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GIOSUE' CARDUCCI
A) (1835-1907) Poeta dell'Italia Unita, antimanzoniano e convinto restauratore della classicità, soprattutto romana, come idea di bellezza ed eleganza (concetto foscoliano di 'poesia civile' e di 'bellezza serenatrice'), ma anche come virilità ed eroicità contro un presente deludente di piccoli uomini. Docente di eloquenza all'Università di Bologna fino al 1904. Questo periodo fu ricco di molti studi filologici e critici. La sua attività poetica è estremamente vasta e varia e gli fruttò il Nobel per la letteratura nel 1906. Forse nessun poeta italiano fu così celebrato in vita e così dimenticato nei nostri anni. Questo è comprensibile, perché C. è di gusto fortemente ottocentesco e retorico per l'orecchio moderno. Grandissima importanza ebbe per la vasta sperimentazione del metro italiano e classico (interessante da questo p.d.v. Odi barbare). Passa dalla fase giovanile fervida e polemica, con atteggiamenti filo-repubblicani (Giambi e d epodi), a un più tranquillo rapporto con la casa Savoia (fase monarchica). Fu senatore del Regno (1890) e poeta ufficiale, 'vate della terza Italia' gode di prestigio e autorvolezza. Gli ultimi anni furono segnati da un gusto più intimo e malinconico (Rime e ritmi). Renato Serra dirà: 'malinconia selvatica e gentile'; anche D'Annunzio lo sottolinea: 'la forza di passione e di malinconia ch'era in lui' porta ad un sentimento nostalgico che contiene quel particolare 'accento religioso' di cui ci parla il Croce. (Lina o Lidia =Carolina Cristofori Piva; Delia =Adele Bergamini).
B) Opere
Juvenilia (1880, ma la 1° 1850-1857) (titolo= verso di Ovidio: ad leve rursus opus, iuvenilia carmina veni -tornai di nuovo all'opera leggera, ai carmi giovanili)
È la prima raccolta di poesie (100) organizzata da C. che in essa riordina anche alcuni testi delle precedenti Rime di San Miniato. In essa l'autore esprime affetti intimi come l'amore e la nostalgia, o il dolore per il suicidio del fratello Dante, esalta i valori come la libertà, la virtus romana, la patria e la storia, difende polemicamente il classicismo contro i patetici manzoniani e i tardoromantici. (in questi anni faceva parte di un gruppo di filoclassicisti: Amici pedanti).
Levia gravia (1868, ma la 1° 1857-1870) (Il 1870 fu un anno particolare: di crisi. La sua vita è segnata da gravi lutti -madre e figlio Dante- che lo porteranno a rivedere alcune posizioni: meditazioni e rinnovamento spirituale
La raccolta prevede due libri (29 componimenti) e raduna testi del decennio 1861-1871, periodo bolognese e di tensione politiche. Come suggerisce il titolo, che è parallelo a Juvenilia, si trovano accostate poesie dal tema leggero o intimo a testi di spessore sociale e politico. Sono interessanti le rievocazioni storiche dall'atmosfera suggestiva come Poeti di parte bianca.
A Satana (1865 con lo pseudonimo di Enotrio Romano)
Inno dai toni accesi e polemici non tanto verso la Chiesa in sé, ma contro l'oscurantismo e la superstizione, contro tutto ciò che soggioga lo spirito libero dell'uomo, che frena il progresso. Si trova espresso il disprezzo per il presente mediocre e squallido, mentre sono esaltati gli ideali del Risorgimento. Il simbolo della modernità e della libertà e la locomotiva, che è trasfigurata in un moderno mostro. La pubblicazione di questo inno scatenò accese polemiche. Esso rappresenta lo spostamento del pensiero carducciano su posizioni radicali e giacobine.
