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IL CREPUSCOLARISMO
Movimento che si sviluppa in Italia agli inizi del 1900
Il movimento è caratterizzato da alcuni elementi che portano i critici a considerarlo un'avanguardia, ma è lontanissimo dal futurismo.
I maggiori esponenti sono: Gozzano, Govoni, Palazzeschi, Corazzini e Moretti.
Caratteristiche principali
Esaltazione dell'atteggiamento dimesso
Rifiuto del sublime e della concezione estetica
Disprezzano la figura del poeta (e si vergognano di essere tali) che vuole porsi al di sopra degli altri, del poeta vate
Rifiuto del sentimentalismo in poesia
Rifiuto della tradizione letteraria
Uso del verso libero
E' soprattutto per questi due ultimi punti che il movimento è stato definito un'avanguardia.
Il nome 'crepuscolarismo' è stato coniato nel 1910 dal critico Borgese, per indicare l'atteggiamento malinconico di questi poeti e della loro poesia, che è paragonato alla malinconia del momento del crepuscolo
Stile
Viene rifiutata la metrica tradizionale
Lessico semplice, colloquiale
Le descrizioni della vita di tutti i giorni viene fatta con ironia e umorismo, oppure con il grido della sofferenza
Temi
I personaggi descritti sono persone umili
I paesaggi sono umili (orti, piccole provincie, conventi)
Amano descrivere le piccole cose, parlare della vita quotidiana
'Desolazione del povero poeta sentimentale'
Si tratta del manifesto dei crepuscolari, scritto da Corazzini.
- E' una vera e propria dichiarazione di poetica, dove troviamo:
- il rifiuto di considerarsi un poeta, ma soltanto un uomo sofferente, o meglio un bambino ingenuo e sofferente, che mostra il proprio dolore agli altri;
- l'incapacità di vivere gioie, se non semplici.
- Al superuomo dannunziano, Corazzini contrappone il fanciullo.
- Il tono della poesia sembra la cantilena che accompagna la recita dei canti sacri e sono frequenti i riferimenti religiosi e mistici
- Il dolore fisico e psichico del poeta, si percepisce perfettamente e oscilla tra il desiserio infantile di sentirsi piccolo e la consapevolezza dell'avvicinarsi del proprio tragico destino, la morte.
- Il linguaggio è semplice, senza figure retoriche.
Il poeta cerca la morte, perchè la sua sofferenza è troppo grande a causa della sua 'malattia' che è sia una vera malattia fisica (la tubercolosi), sia la 'malattia' di essere poeta, quindi di avere una sensibilità maggiore, che è la causa della suo dolore.
L''Amen' finale della poesia, la rende una sorta di preghiera, ma nello stesso tempo il poeta rimette il proprio destino nelle mani di Dio.
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