attacchi di irrazionalità che lo portano a fare delle cose non volute (gettarsi nel vuoto nel labirinto di granito nero dell'isola abitata dagli indigeni). E' a conoscenza di molte cose come il funzionamento e le innumerevoli manovre delle navi, perlopiù baleniere e imbarcazioni di combattimento, e come la posizione geografica dei porti che gli ricordano le grandiose imprese di valorosi pirati. Dimostra ancora, una dettagliata conoscenza della geografia e delle coordinate, dei venti, delle burrasche e di tutto quello che serve per una corretta navigazione.
E' molto legato all'amico Augustus, ma dopo la sua morte, resterà con Peters che lo aiuterà ad uscire da certe situazioni pericolose.
Poi c'è Augustus, miglior amico di Pym, colui che gli ha raccontato numerose storie sui viaggi delle navi e che ha cresciuto in lui sempre più passione per le imbarcazioni. Augustus, da quanto si legge nel libro, appare una persona debole e molto vulnerabile ma allo stesso tempo furba.
Dopo molte avventure e pericoli scampati, lui è il primo a lasciare i compagni a bordo del Grampus. Alquanto spericolato, si presenta sicuro di sé e forte nonostante la mancanza del padre a bordo della baleniera; si preoccupa dell'amico e fa il possibile per aiutarlo anche quando la nave è sotto il controllo dei pirati.
Un altro personaggio importante è Peters, un meticcio dall'incontenibile forza fisica, che faceva parte della banda di pirati che presero il Grampus. Egli però non condivideva le idee dei
compagni: la ciurma, infatti, si scisse in due fazioni, una che voleva affiancare e derubare qualsiasi nave di passaggio, l'altra che voleva navigare per l'oceano in cerca di isole. Il pirata in questione era descritto come una persona forte, robusta, determinata e molto furba che inizialmente vestiva il ruolo di pirata duro, ma che poi, forse costretto da alcune circostanze, si rivelò l'unico disposto ad aiutare Augustus, diventato "orfano" per la mancanza del padre a bordo del brigantino, e Pym che ancora risiedeva nella stiva della nave allo stremo delle forze, portandogli da mangiare e raccontandogli per filo e per segno cosa stava succedendo sopracoperta. Durante il lungo viaggio, rimasto solo con il protagonista, gli salvò piu' volte la vita e cercò in tutti i modi di sopravvivere ma soprattutto di far sopravvivere anche i suoi amici. Ha un ruolo molto importante poiché sarò l'unico capace di resistere alle numerose disavventure insieme al personaggio principale. Pur vestendo il ruolo di pirata, si dimostra gentile con Augustus al contrario degli altri pirati e alla fine del racconto lui e Pym sono descritti come una cosa sola, uniti nella difesa e nell'attacco, per sopravvivere.
Personalmente il libro mi è piaciuto molto, soprattutto perché Poe è riuscito a far provare sensazioni di terrore senza far ricorso a grandi invenzioni o slanci di fantasia: il romanzo, incentrato sulla dura e aspra vita marina, è stato capace attraverso descrizioni molto accurate e un linguaggio molto veloce per aumentarne il ritmo a creare suspance e invogliare il lettore a continuare la propria lettura.
Molto avvincenti erano, infatti, le avventure in cui Pym era coinvolto o i combattimenti tra i pirati; mi sono parsi noiosi alcuni tratti nei quali il narratore da per scontato che alcune cose sono già state dette in precedenza e perciò sono già conosciute. Inoltre credo che l'autore si sia dilungato troppo in alcune parti dove instancabilmente approfondiva certi aspetti dei luoghi in cui si trovava che, a parer mio, erano di minor importanza rispetto al proseguimento del racconto.
Certo non si può affermare che il romanzo rispecchi totalmente la realtà poiché presenta piu di un aspetto fantastico e irreale; tuttavia il narratore insiste nel dire che nulla di tutto ciò che scrive è frutto della sua fantasia.
Quando per la prima volta i marinai della Jane Guy vennero a contatto con gli indigeni, quest'ultimi si dimostrarono molto cordiali nei loro confronti, provando ammirazione per tutto ciò che vedevano sulla baleniera, e in particolar modo furono stupefatti dalla forma della nave, dalle armi e da tutto ciò che gli "stranieri" possedevano. I selvaggi ospitarono cosi' nella loro strana e nera isola tutto l'equipaggio dell'imbarcazione; li' tutto era nero a partire dagli abitanti e finendo con la roccia e la vegetazione, non vi era nulla che ricordava il bianco, colore che terrorizzava moltissimo gli indigeni. Dopo aver preso sempre piu' confidenza con loro, gli abitanti del luogo gli tesero una trappola. Forse fu proprio il colore della pelle che spinse gli indigeni a trarre un'imboscata a tutti gli uomini della nave. Nel frattempo pensarono di impadronirsi del brigantino e, dopo aver ucciso gli uomini di guardia, la bruciarono.
