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Pur essendo stato un partigiano, Cassola rifiutò il ruolo di intellettuale impegnato che tanto aveva avuto successo negli anni immediatamente precedenti, quelli del neorealismo. Egli diventò quindi, accento a Buzzati e a Tomasi da Lampedusa, scrittore emblematico di quel periodo di riflusso verso la fine degli anni cinquanta, in cui comincia a serpeggiare un rifiuto di qualsiasi ideologia politica, dopo gli anni convulsi delle lotte politiche del decennio precedente. La sua è una letteratura della memoria, antiretorica, antipatriottica. L'esistenza è descritta così com'è, nei suoi piccoli drammi, come quello di Guglielmo, protagonista de Il taglio del bosco (1959), senza giudizi, critiche ideologiche, ecc.
Guglielmo è giovane, ma è già colpito dai drammi della vita. Ha infatti perso la moglie da sette mesi e pensa di trovare nel lavoro la possibilità di dimenticare questo fatto, anche se presto scoprirà che è impossibile dimenticarlo. Gugliemo vive con la sorella Caterina e le sue figlie bambine Jrma e Adriana, ma il mestiere di boscaiolo lo costringe a vivere lontano da casa anche fino a cinque mesi. Guglielmo ha infatti comprato un "taglio" in Maremma, cioè un bosco che egli potrà tagliare per ricavarne legna e carbone. Il romanzo descrive questi mesi di lavoro, conclusisi con la produzione del carbone. Commovente è l'incontro con il Carbonaio, verso la fine del racconto, poiché Guglielmo apprende che anche lui ha perso la moglie da un anno.
Guglielmo è il personaggio in cui il lettore (e l'autore) più si immedesimano. Accade spesso che si cerchi nel lavoro o in altri diversivi l'occasione per dimenticare una disgrazia familiare, ma inevitabilmente il volto della persona cara ci tormenta e il suo ricordo ci tormenta senza tregua. Facciamo le cose come degli automi, ma il pensiero torna sempre là: è questo che accade a Guglielmo. Un po' ci viene in mente Piccolo mondo antico di Fogazzaro, ma il dramma di Guglielmo è ancora più disperante, perché privo di valvole di sfogo religiose (come in Franco Maironi) o di denuncia titanica (come in Luisa). Paradossalmente, però, proprio i momenti in cui Guglielmo è costretto a ricordare, come quando incontra il Carbonaio alla fine del racconto, sono quelli in cui affiora una maggiore serenità, forse perché tra i due uomini si instaura una solidarietà basata sulla disgrazia comune.
Oltre a Guglielmo, i personaggi principali della vicenda sono i suoi compagni di lavoro, cioè gli altri boscaioli che lavorano per lui (e con lui) al "taglio.
Amedeo suscita l'invidia e quasi la rabbia di Guglielmo, perché ha ancora la moglie viva
Germano, il più giovane e istintivo, è un po' insofferente del duro mestiere di boscaiolo
Francesco non ha nessun parente ad aspettarlo, non è un gran lavoratore, ma è utilissimo perché sa intrattenere gli altri durante le veglie nel capanno, cioè nelle serate dopocena, che, senza i suoi racconti fantastici e qualche giocata a carte sarebbero addirittura insopportabili, soprattutto per Guglielmo. Infatti, i momenti di silenzio, nei quali non si può lavorare per l'inclemenza del tempo o le festività, sono i peggiori per Guglielmo, perché allora diventa impossibile superare la tristezza del ricordo di sua moglie.
Fiore è il più taciturno e solitario di tutti, attaccatissimo al lavoro, vive esclusivamente per gli alberi da tagliare e basta (come il Cavaliere inesistente di Calvino vive solo per ottemperare ai suoi doveri di paladino)
Quelli aperti dei boschi maremmani, ben conosciuti dall'autore nel corso della resistenza, e quelli chiusi del capanno fanno da sfondo alle emozioni e ai sentimenti dei personaggi
Il romanzo, scritto nel 1959, è ambientato nel periodo del fascismo, ma nessun giudizio trapela su quel periodo storico, poiché altri sono gli intenti espressivi dell'autore
Il narratore, esterno, assume spesso il punto di vista dei personaggi, specialmente di Guglielmo
Il linguaggio è chiaro, scorrevole, e il registro è medio. Sono presenti descrizioni e riflessioni, ma senza mai rallentare il troppo il ritmo del racconto, scandito dai numerosi dialoghi
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