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L' Opera Nazionale Balilla




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L' Opera Nazionale Balilla



Uno degli aspetti che i fascisti andavano ormai rimproverando a Gentile era di aver trascurato l'educazione fisica come strumento essenziale di formazione del coraggio e della forza militare. Emergeva insomma sempre più chiaro che Gentile aveva tentato di migliorare la formazione dell'élite, trascurando o peggio mal calcolando le componenti di educazione di massa, indispensabili ormai a ogni sistema formativo moderno.

Nacque così nel 1926 l'Opera Nazionale Balilla per provvedere alla "educazione fisica e morale della gioventù" (Balilla era il nomignolo di un ragazzo genovese che nel 1746 aveva attaccato una pattuglia austriaca a sassate e della cui impresa erano pieni i testi per le elementari); essa dipendeva direttamente dal Partito fascista i cui istruttori, ufficiali della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, erano anche insegnanti di educazione fisica e sportiva nelle scuole. L' ONB, con RD del '27, assumeva l'incarico dell'insegnamento dell'educazione fisica nelle scuole, materia che divenne obbligatoria dalla terza elementare in su. Due anni dopo la sua creazione, due RD del '28, ordinarono lo scioglimento e la fusione nell' ONB di tutte le organizzazioni giovanili non fasciste

Inizialmente i bambini dagli 8 ai 14 anni vennero organizzati nei Balilla o nelle Piccole Italiane (dieci anni dopo si aggiunsero i Figli della Lupa, dai 6 agli 8 anni), i ragazzi dai 14 ai 18 Avanguardisti o nelle Giovani Italiane. Poi verranno creati i Fasci Giovanili di combattimento, cui erano iscritti i giovani dai 18 ai 21 anni, se come studenti non fossero già inquadrati nei Gruppi universitari fascisti (GUF), esistenti dai primi tempi del fascismo al potere. Dopo ci si iscriveva direttamente al Partito fascista.

Contrariamente a quello che in genere si crede l'iscrizione all'ONB non era obbligatoria. I maestri cui era stato attribuito il compito di sollecitarle, erano spesso nei guai perché temevano che un insuccesso si potesse trasformare in una nota di demerito personale. D'altra parte, la situazione economica delle famiglie era assai precaria, resa più gravosa dall'imperversare di malattie sociali (malaria, TBC, ecc..). La miseria di molti era testimoniata dai troppi alunni che andavano a scuola ancora scalzi e con abiti rattoppati e laceri. Le cinque lire di iscrizione ai Balilla o alle Piccole Italiane, soprattutto quando si aggiungevano alle cinque lire per la "Mutualità" (la prima forma di assicurazione scolastica lanciata di concerto fra l'INA e l'opera Balilla) costituivano una somma assai gravosa per alcune famiglie italiane.

       


Se ne devono sentire! Proprio in questo momento ho dovuto firmare un circolare del signor M., in cui vi era trascritta una minaccia del Podestà così formulata: "Tra una quindicina di giorni terrò una riunione ai maestri che mi dovranno riferire i risultati del tesseramento all'ONB. Se la cifra di 2/3 non sarà raggiunta, proporrò il riferimento ad altra sede". Pretesa assurda dato che per essere Piccola Italiana occorre pagare cinque lire per la tessera e dato ancora che a Quartu, come in tutti gli altri paesi regna la miseria.(Da un diario di classe di una maestra di una Scuola femminile di Quartu Sant'Elena 1932)


La finalità ginnico-militare, con le sue applicazioni educative tipiche rispettivamente della disciplina agonistica e di quella delle armi, valida per i maschi, per le donne in età evolutiva si trasformava in un fine "eugenetico": conferire grazia e forza alle future madri, così che i figli fossero fin dalla nascita disponibili a divenire presto dei buoni fascisti ("la maternità si addice alla donna, come la guerra all'uomo").

Era stato Mussolini stesso a lanciare lo slogan "libro e moschetto, fascista perfetto", con l'evidente senso che la formazione delle nuove generazioni doveva ricomporre in sé, come ai tempi dell'antica Roma - vista secondo un modello molto idealizzato, sempre presente nel ventennio fascista -, lo studio e le pratiche ginnico- militari che insegnano a "vivere pericolosamente" (altro slogan pedagogico mussoliniano, come "meglio vivere un giorno da leone che cent'anni da pecora").

Per sancire meglio l'unione fra scuola e Opera Balilla, s'istituisce un sottosegretariato per quest'ultima all'interno della struttura della P.I.