Questo strano comportamento rese ancora una volta difficile la vita ai due superstiti, Pym e Peters, salvi perché rimasti bloccati in una caverna durante l'imboscata. Certamente l'atteggiamento dei selvaggi e del loro capo si rivelò astuto ed efficace: infatti, gli stranieri invasori furono sterminati. Ma questo "razzismo" nei confronti della "Carne bianca" è sicuramente premeditato. E' noto, infatti, che Poe fosse un razzista sudista, perciò il libro
rispecchia un aspetto in piu riferito allo scrittore.
I due sono amici da sempre, abitano nello stesso paese, hanno i medesimi interessi e si frequentano da quando erano bambini. Entrambi possiedono l'immensa passione per le navi e per tutto ciò che riguarda la cultura marina: Pym perché suo padre era un commerciante di articoli marittimi nella città di Nuntucket, Augustus perché l'amico gli raccontava numerose storie sui viaggi delle navi accrescendo in lui una gran passione per le imbarcazioni. Essi hanno affrontato insieme le avventure piu' incredibili prima di approdare a bordo del Grampus. Si sono aiutati a vicenda nei momenti di difficoltà, in mare e in terra, dimostrando di esser molto legati tra loro.
Al momento della morte di Augustus, i tristi presagi del suo decesso, ebbero sullo spirito di Peters ma soprattutto su quello di Pym un tal effetto che per tutto il giorno rimasero seduti di fianco al cadavere completamente sconvolti, senza parlare. Diciamo che dopo il suo trapasso non c'è stata una svolta vera e propria nel protagonista, ma non ha di certo rafforzato il suo animo e accresciuto la voglia di sopravvivere in quelle condizioni pietose.
Parlando di dualismo possiamo indubbiamente affermare che Pym e Augustus si completino l'un l'altro; credo però che Pym e Peters facciano lo stesso. Fin da bambini i primi due si sono sempre aiutati finché uno abbia bisogno dell'altro per andare avanti, per superare un ostacolo.
Ugualmente il personaggio principale ed il meticcio riescono a sopravvivere e a continuare il loro viaggio grazie all'intenso affiatamento ed al solidale legame. In conclusione credo che Pym abbia bisogno di entrambi i compagni per perfezionarsi.
Posso affermare con sicurezza che l'ambientazione marittima deve aver ispirato moltissimo Poe, poiché proprio in questo scenario lo scrittore riesce ad esprimere tutti i suoi generi letterari (terrore-horror): immagini macabre, personaggi insoliti ed inquietanti, cannibalismo, eventi inspiegabili, sviluppi raccapriccianti. Tutto ciò raccontato in modo chiaro e comprensibile.
L'aspra vita marina fa da giusto palcoscenico ad episodi angoscianti come la lotta tra Pym e il cane Tiger, diventato furioso per la mancanza d'aria oppure l'avvistamento della nave fantasma carica di "zombie" malati di peste.
Commento sul finale.
Scappati dall'isola con un ostaggio grazie ad un'imbarcazione di fortuna, i superstiti intraprendono cosi' un viaggio al Polo Sud, da loro poco lontano. Ma esattamente in questo momento Poe interrompe il brano: Pym e Peters stanno raggiungendo un'isola completamente bianca quando la narrazione ritorna bruscamente nella caverna di granito nero dove i due protagonisti erano intrappolati per ricordare che essi, avevano involontariamente trovato delle scritte apparentemente senza senso, ma che ora avevano un significato. Erano un verbo etiopico (il quale significava "essere oscuro"), una parola araba (che esprimeva "essere bianco") e una
egiziana (che indicava la regione del Sud). Nella stessa nota finale il narratore ci avverte della
morte di Gordon Pym che per questo non ha avuto modo di terminare il racconto.
Però questa nota finale lascia tutti a bocca aperta per piu' motivi. Essa, infatti, proietta tre ipotesi contraddittorie: 1) Pym muore al Polo nel rovinare della cataratta; 2) qualcosa lo salva da
una morte già preventivata e gli permette poi a distanza di dieci anni di completare la narrazione; 3) muore mentre scrive proprio al punto della sua morte. Tuttavia ciascuna delle ipotesi appena citate rimandano ad un'impossibilità: 1) se Pym muore il suo racconto non può esistere; 2) se precipita nella cataratta non può certo essere sopravissuto; 3) se rimane invita, la sua morte annunciata nel libro non coincide con la sua morte fisica.
Per questo ritengo il libro irreale e con un finale oscuro; ma eccetto questo credo che sia un ottimo romanzo.
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