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La dialettica
Le tre proposizioni fondamentali della dottrina della scienza non vengono dedotte l'una dall'altra, sono tutte fondamentali perché sono frutto di una 'intuizione intellettuale' immediata, costituiscono nel loro insieme l'unità sintetica della coscienza e fondano la validità dei principi di identità, di contraddizione e di ragione.
Anche il metodo della ricerca, per essere rigoroso, dovrà conformarsi alla struttura della coscienza: dovrà essere sintetico, cioè dialettico e ricercare l'identità nella contrapposizione garantendo la libertà della ricerca. Il procedimento dialettico è lo spartiacque fra le filosofia dogmatiche e quelle non dogmatiche, quelle cioè che presuppongono la libertà come essenza fondamentale dell'uomo.
[L'atto col quale nelle cose comparate si cerca ciò che è noto, per cui esse sono opposte fra loro, si chiama procedimento antitetico; di solito si dice analitico; questa espressione è poco opportuna prima perché lascia sussistere l'opinione che da un concetto si possa in qualche modo sviluppare qualcosa senza fare prima una sintesi, poi perché questo procedimento è il contrario di quello sintetico. Il procedimento sintetico consiste nel ricercare negli opposti la cosa nota, che li rende identici. (Dottrina della scienza, II, 3 D).]
Come principio assoluto l'Io fonda la conoscenza ed è costitutivo di tutti i momenti in cui essa si articola: di quelli che determinano l'oggettività della rappresentazione, (sensazione, immaginazione e intelletto) e di quelli che riguardano la soggettività (giudizio e ragione). L'Io garantisce l'oggettività della rappresentazione perché costruisce il mondo. La facoltà attraverso la quale compie tale costruzione è l'Immaginazione produttiva, attività inconscia dell'Io che è alla base della coscienza comune.
Il primato della ragion pratica
Obiettivo della filosofia è dimostrare l'evolversi della coscienza dalla sensazione inconsapevole alla perfetta comprensione dell'Assoluto. In questa 'storia dello spirito umano' si evidenzia il perfetto parallelismo fra l'Io nella sua attività produttiva, nel tendere a divenire ragione, e lo spirito nella sua attività di coscienza, nel suo tendere alla comprensione perfetta.
Il fine dell'Io si realizza solo come attività essendo tensione infinita alla propria realizzazione; la contrapposizione finito-infinito, che non può essere risolta dalla ragion teoretica perché sfugge a ogni dimostrazione, viene risolta dalla ragion pratica.
Il fine dell'agire dell'Io può essere solo la realizzazione della propria libertà: essendo l'Io assoluto, non può contrastare la propria natura incondizionata nella tensione infinita al proprio fine. Fine dell'agire è quindi la libertà che, nello stesso tempo, è condizione dell'agire: legge e libertà sono 'un unico e identico pensiero'. Se la libertà è fine e condizione dell'agire, l'imperativo categorico che esprime l'azione morale è 'Io devo agire liberamente per diventare libero'. La libertà è quindi responsabilità e coerenza: ogni azione, dal momento che si pone nel divenire dell'Io, ha conseguenze sullo stesso divenire e dal momento che la legge morale è un prodotto del nostro pensiero, è necessaria l'adesione della coscienza all'azione; 'Agisci secondo coscienza' è pertanto la formula che riassume il senso dell'agire morale.
La politica e la storia
L'esame della libertà dell'uomo non sarebbe completo se non si allargasse anche al problema politico: la libertà dell'individuo non può essere realizzata senza considerare la libertà degli altri; si impone pertanto l'esame del rapporto individuo-stato, l'organismo che associa una molteplicità di uomini liberi e che può fondarsi solo sulla libera accettazione dei vincoli sociali da parte dei singoli. La sua natura è perciò essenzialmente contrattualistica. Scopo dello stato è assicurare l'esercizio della libertà a tutti i suoi componenti attraverso la legge. Il diritto è diverso dalla morale, questa riguarda il mondo interiore dell'individuo, quello il mondo esterno, l'insieme delle relazioni fra gli uomini. Dal momento che diritto e morale operano in due campi diversi il diritto non può esser dedotto dalla morale anche se non può andare contro di essa, violerebbe la natura stessa dell'uomo.
Lo stato ha il compito fondamentale di educare alla libertà e in questo un ruolo fondamentale hanno gli intellettuali, educare alla libertà è la Missione del dotto.
La libertà dell'uomo non è obiettivo al quale si perviene una volta per tutte, si realizza concretamente nelle istituzioni di un popolo. Perché un popolo sia libero è necessario che non dipenda da altri, che sia autosufficiente, che sia Stato commerciale chiuso; esso dovrà pertanto programmare la produzione delle risorse secondo un criterio di ragione, in maniera che tutti possano vivere press'a poco ugualmente bene'.
La storia, nella sua evoluzione, diventa la registrazione di questo cammino verso la libertà, e va interpretata cercando in essa il continuo affermarsi della ragione nelle varie epoche.
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