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La teoria degli atti linguistici di austin




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LA TEORIA DEGLI ATTI LINGUISTICI DI AUSTIN


Restando nell'ambito della pragmatica, affronteremo la teoria degli atti linguistici di John Langshaw Austin, esplicitata nel 1955 durante una sua lezione tenuta all´Università di Harvard e pubblicata col titolo di "How To Do Things With Words"(it. "quando dire è fare").

Egli sostenne che gli atti linguistici non vengono adoperati esclusivamente per descrivere o constatare un concetto, ma possono anche coinvolgere e influire sull'ascoltatore.

L'atto linguistico può mostrarsi in 3 modi(che possono coesistere all'interno di un enunciato):

atto locutivo: tramite il quale si esplica un concetto, si constata un avvenimento, si informa su un

tema. Verbi chiaramente sintomatici di atto locutivo sono "sostenere, comunicare,

annunciare, constatare, ecc.".

Esempio: "oggi piove" con semplice scopo constatativo.

atto illocutivo: tramite il quale il parlante si impegna - con una promessa, una minaccia, un'offerta

nei confronti dell'ascoltatore. Verbi chiaramente identificativi dell'atto illocutivo sono

"promettere, accordare, offrire, minacciare, ecc.".

Esempio: "oggi piove." sottintendendo l'offerta ".e io voglio invitarti al cinema".

atto perlocutivo: tende in qualche modo a modificare la situazione dell'ascoltatore. Verbi

chiaramente sintomatici dell'atto perlocutivo sono "nominare, rilasciare, battezzare, ecc.".

Esempio: "oggi piove." con l'accezione di ".prendi l'ombrello e usciamo".


semiotica,semiologia e semantica.


Tali termini sono accomunati dalla radice greca sem (dal greco sema, "segno", da cui il verbo denominale semaino, "faccio segno, significo"), che si identifica con la radice sign di origine latina. Le parole "significante" e "significato" sono infatti espresse in greco con semino (participio presente attivo di semaino, "che fa segno"), e semainómenon (participio passivo dello stesso verbo, "che è significato").

Un segno è un qualsiasi oggetto che possiede un valore in quanto può essere interpretato come richiamo a un'altra entità.

Esempi: la fede all'anulare è segno che la persona che la indossa è sposata; l'utilizzo esclusivo di vestiti neri è probabilmente segno di un lutto; ecc.


SEMIOTICA E SEMIOLOGIA

Date le premesse, la semiotica si identifica con la semiologia. Entrambi i termini significano "scienza dei simboli", ma il primo è calco del termine inglese semiotics, coniato dal filosofo americano Charles Sanders Peirce, il secondo è calco del francese sémiologie, coniato da Saussure.


La semiotica di Peirce

La semiotica di Peirce va inserita nella dimensione del progresso umano, di come l'uomo, tra gli altri animali, abbia creato sistemi di segni convenzionali per comunicare.

Gli studi di Peirce si inseriscono nel campo di un metodo da lui definito "pragmaticismo".

Secondo la teoria dello studioso, un segno può essere classificato più precisamente come:


Indice: segno che designa per contiguità, cioè perché necessariamente espressione dell'oggetto che

indica.

Esempi: il fumo è indice di combustione perché è necessariamente provocato da essa; un'orma è indice del passaggio di un animale, ecc.

Secondo Peirce gli indici sono molto numerosi, sono i segni più arcaici e vengono utilizzati anche dagli animali che, ad esempio, si allontanano da un oggetto ardente allarmati dal calore o dalla fiamma(indici di combustione).


Icona: segno che significa per somiglianza con l'oggetto designato.

Esempio: i segni affissi alle porte delle toilettes pubbliche che distinguono i bagni maschili da quelli femminili attraverso le rispettive sagome sono icone dei due sessi, in quanto non sussiste identità o contiguità tra il segno e ciò che esso esprime, ma in qualche modo "somiglianza". La sagoma femminile somiglia a un determinato prototipo di donna (con la gonna).

Un particolare tipo di icona è il diagramma, rappresentazione di dati relativi a un fenomeno.

