Individuate
le relazioni (analogie, differenze, suggestioni) tra Umanesimo e Riforma
L'Umanesimo fu un vasto movimento
di pensiero che si diffuse dapprima in Italia e poi in tutta Europa a partire
dal XIV secolo e coinvolse varie sfere del pensiero e dell'attività
umana, come la filologia, l'arte o le scienze e provocò una grande
trasformazione culturale. Il suo sviluppo fu seguito da un altro importante
avvenimento che segnò definitivamente la chiusura del Medioevo e l'inizio
dell'età moderna, la Riforma della Chiesa, che, a partire dal '500, subì varie
rotture interne che ebbero poi il loro riflesso nella composizione politica e
sociale dell'Europa. Gli umanisti furono i protagonisti delle trasformazioni
culturali che avvennero a partire dal '300; innanzitutto dettero impulso agli
studi classici, esaltando il mondo classico come modello di civiltà e
ricercando e recuperando i testi antichi. Inoltre avevano una visione più laica
e mondana della vita, che era fortemente centrata sull'uomo e non più solo su Dio.
L'Umanesimo fu caratterizzato anche da un nuovo atteggiamento scientifico in
molti campi della cultura, un atteggiamento più critico che spingeva al
rinnovamento del sapere tradizionale. Mentre il pensiero intellettuale subiva
così profonde trasformazioni, la chiesa attraversava tra il '300 e il
'400 una crisi che doveva sfociare poi nei movimenti di Riforma; infatti
c'era una diffusa negligenza del clero, più interessato alle rendite
ecclesiastiche che all'effettivo svolgimento dei propri compiti, e a questa
noncuranza si accompagnavano l'ignoranza e l'assenteismo della maggior parte
dei preti. La corruzione della Chiesa era giunta a proporzioni
macroscopiche e questo diventava sempre più evidente anche al popolo
'minuto': si manifestava attraverso l'accentramento del potere
mondano nella curia romana, l'avidità di ricchezze, il commercio delle
indulgenze, la simonia e il concubinato, e ciò rese evidente che la
Chiesa aveva bisogno di una drastica 'ripulita'. Per il popolo
poi il culto si riduceva spesso a vuoto formalismo esteriore,
quando non scadeva nella superstizione.
In conseguenza di questo, si ebbero i primi movimenti di riforma: infatti
nelle persone cominciava a farsi strada l'idea che soltanto la fede in Dio, e
non il merito umano né tanto meno il denaro offerto alla Chiesa, potesse dare
la salvezza. Un primo tentativo di risposta alle ansie dei fedeli fu la
cosiddetta 'devotio moderna', una forma di
spiritualità fondata sull'imitazione di Gesù,
sull'ascetismo, sulla ricerca di una propria interiorità e sulla negazione
totale della speculazione teologica. Ma la risposta ben più importante alla
crisi religiosa rinascimentale si trovò nella grande cultura umanistica
europea, che con la sua ansia di tornare alle fonti, all'antichità, suggerì ai
Cristiani il concetto della restitutio o ritorno alle
origini ed è in questo che i due movimenti di trasformazione si incontrano.
Allo stesso tempo però ci sono elementi di differenza nella visione delle
problematiche religiose tra il pensiero dei riformatori e quello degli umanisti
di cui Erasmo da Rotterdam è il più famoso esponente.
Egli era essenzialmente un umanista con profonde aspirazioni
morali e i problemi strettamente filosofici o teologici erano considerati poco
importanti da lui. Erasmo riuscì a unire il suo amore per la filologia con la
'devotio moderna', attraverso la sua
capacità di osservare la realtà con una luce ottimistica anche se critica e
sottile. Quando la situazione della Chiesa si era fatta più tesa a causa delle
richieste e delle critiche di Lutero, Erasmo fu tra coloro che non seppero
compiere una scelta decisa tra Lutero e la Chiesa. Infatti, non soltanto
Erasmo aveva delle idee molto diverse da Lutero, ma soprattutto non voleva
rinunciare all'unità dei cristiani; per lui le problematiche dottrinarie erano
di secondaria importanza, erano da lasciare ai dotti, senza motivare lotte
sanguinose tra i credenti. Questo era il fondamento del pensiero di Erasmo, che
desiderava concordia sull'estremizzazione delle questioni religiose e dottrinali.
