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LA LICANTROPIA
. SIMBOLOGIA
La metamorfosi dell'uomo che assume caratteri zoomorfi è comune a tutte le culture del mondo, ma mentre l'antropozoomorfismo non sempre è associato a un evento negativo (si pensi ai miti nella cultura classica), la licantropia ha sempre evocato una realtà malefica e nefasta, poiché il lupo è simbolo dell'animale feroce e distruttivo, portatore di rovina.
Ma perché questa connotazione negativa è stata assegnata proprio al lupo? A questo punto è utile una breve digressione sul significato simbolico di questo animale.
Il lupo è tradizionalmente associato all'oscurità, al buio delle caverne, alle fitte foreste in cui la luce del sole penetra a stento.
Eppure, curiosamente, questo animale non ha sempre avuto un significato negativo. Proprio per la sua forza e il suo ardore in combattimento è diventato un'allegoria guerriera presso molte popolazioni, in particolare quelle germaniche.
In molte civiltà il lupo appare come genitore e fondatore, di conseguenza è simbolo di fertilità. A questo proposito, non è da dimenticare il fatto che fu proprio una lupa ad allevare Romolo e Remo, le due figure-chiave per la nascita del popolo romano. Aristotele riferisce anche che fu proprio una lupa, Leto, a partorire gli dèi gemelli Apollo e Artemide.
Il lupo, inoltre, era l'animale che accompagnava le anime dei defunti nell'Aldilà, emblema, quindi, di una conoscenza che viene dalle tenebre e dal regno delle ombre, oltre l'esperienza umana, in quanto manifestazione dell'incontro col numen, che è per definizione fuori dal tempo e non assimilabile ad alcunché di terreno o materiale. Il lupo, allora, da questo punto di vista è portatore di una nuova consapevolezza, un iniziatore.
Malgrado queste caratteristiche positive, nell'immaginario collettivo si è imposta l'idea di bestia selvaggia e presagio di morte. Si sa che i Romani celebravano ogni anno i Lupercalia, riti per ingraziarsi il dio Luperco, protettore delle greggi e degli armenti, al fine di evitare attacchi da parte dei lupi.
Presso gli antichi, al lupo era anche attribuita una componente magica: potere apotropaico si diede ai denti e alla barba dell'animale, poiché si credeva tenessero lontano il malocchio, e la sua facoltà di rendere mute le persone che lo guardavano era vista come stupefacente e affascinante. Da qui deriva il detto "Lupus in fabula" per indicare l'arrivo improvviso di una persona di cui si sta parlando e il conseguente ammutolimento generale.
La connotazione negativa del lupo si è tradotta anche, sul piano del linguaggio, in una serie di espressioni comuni ancora oggi: "Tempo da lupi", per definire condizioni climatiche sfavorevoli, ma anche "Fame da lupi" o "In bocca al lupo", per esorcizzare la paura prima di un evento importante. C'è anche il famoso proverbio "Il lupo perde il pelo ma non il vizio", usato per indicare una persona recidiva a una certa attività.
A livello popolare, il lupo è diventato una sorta di "babau" in grado di spaventare i piccoli poiché riflesso delle loro paure. Ne è un chiaro esempio la favola di Cappuccetto Rosso.
La figura del lupo, col tempo, grazie anche all'influsso della religione cristiana, si è anche caricata di significati immorali: ad esso sono associate la cupidigia e la voracità, mentre nel suo corrispettivo femminile, la lupa, sono identificate la lussuria e la passionalità senza freni.
Ed, effettivamente, la lupa è una delle tre fiere che si contrappongono a Dante all'inizio del suo viaggio nell'Inferno, e incarna proprio l'avidità e la lussuria.
. DIVERSI NOMI, UN' UNICA ENTITÀ: IL LICANTROPO
L' imbestiamento dell'uomo in lupo, e la sua regressione a bruto violento, irrazionale e aggressivo, trovano in tutta Europa una terminologia comune, nella quale il termine indicante l'uomo si giustappone a quello che indica la bestia: l'italiano "lupo mannaro" risale al latino "lupus hominarius", mentre nell'area anglo tedesca si ha "werewolf", la cui radice wer- deriva dal latino vir, che significa appunto uomo. In francese si ha "loupe garou", in area slava il termine "vulkodlak".