Giambi ed epodi (1867-1872 e pubblicati 1882)
(titolo=endiadi: metri giambici del greco Archiloco e gli Epodi di Orazio) (due libri, 30 testi)
Lo spirito polemico dell'inno A Satana e l'attenzione al sociale di Levia gravia dominano la terza raccolta poetica di C. In essa spiccano da un lato il rimpianto per il passato e la cultura classica e, dall'altro, lo sdegno verso il deludente presente postunitario. I Giambi rappresentano la fase in cui il patriottismo repubblicano e risorgimentale toccano il vertice. Il pensiero è laico ed anticlericale. La poesia si fa satirica.
Rime nuove (1894 redazione definitiva)
Rappresentano una svolta radicale rispetto al passato: C. diviene il poeta ufficiale dei Savoia. La raccolta è complessa: 9 libri (105 testi) in cui si distinguono 3 filoni: paesaggistico, autobiografico e storico. Ritorna con prepotenza il tema della morte e della labilità della vita (morte del figlio Dante di 3 anni) Funere mersit acerbo e Pianto antico. Il VII libro, noto con il titolo di Ça ira, rievoca, in 12 sonetti, i fatti terribili della Rivoluzione francese. Compaiono alcune sezioni con traduzioni da autori stranieri: Goethe, Heine, August von Platen (apertura verso la cultura europea).
Odi barbare (1° 1877; definitiva 1893) (odi=perché composte in metri che ricalcano quelli greci e latine; barbare=perché sembrerebbero oscure agli antichi. Estranee ai classici, ma anche difficili per i moderni)
C'è continuità tematica con la raccolta precedente, ma la novità di questa famosa raccolta è certamente di natura formale e metrica: egli vuole piegare il verso italiano (accentuativo) ai ritmi classici (verso quantitativo). Sperimentazione di metri insoliti per la lett. ita.
Rime e ritmi (1° 1899) (rime=versi tradizionale: ritmi=versi barbari)
Si tratta dell'ultima raccolta poetica, venata di toni nostalgici e malinconici. Il linguaggio è ancora ricco di latinismi ed è ancora aulico, anche se l'autore si apre a sperimentalismi ricchi di suggestioni e attualità. Per questo l'ultima raccolta è più vicina al gusto moderno. Spiccano i paesaggi limpidi ed intimi e, in genere, si ripropongono, anche se mitigati, i temi tradizionale della poesia carducciana.
C) La critica: molto studiato da Croce: 'poeta vate della nuova Italia', 'evocatore possente della storia'. Rivalutato anche dalla critica recente: W. Binni: lo definisce un tardo romantico saldato con il realismo del 2° 800: 'egli chiude il glorioso periodo della poesia ita. dell'800' anche se la sua poetica è già venata di 'ricchezza di sensibilità e di inquietudine'. Russo: lo vede come poeta ottocentesco, anche se manifesta alcune inquietudini novecentesche: ' poeta funebre', 'canta la solitudine, l'amore e la morte'. Il 1998 è stato un anno intenso per gli studi carducciani: ha preso il via la pubblicazione della seconda Edizione Nazionale (a c. di Mario Saccenti) e per la Newton & Compton è uscito il volume interamente commentato delle poesie.
PIANTO ANTICO
L'albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno,
da' bei vermigli fior,
nel muto orto solingo
rinverdì tutto or ora
e giugno lo ristora
di luce e di calor.
Tu fior de la mia pianta
percossa e inaridita,
tu de l'inutil vita
estremo unico fior,
sei ne la terra fredda,
sei ne la terra negra;
né il sol più ti rallegra
né ti risveglia amor.
Commento alla poesia
'Pianto antico'
Ai primi caldi del mese di giugno, il verde melograno rifiorisce nel piccolo orto solitario, ma Dante il bimbo, del poeta, che rallegrava tutto e tutti col suo chiasso, riposa ora nella terra fredda e buia.
Il sole non lo rallegra più e nemmeno l'amore dei suoi genitori ha il potere di svegliarlo e di ridargli la vita.
Appunti su: tesina su il pianto antico, giosue carducci pianto antico pensiero religioso, compresione della poesia pianto antico, |
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