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L'amore e la donna nella poetica del Foscolo, del Manzoni e del Leopardi




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L'amore e la donna nella poetica del Foscolo, del Manzoni e del Leopardi[I1] 


Foscolo, Manzoni e Leopardi sono i maggiori esponenti del Romanticismo italiano. Essi appartengono a diversi periodi dello sviluppo del pensiero Romantico, e quindi dalla lettura delle loro opere si può desumere un quadro generale del contesto sociale che ha caratterizzato l'Italia del XIX° secolo.

Il Romanticismo italiano, al suo apice, è privo delle forti contestazioni alla struttura sociale che sono invece comuni al contesto europeo. Tuttavia uno degli aspetti che accomuna tali intellettuali è l'esaltazione, e al tempo stesso l'esacrazione dell'amore e della donna. Nell'ambito del pensiero Romantico, la donna incarna le aspirazioni del poeta, le sue illusioni (la donna salvifica manzoniana), oppure si rivela traditrice e portatrice di sventura per gli uomini (la donna fatale "cantata" da alcuni poeti inglesi), e l'amore, il più puro dei sentimenti, nella tematica Romantica è spesso fonte d'amarezze e tormenti, per l'impossibilità del poeta di vivere assieme all'amata a causa delle convenzioni sociali.

Gli scrittori Romantici italiani risentono ugualmente quest'influsso e seguono in alcuni tratti gli schematismi impliciti di tale movimento culturale, che volendo controbattere l'eccessiva rigidezza intellettuale degli Illuministi eccede talvolta nell'idealizzazione della realtà.

Nella produzione letteraria dei tre intellettuali concernente la figura femminile si possono individuare alcuni periodi comuni, che dipartendo dalle concezioni giovanili, e attraversando il periodo di riflessione e analisi, confluiscono nella pacificazione del pensiero e nell'osservazione della realtà con spirito obiettivo della maturità.

Il periodo giovanile dei tre scrittori risente dell'educazione ricevuta e del contesto sociale che li circonda.

Foscolo, il pre-Romantico, nel periodo giovanile sublima la figura di Teresa, (la donna amata da Jacopo Ortis nell'omonimo romanzo epistolare). Essa, infatti, incarna l'ideale di patria: infatti, come nella vita sociale è impossibile per Foscolo avere una patria, così nella vita sentimentale è impossibile per Jacopo avere la donna che ama; Teresa è anche idealizzata e angelicata, poichè un suo bacio beatifica Jacopo, lo innalza al di sopra di sè stesso, lo porta a sperare e confidare nell'avvenire, incoraggiandolo ad agire. Si denota così l'influenza che gli ideali politici esercitano sul giovane poeta. Egli è parimenti influenzato dall'ideale classico di bellezza e ordine. E ciò trova espressione nell''Ode all'amica risanata', ove il poeta esalta la bellezza sensuale della donna, che suscita amore, da cui scaturisce armonia e sublimazione della realtà, e ciò permette di varcare il limite opprimente dell'idea costante della morte, la quale sopprime le gioie, le passioni e getta nell'oblio gli ideali, le speranze e gli uomini.

La concezione della donna nel Manzoni giovanile è desumibile dalla figura di Ermenganda nell''Adelchi'. Costei è una donna che ama con tutta sè stessa, ma è sopraffatta dai 'terrestri ardori': la veemenza del suo amore, per quanto casto amor coniugale, si scontra con l'utilitaristica realtà e l'interesse che governa i rapporti descritti dal Manzoni nell'Italia medioevale, ma presenti anche nella società borghese contemporanea allo scrittore. E da tale scontro esce irrimediabilmente sconfitta la fragile Ermengarda: il suo amore è adatto ai 'celesti gaudi', ad emozioni pacate, frugali ed appaganti; e la morte è il varco tra un mondo inadatto ad accogliere creature in cui predomina la spiritualità e il mondo divino, ove ci si compiace della presenza di anime che tribolano nella loro interiorità turbata dalle turpitudini di animi gretti di sentimenti e trovano ristoro nella vita ultraterrena.

Il pensiero amoroso del giovane Leopardi è invece totalmente imperniato su concezioni classicistiche e figure puramente idealizzate di donne. La poetica stessa del Leopardi aliena le situazioni reali, e perciò i radi accenni alla donna presentano una figura creata nell'immaginario e nel sogno, non pertinente alla vita del poeta, come espresso ne 'La sera del dì di festa', in cui il riferimento alla donna appare quasi un atto di cortesia dovuto agli esempi del passato e non l'espressione di un sentimento più intimo, estraneo al pessimismo che comincia a delinearsi nel pensiero del poeta, il quale comincia ad avvertire l'angoscia data dalla fugacità della vita e l'incalzare dela morte.

Si può quindi notare che il periodo giovanile è caratterizzato da diversità di concezioni dell'amore, ma sono presenti alcuni temi comuni: il riferimento ad opere del passato, il primo fiorire di un pensiero proprio, e la morte.

