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GABRIELE D'ANNUNZIO (1863 Pescara -1938)
studiò nel collegio Cicognini a Prato poi si recò a Roma (81) per compiere gli studi universitari di lettere, ma non li portò a termine.
Pubblicò PRIMO VERE a spese del padre si fece pubblicità dicendo che era morto e poi smenti.
Incominciò ad affermarsi come poeta pubblicando 'Canto novo' (1882), volumetto di versi in cui rivelava da una parte una imitazione del Carducci, dall'altra una originale ispirazione sensuale, coloristica, musicale e pànica, come nella breve lirica 'O falce di luna calante', che fu messa in musica da vari compositori, fra cui Paolo Francesco Toschi e Ottorino Respighi.
Primo romanzo, 'Il piacere' (1889), che, con 'A ritroso' del francese Huysmans e con 'Il ritratto di Dorian Gray' dell'inglese Wilde, venne considerato una specie di vangelo dell'estetismo decadentistico. In seguito compose altri romanzi, - 'Trionfo della morte' (1894), 'Le vergini delle rocce' (1896), 'Il fuoco' (1900), 'Forse che sì forse che no' (1910), nei quali, pur risentendo dell'influenza della scuola psicologica del Bourget, celebrò soprattutto i personaggi che incarnavano il suo ideale di superuomo, cui era giunto attraverso un'adesione superficiale alle teorie del filosofo tedesco Nietzsche (il cui capolavoro è 'Così parlò Zarathustra'), dal quale in realtà non derivò il suo mito del superuomo, perché in lui trovò solo conferma ai suoi istinti di bellezza, di piacere e di volontà di potenza.
Sulla base di
queste esperienze il D'Annunzio realizzava la sua maggiore poesia, quella delle
'Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi', i cui primi
tre libri ('Maia', 'Elettra' e 'Alcyone')
furono pubblicati tra il 1903 e il 1904.
Dal 1898 al 1910 il D'Annunzio raggiunse la maturità artistica nella sontuosa villa
della Capponcina, a Settignano presso Firenze, in un'orgia di lusso e di
lussuria, cui si accompagnò, però, anche una vasta produzione poetica e
letteraria. Nel 1910, assillato dai creditori, si rifugiò in Francia, ove
rimase fino al 1915 componendo, fra l'altro, in un prezioso francese, il dramma
'Le martyre de Saint Sébastien', che fu musicato dal
grande musicista francese Claude Débussy, e in italiano il quarto libro delle 'Laudi',
'Merope' (1912), celebrazione della conquista della
Libia da parte dell'Italia, sentita come 'super nazione',
trasposizione del mito del 'superuomo'.
Col 1915 inizia un nuovo periodo della vita del D'Annunzio che diventa, in occasione
dell'intervento italiano nella prima guerra mondiale (la grande guerra),
'eroe', cioè 'superuomo', della guerra, richiamando
l'attenzione per le sue imprese straordinarie: i primi voli su Trento e Trieste
(1915), i bombardamenti di Pola e di Cattaro (1917), 'la beffa di
Buccari' con un'incursione di 'mas' e il volo su Vienna (1918).
A causa di un incidente aereo perdette un occhio e durante la degenza compose
la sua opera in prosa più suggestiva, 'Notturno' (1916),
che rivela un momento di profonda riflessione.
Nel settembre
del 1919, alla testa di un gruppo di arditi, prese Fiume e la tenne
illegalmente occupata fino al 'Natale di sangue' del 1920, quando fu costretto
dal governo italiano a sloggiare con i suoi legionari. A Fiume instaurò quella
coreografia di parate e di saluti romani che ben presto ispirarono l'Italia
mussoliniana.
Il D'Annunzio salutò con entusiasmo l'avvento del fascismo, ma fu messo da
parte da Mussolini, nonostante i riconoscimenti ufficiali da lui ricevuti.
Incominciò così l'ultimo periodo della vita del D'Annunzio, quello dell''eroe'
o 'superuomo' della gloria, che si concluse al
'Vittoriale', dove egli, con un linguaggio più raccolto e sobrio e
con accenti intimi e pensosi, pur senza rinunciare all'autocelebrazione, continuò
il rinnovamento della sua prosa di memorie, iniziatasi con 'La
contemplazione della morte' (1912), approdata a una felice
liricità essenziale nel 'Notturno' (1916) e a timbri
umani in 'La Leda senza cigno' (specie nella 'Licenza'
che segue il racconto [1916]), e ripresa poi con 'Le faville del maglio'
(1924-28) e con il 'Libro segreto' (1935).
I singoli libri delle 'Laudi' ('Maia',
'Elettra', 'Alcyone' e 'Merope')
prendono il nome da una delle Pleiadi (gruppo di stelle nella costellazione del
Toro).
Alcyone
La migliore raccolta delle 'Laudi', perché in essa la poesia
si dispiega più ampiamente, senza facili concessioni ai miti superumanistici, è
l''Alcyone' (1904), il terzo libro delle
'Laudi'. In esso infatti il D'Annunzio coglie in modo autentico ed
esprime magistralmente il panismo, la comunione d'anima e di sensi col
tutto.
I momenti più alti dell''Alcyone' sono 'La sera
fiesolana', 'La pioggia nel pineto' e 'Meriggio',
in cui meglio che altrove si attua il panismo, cioè la partecipazione della
vita dell'uomo alla vita della natura e la partecipazione della vita della natura
alla vita dell'uomo, per cui si crea una situazione arcana intermedia, dove
l'uomo si libera del suo individualismo e la natura perde la sua materialità e
immobilità.
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