Il licantropo, nella mitologia greca, rientra in quei miti di metamorfosi espressione della punizione divina verso la tracotanza umana: il più antico è il mito di Licaone, re dell'Arcadia, che si macchia di una terribile offese nei confronti degli dei imbandendo carne umana a Zeus, il quale lo punisce trasformandolo in lupo, quasi per contrappasso: l'offerta antropologica al padre degli dei da parte di Licaone riduce quest' ultimo a bestia selvaggia e sanguinaria, distruttrice delle attività umane.
Nel mondo classico, il termine per indicare il lupo mannaro era "versipellis", cioè un individuo che nasconde la pelliccia del lupo sotto la sua pelle e che, nel momento della trasformazione, rivolta, cioè "versat", questa pelle, mostrando la belva che è in lui.
La credenza nell'uomo-lupo è espressione della paura inconscia che l'uomo comune,con cui ciascuno interagisce ogni giorno, sia in realtà un mostro, pronto ad apparire qual è veramente, ad assaltare e a sbranare.
. LA LICANTROPIA NEL MONDO CLASSICO: PETRONIO E PLINIO IL VECCHIO
Nella Cena di Trimalchione, la sezione più famosa del Satyricon, Petronio inserisce una storia del terrore il cui tema principale è proprio la trasformazione dell' uomo in lupo.
Durante il banchetto, il ricchissimo liberto Trimalchione chiede a uno dei commensali, Nicerote, di narrare ai presenti la sua famosa avventura, avvenuta ai tempi in cui era ancora uno schiavo. Il giovane accetta la proposta e comincia a raccontare la propria esperienza.
Trama della novella e riferimenti al testo
Una sera, approfittando del fatto che il padrone è via per affari, Nicerote decide di raggiungere un podere non distante dalla sua locanda per incontrare Melissa, una sua amante. Chiede a un tizio, ospite della sua stessa locanda, di accompagnarlo durante il tragitto, e lo sconosciuto accetta. Quest'ultimo è descritto, per usare le parole del testo, come "un pezzo di diavolo che non finiva mai". La parola usata nella versione originale latina è "orcus", che sembra in qualche modo anticipare gli eventi negativi imminenti. Nicerote e il suo compagno di viaggio partono al canto del gallo, e la luna splende lucente, illuminando il paesaggio circostante quasi come se fosse giorno. I due arrivano a un cimitero: Nicerote comincia a contare le tombe, mentre il suo accompagnatore urina tra queste. Ma non solo: egli si spoglia delle sue vesti, sporca anch'esse con la sua urina e di colpo si trasforma in lupo. Nel testo si legge:
".Quindi, non appena mi volto verso il mio compagno di viaggio, quello si spoglia nudo e ripone tutti i suoi vestiti sul ciglio della strada. Avevo l'anima in gola, stavo stecchito come un morto. Poi quello piscia intorno ai panni e di botto diventa un lupo."
Dopo la trasformazione, il lupo comincia a ululare e scappa nel bosco. Nicerote, sconvolto, si avvicina per recuperare i vestiti, ma essi si sono tramutati in pietra. Il panico si impadronisce di lui, come si evince delle sue parole:
".Mano alla spada e affetto non so quanti fantasmi, finché arrivo al podere della mia donna. Entrai, sembravo uno zombie, stavo per crepare; Rivoli di sudore giù per la schiena, e occhio vitreo"
Melissa si meraviglia di vedere l'amato in giro a quell' ora, ma poi gli riferisce che un lupo, entrato nel recinto, ha sbranato tutte le pecore. La bestia è riuscita a scappare, ma è stata ferita da un servo, che l'ha infilzato con uno spiedo. Nicerote, visibilmente scosso, decide di ritornare alla locanda. Nel tragitto di ritorno passa nuovamente davanti al cimitero, dove l'attende una macabra sorpresa:
".Passo dove i vestiti erano diventati di pietra, ma non c'era altro che una pozza di sangue"
Giunto alla locanda, il terrore raggiunge il suo apice: Nicerote vi ritrova il suo accompagnatore, a letto e "stravaccato come un bue", mentre un medico è intento a medicargli il collo, là dove verosimilmente era stato colpito dal servo poche ore prima. Nicerote quindi capisce la vera natura del suo compagno di viaggio, scopre cioè che egli è un licantropo, e si ripromette di non passare mai più un solo minuto in sua compagnia.