Tali temi si evolvono nel periodo riflessivo, dovuto allo sviluppo del sentire interiore, e sfociano in nuove produzioni letterarie che sono generalmente le opere maggiormente conosciute ed ammirate.

Foscolo esprime il suo 'io amoroso' nel secondo periodo con i 'Sepolcri' e i 'Sonetti'. Nel primo componimento si denota la ricerca del poeta di figure che donino fermezza al tormentato io interiore: da ciò il ricorso a figure femminili mitologiche, che, lontane nel tempo e dalla realtà, appaiono incorruttibili dalle vicende che affannano gli uomini moderni, aliene a sofferenze e insicurezza; è presente anche la figura della madre, che genera vita e nel cui grembo, idealizzato, l'uomo, e quindi il poeta, cerca rifugio dalle amarezze della vita. Questa figura è ripresa anche nei Sonetti, in 'In morte del fratello Giovanni'. Ivi la donna è la madre, che simbolizza il nucleo familiare, e quindi è simbolo degli affetti e delle gioie negate all'esule. L'amore è causa di sofferenza perchè lontano e ricco di nostalgia. Il poeta dispera di rivedere in vita la madre, e tuttavia aspira a che i suoi resti mortali vengano ridati a lei, così da consentire la sepoltura in terra amica, e, come espresso nei Sepolcri, instaurare una corrispondenza d'amorosi sensi, per vincere l'opera distruttrice della morte, e vivere per sempre grazie al ricordo dei propri cari.

Il pensiero manzoniano del secondo periodo nei riguardi della donna si può estrapolare dalla figura di Gertrude, nel romanzo 'I Promessi Sposi'. Il contesto storico ben definito all'interno del quale opera Gertrude rende un'immagine vivida della monaca ribelle. Manzoni dà una descrizione profonda della donna, analizzandone ogni sfaccettatura psicologica e sentimentale. Costei è una donna costretta a rendersi ribelle, perchè il suo naturale impulso verso la libertà e l'amore è soffocato dalle insindacabili direttive familiari. Ciò la porta a vivere in uno stato di frustazione continua che trova valvola di sfogo nell'infrangere le regole monastiche e nell'abusare della sua condizione di privilegio all'interno del convento. Avvelenata nel proprio io dal male infertole dai genitori, è resa incapace di provare amore sincero per il prossimo, e i suoi affetti sono indirizzati in maniera malsana verso Egidio, uomo di bassa levatura morale, che abbatte ulteriormente l'animo della monaca. Gertrude presenta dunque un'analisi introspettiva molto profonda, in cui il contrasto tra amore ed indifferenza strugge il personaggio, condannato ad essere vittima e carnefice.

Nel pensiero leopardiano la figura femminile acquisisce nuove connotazioni nei 'Grandi Idilli'. Le donne presentate sono figure giovanili ('A Silvia', 'Il sabato del villaggio') e rappresentano, per il poeta, il periodo di speranze proprio della giovinezza, in cui l'idea dell'avvenire suscita grandi aspettative, e sono associate a temi festivi, o perlomeno gioiosi, acomunate da una continua tensione al piacere. Leopardi però lega sottilmente tali temi alla fugacità della vita stessa, presentando alla fine di tali Idilli la figura di un'altra donna, la Natura matrigna personificata, (presente anche nel Dialogo della Natura e di un Islandese), Natura cui l'uomo è succube, e che, indifferente alle sofferenze umane, segue il suo corso sopprimendo illusioni e seminando rammarico tra uomini sensibili come il poeta, che si ritraggono allora nel loro interno e fuggono la compagnia e l'amore per gli altri.

Il periodo conclusivo dell'esperienza letteraria e soprattutto dell'esperienza di vita porta a composizioni più pacate e figure che si stagliano lievemente rispetto a quelle che le avevano precedute.

Foscolo ripiega il suo ardore ed esprime il proprio disinganno nella creazione del personaggio di Didimo Chierico, l'anti-Ortis, il quale assume un atteggiamento pacato nei confronti delle passioni amorose, e volge l'animo a sentimenti compassionevoli e pudici, tipici delle donne, le quali dunque sono espressione della bontà umana che si deve opporre alla ferocia. Tale aspetto è presente anche nelle Grazie.

Manzoni ricava l'idea femminile finale come appendice del secondo periodo: infatti, i contrasti di Gertrude si dissolvono lasciando spazio al buonismo di Lucia, personaggio che espleta una funzione purificatrice degli animi e stimola la conversione ad una fede che ripaga l'uomo di tutte le ingiustizie subite e delle azioni compiute.

Infine, Leopardi nell'ultimo periodo sviluppa ulteriormente la figura materna e propone di contrarrestare l'operato della Natura matrigna mediante una vita volta ad unire l'umanità contro il nemico comune, senza piegare pavidamente il capo al fato avverso, nè ergersi superbi, ma accettando la propria condizione per poter infine abbandonare il volto nel virgineo seno della morte.




 [I1]Per snellire il testo, si può escludere la presentazione e cominciare direttamente dal rigo 13

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