E' naturale allora che l'Opera Balilla fosse considerata come "la vera scuola del fascismo", non solo perché gestita da uomini di indubbia fede fascista, ma soprattutto perché essa veniva ad incarnare l'ideale pedagogico dei gerarchi in camicia nera. Dunque, a fianco della scuola ricevuta in eredità dallo Stato liberale - che Gentile aveva restaurato ma non riformato in senso fascista - il Regime si apprestò a erigere un itinerario formativo autenticamente fascista. Uno dei vanti dell'ONB era che essa univa, per la prima volta nella storia italiana, bambini e ragazzi di differenti classi sociali, quindi frequentanti scuole diverse: il figlio dell'avvocato che studiava già il greco poteva stringere amicizia e comunque avere un comune destino educativo con il figlio del tranviere, e così la figlia della nobildonna con la figlia della donna di servizio.

L'ONB non va perciò vista solo come una parodia di parate militari e di saggi ginnici, anche se proprio questo ne fu sempre l'aspetto più appariscente. Via via essa assunse iniziative che le consentivano una penetrazione più efficace e profonda: la formazione degli istruttori dell'OBN, che erano anche insegnanti di educazione fisica nelle scuole secondarie; l'organizzazione di attività ricreative e pubblicistiche, equivalenti per le età minori a quelle svolte per gli adulti del Dopolavoro fascista; la diffusione di palestre e laboratori presso le Case del Fascio di tutta Italia; la promozione di corsi di addestramento professionale nei centri dove non ci fossero iniziative; infine, la gestione delle colonie di vacanza e cura che accoglievano ragazzi di condizione sociale disagiata, in un'epoca in cui la villeggiatura estiva era ancora limitata al ceto benestante.

Si potè così dire che l'ONB attuava un altro degli slogan mussoliniani: "andare incontro al popolo" (anche se di fatto, avvenendo il reclutamento attraverso le scuole, da una certa età in poi i figli della borghesia furono sempre in larga maggioranza rispetto ai figli dei lavoratori, specie nei piccoli centri e nelle campagne).

L'ONB rappresentò quindi l'intervento di politica pedagogica più congeniale al nuovo regime, assai più della precedente riforma Gentile. Nel frattempo, superata la crisi del delitto Matteotti, il fascismo si era ancora rafforzato, assorbendo, eliminando o emarginando l'opposizione e acquistando poi ulteriore consenso nell'opinione pubblica con i Patti Lateranensi del 1929, con i quali si estendeva a tutti i tipi e gradi di scuole (teoricamente anche all'università ma Mussolini si oppose) l'insegnamento della religione cattolica, che diveniva inoltre, almeno sulla carta, il "fondamento e coronamento" di tutto l'iter pedagogico.


11Febbraio 1929: Le suore, colte da rara agitazione, prendono noi pipilletti delle prime classi e ci portano nella sala grande, ci mettono in mano delle bandierine metà bianco-rosso-verde e metà bianco-gialle con le chiavi di San Pietro; Suor Gerarda si mette al piano e invece di intonare il solito inno alla Madonna o al Santissimo, intona, porca miseria, "Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza": l'inno ufficiale fascista! Madre Rosaria spiega che quella musica non l'avevamo mai sentita da loro ma che da quel giorno diventava di casa perché c'era stata la Conciliazione, Re, Duce e Papa avevano fatto la pace, erano diventati grandi amici e si aiutavano finalmente l'uno con l'altro. (A.S. Ruggiu "Dizionario della memoria")





Presentando in senato il Concordato del 1929, Mussolini anche per sedare il dissenso aperto di alcuni laici (ad esempio di Benedetto Croce prima non ostile al fascismo) e il malumore interno alle file fasciste per aver cambiato, qualcuno disse, "il fez fascista con il cappello del prete", annunciò che in futuro sarebbe stata accentuata l'educazione tipica del fascismo "alla quale daremo finalmente un nome, poiché le ipocrisie ci ripugnano: l'educazione guerriera. La parola non deve spaventare: Necessaria è questa educazione virile e guerriera in Italia, perché durante lunghi secoli le virtù militari del popolo italiano non hanno potuto rifulgere". Da quel momento la pedagogia al servizio del regime criticò la scuola borghese e liberale, comprese le scuole nuove, perché prospettavano la pace come il bene supremo e spegnevano nei giovani "l'istinto alla combattività", mirando a formare topi di biblioteca anziché "inventori, costruttori e soldati".

Non c'è dubbio che i fascisti intesero per primi l'importanza dei nuovi mezzi di comunicazione di massa (cinema e radio) e delle manifestazioni ginnico- militari, non solo come strumenti di educazione permanente degli adulti, ma anche come strategia pedagogica per la formazione dell'infanzia e della gioventù. La novità vera non fu quindi solo l'ONB, con le sue divise e i suoi inni,  ma anche la decisione di rioccupare quegli spazi e di riappropriarsi di quegli strumenti extra e parascolastici che la scuola laica, sostituendosi a quella ecclesiastica, aveva abbandonato, riducendosi all'istruzione in senso stretto.

