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LA LETTERATURA FEMMINILE NEL '900
E' possibile distinguere un femminismo vecchio e nuovo: nel femminismo vecchio, che corrisponde al periodo della Rivoluzione francese e della Rivoluzione industriale, la donna è unicamente forza lavoro, mentre, nel femminismo nuovo, che si appoggia alla nuova cultura del '900, la donna esce dal contesto salariale e politico per vendicare il diritto di uguaglianza personale, prima ancora che cittadino.
L'uomo scrittore si impossessa della realtà assegnandole un nome, mentre, per la donna si può parlare di simbiosi tra lei e la realtà. Alcune scrittici si sono avvalse della loro condizione di femministe, ma la letteratura femminile non sempre contempla la lotta.
La prima scrittrice femminile, Sibilla Aleramo, è anche femminista e pubblica nel 1906 "Una donna", che rappresenta il primo caposaldo del femminismo ed è ispirato a "Casa di Bambola" di Ibsen, e nel 1927 "Amo dunque sono", in cui l'io narrante coincide con la scrittrice. Gli stessi Pirandello e Pascoli prenderanno in considerazione la sua opera.
Anna Banti (pseudonimo di Lucia Lopresti Longhi) scrive "Artemisia" (1947), la vita romanzata (stile ripreso anche da Dacia Maraini) di una pittrice del '700 (la figura femminile è sempre sopraffatta). Artemisia e Anna Banti si sovrappongono, tanto che la scrittrice si identifica e attualizza le vicende del '700 al suo momento storico.
Dacia Maraini scrive "Isolina" (1985), "Bagheria" (1993), "La lunga vita di Marianna Ucrìa" (1990), che è una rivisitazione di "Artemisia" e "L'età del malessere" (1963), in cui, alla fine del racconto, il lettore non sa cosa farà Enrica, sa solo che non ripeterà più i suoi sbagli. Negli ultimi tre romanzi tocca il tema dell'aborto: "Un clandestino a bordo" (1996), "Dolce per sé" (1997), che è uno scambio epistolare in cui Dacia Maraini e una bambina si scambiano delle esperienze e la scrittrice racconta come sarebbe potuta essere la sua vita, non come è stata in realtà, e "Buio" (1999), che è una storia di violenza sui deboli.
Elsa Morante scrive "L'isola di Arturo", che consiste in un ritorno al mito della favola, come vorremmo che la storia fosse. La scrittrice descrive la storia come "lo scandalo che dura 10.000 di anni", vale a dire una sequenza di orrori da cui nessun essere vivente è escluso. Questa concezione richiama "La ginestra", in cui Leopardi arriva alla conclusione che per far fronte all'oppressione che la storia impone, all'uomo non rimane altro che la fratellanza.
Altre scrittici importanti sono: Laura Mancinelli, Lalla Romano, Gianna Manzini, Susanna Tamaro, Paola Capriolo, Natalia Ginzburg.
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