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Gabriele d'annunzio
Vita
La vita di D'Annunzio è molto interessante, in quanto, secondo i principi dell'estetismo, bisognava fare della vita un'opera d'arte.
Acquista notorietà molto giovane, grazie ad un'ampia produzione di versi, di opere narrative e di articoli giornalistici, ma anche attraverso una vita scandalosa, per i principi dell'epoca, fatta di avventure sentimentali e lusso.
Questi sono gli anni in cui D'Annunzio si crea la maschera dell'esteta, un individuo superiore, che rifiuta inorridito la mediocrità borghese, rifugiandosi in un modo di pura arte, accettando come regola di vita solo il bello.
Egli mirava a crearsi una vita eccezionale, sottratta alle norme del vivere comune, il "vivere inimitabile", conducendo una vita da principe rinascimentale, tra oggetti d'arte e altre ricchezze.
In realtà, questo disprezzo per la vita comune era strettamente connesso alle esigenze del mercato: con le sue esibizioni e i suoi scandali lo scrittore voleva mettersi in luce nel pubblico, per vendere meglio la sua immagine e la sua arte. Quindi, paradossalmente, il vivere inimitabile risultava essere finalizzato al loro stesso contrario, a ciò che D'Annunzio ostentava di disprezzare: ostile al mondo borghese, era però legato alle sue leggi; disprezzava la massa, ma era costretto a stimolarla e affascinarla.
L'estetismo di D'Annunzio entrò in crisi negli anni '90; egli cercò quindi nuove soluzioni, che trovò in un nuovo mito, quello del superuomo, ispirandosi approssimativamente alle teorie del filosofo tedesco Nietzsche.
Nel 1897 tentò anche l'avventura politica, come deputato dell'estrema destra, il suo sogno era la restaurazione della grandezza della Roma antica. Dopo tre anni passò alla sinistra, ma ciò non deve meravigliare, perché l'ambiguità è tipica della posizione irrazionale di D'Annunzio.
Nel 1910 fu costretto a fuggire in Francia a causa di grossi debiti, ma trovò ben presto l'occasione per l'impresa eroica: allo scoppio della 1GM iniziò un'intensa attività interventista, giocando un ruolo notevole nello spingere l'Italia in guerra.
D'Annunzio prese parte alla guerra, ma non combatté nel fango delle trincee, ma in cielo.
Nel dopoguerra si fece portavoce dei rancori per la "vittoria mutilata", e tentò di proporsi come duce di una rivoluzione che riportasse ordine nel caos sociale, ma fu spiantato dal più abile Mussolini.
In esordio (fine anni '70-primi '80), D'Annunzio si pone come modelli due grandi scrittori italiani: Verga e Carducci, in particolare il Verga rusticano di "Vita dei Campi", anche D'Annunzio, infatti, presenta paesaggi della sua terra (Abruzzo), anche se non è presente il tema della lotta per la vita e l'impersonalità tipica di Verga.
L'opera principale è "Terra Vergine", in cui è presentata una natura fertile dove nascono e si consumano passioni sfrenate.
In un primo sviluppo nasce la fase dell'estetismo: la vita non si basa più sulle leggi del bene e del male, ma solo sul bello, trasformandosi in un'opera d'arte.
L'esteta è un personaggio che si isola dalla realtà della società borghese, per vivere in un mondo di pura arte e bellezza, in risposta ad un mondo capitalistico che tendeva a declassare d emarginare l'artista, togliendogli quella posizione privilegiata e di grande prestigio di cui aveva goduto nelle epoche precedenti, costringendolo a adattarsi alle esigenze del mercato.
D'Annunzio non si rassegna ad essere schiacciato: egli vuole successo e gloria, vuole condurre una vita di lusso in un ceto privilegiato.
Sul piano letterario, ciò porta alla ricerca di eleganza e di bellezza. Le opere di questo periodo sono ricche di echi letterari provenienti dai poeti classici.
In poco tempo però l'esteta entra in crisi, in quanto D'Annunzio stesso si rende conto che questi non ha la forza di opporsi alla borghesia in ascesa. Il suo isolamento lo porta a diventare un essere sterile ed impotente.
Testimonianza di tale crisi è "Il piacere", che ha come protagonista un esteta, Andrea Sperelli, che rispecchia l'insoddisfazione di D'Annunzio. Andrea è un giovane aristocratico, il cui principio è rendere la sua vita un'opera d'arte, ma ciò lo priva di ogni energia. La sua crisi viene dimostrata nel rapporto con le donne: egli è diviso tra due donne, Elena, donna fatale che rappresenta l'erotismo e le passioni sfrenate, e Maria, donna pura.
Andrea mente a se stesso: ama Elena, ma lei lo rifiuta, e finirà quindi per tradirsi con Maria, ma lei lo abbandonerà, e resterà solo con la sua sconfitta.
Pur segnando un punto di crisi, "Il piacere" non rappresenta il definitivo distacco di D'Annunzio dall'estetismo.