In una parola, la pedagogia fascista intuì che l'educazione non poteva essere soddisfatta, se non parzialmente, dalle ore passate sui banchi.


Il fenomeno della scolarizzazione di massa agli inizi degli anni '30 aveva conosciuto una fortissima e improvvisa espansione, passando, ad esempio, dai 379 mila frequentanti le scuole secondarie in genere nel 1931.32, ai 498 mila del 1933-34 e ai 675 mila del 1935-36, con una tendenza all'aumento netta e inarrestabile (in effetti proseguirà fino agli anni 70): Sul piano formativo ciò significava per lo Stato fascista un aumento dell'impegno a fornire a questi nuovi alunni anche la formazione integrativa dell'apprendimento scolastico in senso stretto. Infine, la formazione dell'ONB spesso surrogava quasi del tutto la scuola, quando questa era ben misera cosa sul piano culturale, ad esempio nel caso di corsi complementari o di addestramento al lavoro e simili. Far partecipare questi ragazzi, soprattutto i non benestanti, ad attività gratificanti e talvolta divertenti, che agivano come incentivo pedagogico per indurre mentalità e comportamenti desiderati, era stata fino ad allora una preoccupazione, attuata in forma ben diversa, solo dalle organizzazioni religiose.

Il fascismo se ne servì per primo, e con notevole successo, per allargare il consenso popolare, soprattutto fra la gioventù che avrebbe presto impiegato nella guerra di Abissinia e in quella di Spagna.

Era insomma la nuova educazione imperiale: nel 1937, proclamato appunto l'impero, l'ONB si trasforma nella  GIL (Gioventù Italiana del Littorio), dotata di mezzi maggiori e di un'organizzazione più capillare, anche sul modello della recente ma efficientissima Gioventù hitleriana. Già dal 1934 nelle scuole era stata introdotta una nuova materia: la cultura militare (per le ragazze prima i Lavori domestici e poi la Puericultura) che avrebbe dovuto fornire il supporto storico e teorico alla formazione militare (o all'educazione di "sposa e madre dei soldati") che, nel suo aspetto morale e addestrativo, sarebbe spettata interamente alla GIL, tramite l'istituzione di corsi "pre-militari" per i giovani che avessero superato i 18 anni.













DECALOGO DELLA PICCOLA ITALIANA:

PICCOLA ITALIANA, QUESTO È IL DECALOGO DELLA TUA DISCIPLINA:


1 Prega e adoperati per la pace; ma prepara il tuo cuore alla guerra.

2 Ogni sciagura è mitigata dalla forza d'animo, dal lavoro, dalla carità.

3 La patria si serve anche spazzando la propria casa.

4 La disciplina civile comincia dalla disciplina familiare.

5 II cittadino cresce per la difesa e la gloria della Patria accanto alla

madre, alle sorelle, alla sposa.

6 II soldato sostiene ogni fatica ed ogni vicenda per la difesa del-

le sue donne e della sua casa.

7 Durante la guerra la disciplina delle truppe riflette la resistenza

morale delle famiglie a cui presiede la donna.

8 La donna è la prima responsabile del destino di un popolo.

9 II Duce ha ricostruito la vera famiglia italiana: ricca di figli, parca

nei bisogni, tenace nella fatica, ardente nella fede fascista e cristiana.

10 La donna italiana è mobilitata dal Duce al servizio della Patria. le

sue donne e della sua casa.


















DECALOGO DEL BALILLA 1929


1 Ama la Patria come i genitori; ama i genitori come la Patria.

2 Sii religioso, sincero e compi i doveri del cristiano.

3 Non adoperare mai la tua forza contro il debole; difendilo se è

aggredito dal forte.

4 Aiuta chi ha bisogno: con la mente chi vuole apprendere; col cuore chi

manca di affetti; con le sostanze chi ha fame; con la vita chi sta per

perdere la sua.

5 Compì sempre i tuoi doveri di figlio, di fratello, di scolaro, di

camerata.

6 Non crescere un ozioso, perché chi non lavora, chi non produce non è un buon Ballila, non è un buon italiano.

7 Rispetta tutte le cose che non sono tue, siano esse di privati come del

pubblico.

8 In una Chiesa, dinanzi ad un'immagine sacra, pensa a Dio; nel Parco

della Rimembranza, dinanzi ad un monumento e a una lapide ai Caduti,       pensa all'Italia e fa' voto d'essere pronto a dare per Essa tutto il tuo sangue.

9 Ricorda che Ballila, in tempi di schiavitù, scagliò il primo sasso per

scacciare lo straniero. Oggi l'Italia è libera, ma può aver bisogno, un

giorno, anche della tua vita, per divenir grande. Accorri per primo alla

sua chiamata.

10 Balilla, Avanguardista, Fascista, non discutere i comandi del tuo

superiore, mai quelli del Duce.







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