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IL TEATRO
Specificità del testo teatrale
La prima considerazione, apparentemente banale, è che nel testo teatrale la vicenda non è raccontata ma è realizzata sul palcoscenico come se stesse accadendo in quel momento.
Da ciò deriva:
La parola teatro deriva dal verbo greco che significa guardare; indica sia l'edificio destinato alle rappresentazioni, che una determinata compagnia d'attori, un campo d'attività artistica, un genere letterario, un insieme di opere drammatiche (ad esempio "il teatro di De Filippo")
La tragedia
Molto sinteticamente si potrebbe definire la tragedia un'opera drammatica in cui i personaggi sono di rango elevato, gli avvenimenti eccezionali, la conclusione infelice.
La sua origine risale all'antica Grecia ed allo sviluppo che essa ebbe nell'Atene del V°sec. a.C. per opera di tre grandi autori, Eschilo, Sofocle ed Euripide.
Il grande filosofo Aristotele dedicò un'opera allo studio di questo genere letterario e, paragonandolo alla commedia, dice "la commedia tende a rappresentare personaggi peggiori, l'altra, personaggi migliori degli uomini d'oggi".
Gli eroi tragici si trovano quindi ad un livello superiore della vita comune.
La tragedia fu inizialmente una rudimentale improvvisazione originata durante le feste in onore di Dioniso, Dio del vino e dell'ebbrezza collegato al ciclo vegetativo ed alla continuità fra la vita e la morte.
Gli elementi costitutivi della tragedia sono sei:
L'elemento a cui il filosofo dedica maggiore attenzione è la favola.
Aristotele dice che la sua struttura deve includere una peripezia (mutamento improvviso); è quindi la rottura di un equilibrio preesistente a mettere in moto la fabula tragica.
Altro elemento importante è la catastrofe (un'azione che porta rovina e dolore dove si vedono per esempio, cadaveri sulla scena, o si assiste, a dolori strazianti).
Dalla vicenda rappresentata, lo spettatore otterrà la catarsi.
Ci sono critici che attribuiscono a questa parola un significato morale, gli spettatori si purificano delle passioni vedendone sulla scena gli effetti rovinosi dei loro eccessi, altri studiosi intendono per catarsi il sollievo dal terrore e dalla pietà, congiunto con il piacere per l'ordine ristabilito.
La commedia
Aristotele definisce la commedia come imitazione di persone più volgari dell'ordinario; per volgare egli intende ridicolo, qualcosa di sbagliato.
Aristotele, quindi, definisce il comico come qualcosa d'inusuale, una situazione anormale, che però, non genera danni irreversibili o conseguenze luttuose.
Leggendo le commedie greche di Aristofane e Menandro e quelle latine di Plaudo e Terenzio è possibile ricavare un'idea delle convenzioni del genere comico.
La commedia si basa su tre aspetti:
La fabula: generalmente riguarda una vicenda d'amore contrastato che, nel corso dell'azione, si appiana grazie anche a dei colpi di fortuna, per giungere attraverso varie peripezie, ad una situazione di equilibrio ed armonia.
Come nella tragedia, l'ordine viene ristabilito, non attraverso la catastrofe, ma con un lieto fine.
I personaggi: sono generalmente dei tipi fissi (l'avaro, il servo furbo, il geloso, .)
Il linguaggio: la lingua è per lo più quella comune, colorita ed espressiva, in qualche caso scurrile (volgare). La volgarità non risiede soltanto nell'intreccio complicato, ma anche nel linguaggio: spesso sono presenti giochi di parole e doppi sensi.
APPUNTI
Aristotele studia la letteratura e parlando di Eschilo, Sofocle ed Euripide, nota che rispettano tre unità:
Aristotele notò l'uso di queste regole che più tardi, nell'umanesimo, diventarono fondamentali, la nascita della letteratura italiana si ebbe proprio nell'umanesimo, con la riscoperta del latino.
In questo periodo si ha l'abbandono del volgare e finalmente una letteratura unificata con tantissime regole, diventa addirittura più importante l'aspetto professorale che quello artistico.
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