Questa sua crisi non approda subito ad una soluzione, infatti, dopo "Il piacere" D'Annunzio attraversa un periodo di sperimentazioni, in particolare, subisce l'influsso del romanzo russo, con Dostoievskij.
Cogliendo alcuni aspetti del pensiero di Nietzsche e forzandoli entro un suo sistema di concezioni (rifiuto del conformismo borghese e dei principi egualitari che appiattiscono la personalità; esaltazione dello spirito dionisiaco - dio greco dell'ebbrezza), interpreta la figura del superuomo, inteso come diritto di pochi uomini eccezionali ad affermare se stessi, ponendosi al di sopra delle leggi del bene e del male.
L'eroe ora non si accontenta più di vagheggiare la bellezza in un mondo solitario, isolato, ma si prefigge il dovere di imporre, attraverso di essa, il dominio di un'élite violenta ma raffinata. Il superuomo è un altro modo di reagire al conformismo borghese, opposto all'esteta, poiché affida all'artista-superuomo la funziona di "vate" (celebratore degli ideali di un popolo) e anche una politica.
Mentre l'esteta era in opposizione con la realtà dominante, il superuomo ne può far parte (imperialismo, militarismo e colonialismo).
Con "Le vergini delle rocce" si ha una svolta: D'Annunzio non propone più un personaggio debole e tormentato, ma un eroe forte e sicuro, che va senza esitazioni verso la meta. Questo romanzo è stato definito il manifesto politico del superuomo, in quanto contiene le nuove teorie di D'Annunzio.
Andrea ama Elena, ma improvvisamente lei tronca la relazione e scompare. Al suo ritorno, Andrea scopre che, per evitare una crisi economica, Elena ha sposato un ricco inglese. Andrea è disgustato nello scoprire che la loro passione, tanto forte e ardente, era stata impedita da una per denaro.
In questo brano Andrea analizza Elena e si accorge della falsità di alcuni suoi atteggiamenti, ma è un ritratto "allo specchio", perché trovava nella falsità della donna la sua falsità, quindi egli la comprendeva, perché anche lui era così.
Il primi due paragrafi sono costituiti da un insieme di pensieri di Andrea, in un suo discorso interiore, sotto forma di discorso indiretto libero. Dopo interviene il narratore, con un discorso dall'esterno sul personaggio.
"Il programma politico del superuomo" (da "Le vergini delle rocce")
Con "Le vergini delle rocce" D'Annunzio non propone più un personaggio debole e tormentato, ma un eroe forte e sicuro, che va senza esitazioni verso la meta. Questo romanzo è stato definito il manifesto politico del superuomo, in quanto contiene le nuove teorie di D'Annunzio, il linguaggio è quindi aulico, con molte metafore e paragoni e interrogazioni retoriche.
Dopo aver sperimentato la figura dell'esteta, ed essersi reso conto di quanto sia sterile ed impotente, D'Annunzio non si rassegna alla sconfitta e si sforza di creare una nuova immagine. L'artista non deve più isolarsi dal mondo, ma gettarsi nella mischia, per cambiare la realtà, modellandola sul suo ideale di bellezza e forza.
Prima dell'affermazione del programma vi è un parte negativa, una polemica contro la società borghese, caratterizzata da avarizie, spirito speculativo e ossessione per il denaro. Anche la bellezza di Roma è contaminata dalla speculazione edilizia, che distrugge splendide ville.
Oltre allo spirito affaristico, critica la democrazia e l'egualitarismo, che costringono anche i più forti a sottostare alle leggi della plebe.
Il protagonista Cantelmo, propone una società gerarchica e autoritaria, che sappia calmare l'arroganza della massa. Respinge quindi i principi sorti nelle Rivoluzione francese, sostenendo che tali minacciano di appiattire l'umanità, e rivendica il privilegio di pochi eletti.
Questa politica privilegiata deve anche essere finalizzata ad una politica aggressiva verso l'esterno, per riportare Roma potenza imperiale che domini il mondo.
In questo gli intellettuali devono contribuire attivamente, non devono rimpiangere il passato, ma usare la parola per distruggere la società borghese.
Questo progetto non deve essere considerato come il prodotto di una mente malata, in quanto ha radici nella realtà di fine secolo: forti conflitti sociali, contrastati con difficoltà dal governo e imperialismo, in cui le grandi potenze conducevano una politica aggressiva.
Il poeta invita la donna che è con lui a tacere ed ascoltare i suoni che il bosco produce durante un temporale. Non contano più le parole pronunciate dalla donna, ma si ascoltano le parole "nuove" delle gocce e delle foglie, che creano un linguaggio misterioso ricco di significati.
La poesia è basata sulla musicalità delle parole, che vengono trasformate in musica.
Viene proposto il tema del panismo, con il quale si identifica l'uomo con la natura: le due perone sono un elemento alla pari con la natura, il volto della donna è bagnato di pioggia come una foglia, i capelli profumano di ginestre, Ermione è una creatura nata della terra, come la vegetazione.
Il poeta distingue il suono diverso delle gocce a seconda delle foglie su cui cadono, come in un'orchestra di piante e animali (cicale, rane).
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