Il diagramma della febbre, ad esempio, rappresenta l'andamento della malattia al passare dei giorni, quindi il suo configurarsi in un certo modo è motivato.


Simbolo: segno che significa per convenzione, contrariamente agli indici, che sono naturali (il fumo 

è naturalmente indice di fuoco), e alle icone, parzialmente naturali (un mandarino, che è un qualcosa di naturale, può essere usato come icona degli agrumi in genere).

Esempio: le bandiere sono simboli, in quanto rappresentano l'uno o l'altro stato in maniera arbitraria, cioè alla base del loro significare deve sussistere un comune consenso.


"Symbols grow"

È stato osservato che in senso diacronico il numero dei simboli tende a crescere perché col tempo indici e icone tendono a convenzionalizzarsi, e se ne perde l'origine naturale.

Le lettere dell'alfabeto fenicio (aleph, "bue"rappresentante un bucranio; beth, "casa" rappresentante una tenda), inizialmente icone, sono diventate col tempo simboli (le lettere A e B non sono più associate ad alcuna delle due entità).

Anche parole iconiche (onomatopee), sono diventate in alcuni casi simboli. Prendiamo l'esempio del latino pipio, pipionis uccello il cui verso nella tenera età ricorda la sonorità della parola stessa, oggi diventato "piccione", che ha evidentemente perso la sua caratteristica di onomatopea.

D'altronde anche gli indici possono demotivarsi e diventare simboli. Il ramoscello d'ulivo, simbolo apparentemente arbitrario della pace, aveva, nel mito dell'arca di Noè, una motivazione ben precisa del suo significato attuale. Noè, ancora sull'arca, libera una colomba, la quale torna all'imbarcazione con un ramoscello in bocca. Il patriarca della Bibbia utilizza in quel momento una tecnica di navigazione molto antica, probabilmente contemporanea a quelle dei fenici. Al tempo, essendo sconosciute bussole e mappe geografiche, si era soliti portare a bordo degli uccelli, che venivano liberati per poi seguirne la rotta (con molta probabilità gli animali si sarebbero diretti verso la terraferma). Il ramoscello portato nel becco dalla colomba è quindi indice di terraferma, in quanto l'uccello deve averlo necessariamente strappato da un albero piantato su un terreno. Di conseguenza, diventa icona della volontà di Dio di fare pace con gli uomini, perché il diluvio è terminato e le terre stanno riemergendo. Oggi esso ha valore puramente simbolico.


arbitrarietà

I simboli sono anche i segni relativamente più recenti, perché presuppongono il consenso di un certo numero di persone organizzate in un apparato civilizzato.

I simboli sono infatti da un lato arbitrari, cioè immotivati, dall'altro convenzionali. L'arbitrarietà deriva dalla scelta immotivata, in un preciso momento storico, di utilizzare proprio un determinato segno per significare qualcosa; la convenzionalità sottintende un comune accordo tra i parlanti di una stessa lingua ad adottare quel simbolo. Alcuni studiosi hanno tuttavia ipotizzato, riguardo l'origine del lessico, che la scelta di determinati segni linguistici possa essere legata alla loro iconicità, ossia la loro capacità di imitare i rumori della realtà, o al loro valore simbolico (fonosemia): teorie, queste, tuttavia non dimostrabili.

Icone e indici, al contrario, hanno una relazione rispettivamente motivata e necessaria con la realtà che esprimono.


La semiologia di Saussure

Saussure parlava di arbitrarietà tra significante e significato come una delle due caratteristiche fondamentali del segno linguistico (l'altra è la linearità del significante), volendo intendere che i segni linguistici non hanno agganci motivati con la realtà. La sua teoria fu molto contestata, tuttavia Saussure aveva già intuito che l'arbitrarietà dei segni linguistici era relativa, e a tal proposito egli utilizza l'espressione "segno", e non "simbolo", nella consapevolezza che esistono simboli motivati. Ad esempio, la bilancia è simbolo di giustizia perché essa pesa in modo pari; diversamente un carro non potrebbe mai simboleggiare la giustizia perché non ce ne sarebbe motivo.