Il suo disinteresse per i problemi strettamente teologici fa pensare a una sua
visione ottimistica della divinità: collocava infatti al centro della sua fede
l'infinita misericordia di Dio, come esplicitato nel concetto di
irenismo (dal greco eirene, pace) e nella sua
interpretazione morale della Bibbia e della religione cristiana in generale.
Per Lutero invece erano importanti le differenze dottrinali e contrariamente ad
Erasmo pensava che ci fosse non un libero arbitrio dell'uno ma solo il servo
arbitrio, per cui non ci si salva dai propri peccati con le opere buone ma
soltanto in virtù della fede. L'uomo è infatti definitivamente corrotto dal
peccato originale e la sua volontà può condurlo soltanto al male. Mentre i
progetti di Erasmo sono destinati a fallire, anche se hanno influenzato per
decenni il pensiero di molti intellettuali, le idee di Lutero così come quelle
di altri riformatori, primo di tutti Calvino, provocheranno una frattura
all'interno della Chiesa e coinvolgeranno anche il panorama politico
dell'Europa. Infatti la differenza religiosa sarà spesso un pretesto per lotte
fra Stati o Regioni e sarà motivo anche di differenziazione nella composizione
sociale e nel ruolo che le diverse categorie di persone avranno nello sviluppo
dei singoli paesi. Ad esempio l'Inghilterra non tardò a riformare la religione
per motivi
fondamentalmente politici. Il re d'Inghilterra Enrico VIII Tudor,
stancatosi della moglie Caterina D'Aragona, zia dell'imperatore, chiese al papa
Clemente VII l'annullamento del matrimonio con un pretesto. Quando il papa, per
non inimicarsi l'imperatore offendendo Caterina, rifiutò, si conferì il
titolo di capo unico della Chiesa d'Inghilterra con l'Atto di supremazia
(1534), togliendo quindi al papa ogni potere non solo in campo economico ma
anche in campo dottrinale. Anche nei paesi scandinavi si diffusero in fretta le
idee riformate; in Danimarca e nei paesi ad essa sottomessi, Norvegia e
Islanda, il re diede vita a una chiesa statale luterana, procedendo alla consueta
politica di espropriazione dei beni ecclesiastici; la stessa cosa fu compiuta
dal re Gustavo Vasa in Svezia e Finlandia. In Italia
la riforma si diffuse soprattutto nelle corti, tra gli aristocratici, i ceti
professionali urbani e gli stessi chierici. Questa però venne sconfitta, sia
per la sua debolezza teologica sia per la debolezza politica dei principi
italiani; rimase legata a un piccolo gruppo di vescovi favorevoli a un
compromesso, ma questa piccola schiera fu poi sconfitta dalla Controriforma. In
conclusione, la Riforma e l'Umanesimo furono due movimenti sostanzialmente
diversi, più che altro in campo tematico: infatti mentre la Riforma si occupava
dell'aspetto teologico della cultura e in genere della società, l'Umanesimo
porta a una visione critica della realtà in tutti i campi. I due movimenti
hanno però in comune la spinta al rinnovamento, la spinta a sgombrare il campo
dalle strutture preesistenti per riformarne di nuove. Con Umanesimo e Riforma
si guarda alla realtà con una luce nuova, una luce critica che non permette più
di accettare le cose come ci vengono presentate dalla tradizione e che permette
invece lo sviluppo di un nuovo tipo di scienza, quella sperimentale.
Le trasformazioni avvenute tra XIV e XVI secolo influenzeranno la cultura dei
secoli successivi, fino ad arrivare all'Illuminismo. I cambiamenti avvenuti in
campo politico rimangono ancora oggi, dato che è ormai scomparsa la società di
ordini, cioè quell'organizzazione della società rigidamente definita per
nascita e status economico nella quale non è possibile passare da un ordine ad
un altro.