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La Masseria delle Allodole
Prologo
Antonia racconta in prima persona un episodio della sua infanzia: la sua prima volta in chiesa. La accompagna sua zia Henriette, ma è suo nonno Yerwant a portarla dentro a farle "incontrare" Sant'Antonio. Dopo una riflessione Antonia comincia a raccontare, da narratore onnisciente, la diaspora della sua famiglia.
Parte 1
Siamo in una piccola cittadina dell'Anatolia, nel 1914, la Grande Guerra incombe, ma per Sempad, e suo fratello Yerwant emigrato in Italia, la vita insieme alla sua numerosa famiglia è tranquilla; anzi, Sempad è felice, perché suo fratello gli ha scritto che verrà a trovarlo insieme alla moglie e ai figli avuti in Italia. Così si preparano per accoglierli degnamente (la loro famiglia è esterofila e piuttosto ricca, e possiede anche una villa in campagna, chiamata la Masseria delle Allodole). Ma nei mesi di attesa alcuni presagi oscuri preannunciano un non felice avvenire: il vecchio capofamiglia hamparzum ha teribili visioni in punto di morte, al governo dell'Impero Ottomano sono saliti dei nazionalisti e un giovane soldato turco di nome Djelal che fa la corte ad Azniv, figlia di Sempad, cerca inutilmente di avvisarla . Tutto si concretizza con la chiusura della frontiera il 23 Maggio 1915, che impedisce al disperato Yerwant di raggiungere il fratello, e con la riunione e l'esecuzione il 25 Maggio di tutti gli uomini armeni; neanche Sempad con la sua famiglia e i suoi amici, che si erano rifugiati alla Masseria, ha scampo. Tutti i maschi, anche i bambini, vengono assassinati (solo Nubar si salva, poché veniva sempre vestito come una femmina), mentre le donne, le bambine e gli anziani non vengono a sapere niente. Allora ai restanti Armeni viene ordinato di abbandonare la piccola città entro 36 ore; verranno "scortati" fino alla città di Aleppo, per "precauzione" in vista della guerra appena iniziata.
Parte 2
Gli Armeni che lasciano la città formano una carovana e si dirigono verso Aleppo. Solo la famiglia di Sempad sospetta qualcosa, fino a quando non iniziano le incursioni dei banditi curdi, d'accordo con i Turchi, che si susseguono regolari nella carovana e in tutte le altre carovane armene composte solo da donne vecchie bambine, che si stanno spingendo verso Aleppo. Le razzie, le violenze dei soldati turchi e la penuria di cibo riducono gli Armeni in uno stato miserabile. Frattanto Yerwant cerca invano di scoprire cosa sta succedendo nella sua terra d'origine, fino a che non arriva una lettera dal suo parente che vive ad Aleppo, Zareh. È una letterà in codice, e dopo averlo decifrato, Yerwant manda una lettera piena di domande. La risposta conferma i suoi più grandi timori e anche di più; i terribili avvenimenti sconvolgeranno Yerwant per sempre.
Dopo giorni di marcia, gli Armeni arrivano alla città di Konya. Qui li stanno aspettando Ismene, Isacco e Nazim, amici della famiglia, ma poiché non sono armeni non sono stati catturati e hanno preceduto la carovana per poter dare aiuto. Nazim si rivela molto utile in quanto riesce ad ottenere l'aiuto della Confraternita dei Mendicanti. Quando la decimata carovana si rimette in moto, il terzetto si muove per precederli direttamente ad Aleppo. Dopo circa un mese dalla partenza dalla piccola città, la carovana armena è giunta ad Aleppo, dopo aver attraversato le montagne ed essersi ridotta da duemila persone a poche centinaia. Le condizioni degli Armeni, igieniche, fisiche e psicologiche, sono terribili. Ismese rintraccia Zareh e con lui progetta un piano di fuga, Nazim ritrova Djelal e lo convince ad aiutarlo e Isacco si infiltra nel campo dove tutti gli Armeni vengono tenuti prigionieri e informa Shushaning e Azniv, le uniche adulte sopravvissute della famiglia, del piano di salvataggio. Zareh è un medico, e con una falsa scusa entra nel campo con la carrozza in cui è stato contruito un doppio fondo. Il terzetto comincia a far salire la famiglia sulla carrozza, ma verrebbero scoperti, se Azniv non distraesse i soldati, sarificandosi per salvare gli altri. Quello che resta della famiglia, Shushaning, la moglie di Sempad e i suoi tre piccoli nipoti, Arussiang, Henriette e Nubar, si nascondono in casa di Zareh, che essendo il medico di fiducia dell'ambasciatore francese, non viene arrestato. Dopo qualche mese la famiglia emigra in Italia, raggiungendo Yerwant. Ismene, Isacco, Nazim e Zareh rimangono invece in patria.
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