Egli intendeva semplicemente mettere in rilievo che nella realtà non vi è motivo per cui si associa un significante a un significato, essi sono legati solo in virtù della convenzione accettata dai parlanti di un sistema linguistico.

Le stesse onomatopee, motivate per la sonorità affine a quella dell'oggetto designato, sono infine segni linguistici arbitrari. È facile constatarlo, verificando che i versi degli animali sono espressi diversamente da una lingua all'altra (il cane fa "bau" per gli italiani, woof per gli inglesi).

Un altro aspetto fondamentale dei segni è la stretta correlazione tra valore e differenza. I segni assumono valore solo a partire dalle differenze che sussistono con gli altri segni dello stesso sistema. Ciò vuol dire che, nel caso della lingua, il fattore fondamentale della parola non è il suono in se stesso, ma le differenze foniche che permettono di distinguere questa parola da tutte le altre.

Ad ogni modo, Saussure contribuisce alla scienza dei segni coniando anche il termine sémiologie, che egli definisce come "scienza dei sistemi di segni usati nella vita sociale".

Per sistemi di segni non si intende solo la lingua - nonostante essa costituisca probabilmente quello più completo e sviluppato - ma anche, ad esempio, i segnali di cortesia, i segnali marittimi, ecc. ecc. La linguistica è una branca della semiologia, che ha come oggetto di studio la lingua parlata, ma si avvale anche dei testi scritti che sono un buon modello per comprendere i suoi meccanismi di funzionamento.



SEMANTICA


La semantica è una scienza, al confine tra psicologia, filosofia e scienze della comunicazione, che studia il semainómenon, cioè il significato.

Tuttavia, poiché un significato può essere comunicato solo attraverso un significante (la telepatia non esiste!), risulta impossibile scindere i due elementi e studiarli a prescindere l'uno dall'altro.


Il triangolo di Ogden e Richards

Nel 1923 gli inglesi Charles Kay Ogden (filosofo) e Ivor Amstrong Richards (critico letterario) collaborarono alla stesura del libro The Meaning of Meaning, "il significato di "significato"", proponendo il loro modello della funzione simbolica, meglio noto come triangolo di Ogden e Richards.





La base del triangolo è tratteggiata, a significare che per collegare un segno alla realtà è necessario passare per il pensiero. Quindi, affinché un segno identifichi un certo referente, esso dev'essere prima interpretato dal pensiero (definito appunto da Peirce interpretante).

Il significato della linea tratteggiata è espresso anche dal pensiero di Saussure, quando dice che significante e significato non hanno agganci nella realtà, ma devono passare per la convenzione. La teoria di Ogden e Richards, ad ogni modo, fu elaborata indipendentemente dallo studio di Saussure, e cerca di conciliare le idee di quest'ultimo con quelle di Peirce.



L'analisi semica

Parallelamente all'analisi fonologica, è stata tentata una più tortuosa analisi dei tratti semantici (o 'semici'), riconoscendo per ogni significato i tratti distintivi. Per fare questo, bisogna creare dei campi semantici (o di significato), cioè gruppi di parole che si riferiscono alla stessa area di significati.

Ad esempio, tutti i termini che indicano oggetti per sedersi (sedia, poltrona, divano, sofà, sgabello, panca, puff, trono, sedile, altalena, passeggino, ecc.) potrebbero costituire un campo semantico.

Di questi, "sedile" è il termine più generico, il cui significato può inglobare tutti gli altri, ed è per questo detto iperonimo (iper-, dal greco hypér, "sopra"), che sta ad indicare la superiorità di quel nome rispetto agli altri, che, al contrario, sono detti iponimi (ipo-, dal greco hypó "sotto").

Esempio: "albero" è iperonimo di "quercia", e, viceversa, "quercia" è iponimo di "albero".

Le lingue si differenziano anche nella designazione dei referenti, per cui, ad esempio, la differenza che sussiste in italiano tra "foresta" e "legno" è annullata nell' "iperonimo" inglese wood.


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