La novella presenta alcuni elementi interessanti
Anche Plinio il Vecchio,nella Naturalis Historia, riporta un interessante aneddoto sulla licantropia, sebbene egli sia piuttosto diffidente verso questo fenomeno. Lo scrittore latino narra che, secondo quanto riportato da Evante, lo storico greco usato come fonte, in Arcadia, terra di Licaone, il primo licantropo di cui si abbia notizia, si pratica un rituale particolare. Il rito consiste nell'estrazione a sorte di un membro del clan, che viene isolato dal gruppo e portato sulla riva di uno stagno. Appesi i suoi vestiti a una quercia, il prescelto attraversa a nuoto lo stagno, si isola in luoghi deserti e si trasforma in lupo, condizione nella quale rimane per un periodo di tempo di nove anni. Passati i nove anni
".se si è astenuto dal mangiare carne umana ritorna al medesimo stagno, e dopo averlo passato a nuoto, riprende le proprie sembianze dopo aver aggiunto un invecchiamento al precedente aspetto."
Il rito riportato da Plinio rimanda a riti mistici, legati alla conservazione della specie umana del clan: il sorteggio dell'individuo che deve sottoporsi alla prova, l'allontanamento dell'uomo dal gruppo in quanto capro espiatorio che addossa su di sé la negatività, lo stagno come confine di un nuovo mondo, la spoliazione delle vesti e la trasformazione in lupo, il numero sacro dei nove anni durante i quali l'uomo dovrà vivere come lupo, la prova cui, da uomo-lupo, dovrà sottoporsi nell'astenersi da carne umana e, infine, il ritorno alla condizione umana. Anche in questo brano sono riportati gli elementi già trovati nella novella di Nicerote, in particolare la svestizione e l'azione dell'acqua. Il lupo quindi è lo stato selvaggio, il lato oscuro che l'uomo deve affrontare per raggiungere la piena maturità.
. IL LICANTROPO NELLA NARRATIVA CONTEMPORANEA: LA SAGA DI HARRY POTTER
In Harry Potter, la celebre saga ideata da J. K. Rowling, sono presenti due licantropi: il Professor Lupin e Fenrir Greyback. Si tratta di due figure complesse e interessanti, e tra loro si può anche istituire un confronto.
Il Professor Lupin appare nel terzo libro della serie, ed è schierato dalla parte del bene. Sente la sua condizione come avvilente e degradante, e il fatto di non poter stringere rapporti di amicizia con nessuno, poiché la comunità magica lo guarda con sospetto e diffidenza, lo fa soffrire molto. Arriva anche a chiedere al Professore di Pozioni, Piton, di preparargli un siero anti-lupo, che possa neutralizzare gli effetti più pericolosi della trasformazione e salvaguardare l'incolumità degli studenti della scuola.
Assai diverso è Fenrir Greyback, personaggio che appare nel sesto libro della saga. Greyback è un bruto che risponde ormai solo ai suoi istinti animali. Sembra aver scordato ogni traccia di umanità. La sua condizione lupesca ha fatto anche emergere una profonda e perversa cattiveria, poiché sceglie con cura le sue vittime, e predilige i bambini, in modo da rovinarli per sempre e condannarli a un destino infelice. È stato proprio lui a contagiare il Professor Lupin quando era piccolo, e da questo particolare si può comprendere appieno l' odio di quest' ultimo verso il licantropo e la loro diversità.
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