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Il simbolismo - giovanni pascoli




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LUIGI PIRANDELLO   Luigi Pirandello nacque il 28 giugno 1867 in Sicilia
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I L   S I M B O L I S M O


Fu la tendenza più significativa di fine '800.
Il simbolismo è un movimento letterario e artistico, nacque in Francia per iniziativa di Jean Moréas, che ne pubblicò il manifesto su 'Le Figaro' del 18 settembre del 1886.

Il simbolismo prende lo spunto da uno dei più celebri sonetti di Baudelaire, "Correspondences" (Corrispondenze), in cui il poeta francese scrive che tutte le cose hanno tra di loro un legame misterioso, per cui spesso una ne richiama l'altra, come un profumo o un colore o una musica richiamano ricordi e tempi lontani. Baudelaire venne riconosciuto come il maestro simbolista, più tardi anche Verlaine, Rimbaud, Mallarmè furono riconosciuti come grandi esponenti del simbolismo, anzi rappresentarono l'espressione più alta di questa tendenza. 

Per il poeta simbolista la realtà è mistero e la natura si presenta come una foresta di simboli che al poeta spetta di interpretare e svelare con un atto di intuizione-espressione. A tale scopo il poeta simbolista rifiuta la tradizionale logicità del linguaggio e ricorre a tecniche come il simbolo, l'allegoria, l'analogia, la metafora ricercata, la sinestesia. La poesia deve comunicare in forme non pesanti.

Per i simbolisti la realtà non è quella della scienza, della ragione o dell'esperienza, è qualcosa di più profondo e misterioso che può essere inteso soltanto dalla poesia. Per questo la poesia è la rivelazione dell'essenza misteriosa del reale: essa cerca le affinità segrete nelle apparenze sensibili, per cogliere idee primordiali .La natura è rappresentata come una foresta di simboli (da un verso di Baudelaire) tra loro corrispondenti; il mondo è un insieme di simboli che ci parlano in un misterioso linguaggio: né la scienza né la ragione lo possono comprende.

La poesia simbolista ebbe i suoi grandi protagonisti in Rimbaud, Verlaine e Mallarmé; essi influirono in misura determinante sui successivi svolgimenti della poesia europea. In Italia il simbolismo ebbe un'eco indiretto nella poesia di Pascoli e D'Annunzio. Ma fu soprattutto nei primi anni del nuovo secolo che esso fu veramente conosciuto nella pienezza delle sue affermazioni teoriche e delle sue proposte di novità espressiva, influendo così in misura determinante sui futuristi e sui poeti ermetici.

Grande simbolista italiano fu Giovanni Pascoli.

G I O V A N N I   P A S C O L I


Giovanni Pascoli nacque il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna(Forlì),da una piccola borghesia rurale di condizioni abbastanza agiate. Un tragico evento toccò la sua infanzia:il 10 agosto 1867 il padre fu assassinato in circostanze mai chiarite. L'episodio segnò la sensibilità del poeta, che perdette in breve tempo altri familiari: la madre, la sorella maggiore nel 1868, il fratello Luigi nel 1871 e l'altro fratello Giacomo nel 1876. Ricevette una formazione classica, che costituì la base della sua cultura. Nel '71 dovette lasciare il collegio a causa delle ristrettezze familiari, ma grazie alla generosità di un suo professore poté continuare gli studi a Firenze. Negli anni universitari subì il fascino dell'ideologia socialista, che proprio allora si andava diffondendo. Successivamente si trasferì a Massa. Qui chiamò a vivere con sé le due sorelle, Ida e Mariù, ricostituendo così idealmente quel "nido" familiare che i lutti avevano distrutto. La chiusura gelosa del "nido"  familiare e l'attaccamento morboso alle sorelle rivelano la fragilità psicologica del poeta che cerca la protezione da un mondo esterno, che gli appare pieni di inganni. A questo si unisce il ricordo ossessivo dei morti, le cui presenze aleggiano continuamente nel "nido" riproponendo il passato di lutti e di dolori. Dentro di se ha il desiderio di un vero "nido", dove esercitare una vera funzione di padre, ma il legame con il "nido" infantile spezzato gli rende impossibile la realizzazione del sogno. La vita amorosa ai suoi occhi ha un fascino impuro, è qualcosa di misterioso e di proibito, da fissare da lontano, con palpiti e ansie.

Egli non sa concepire il rapporto con la donna, se non nelle forme morbose della violenza,dello strazio. Le sue esigenze affettive sono soddisfatte dal rapporto sublimato con le sorelle, che rivestono una funzione materna.

Da questo "nido" intimo, caldo, geloso, il sesso e la procreazione restano esclusi: essi sono qualcosa che si colloca fuori, da guardare con turbamento, apprensione, vago timore. Si può capire perché il matrimonio di Ida, nel 1895, fu sentito da Pascoli come tradimento,un' offesa della santità del "nido" e determinò in lui una reazione spropositata, con manifestazioni depressive.

Questa difficile situazione affettiva è una premessa per penetrare nel mondo della sua poesia.

Dopo il matrimonio della sorella Ida, nel 1895 si trasferì  a Castelvecchio di Barga con la sorella Mariù;qui ebbe un grande contatto con il mondo della campagna. Infatti la campagna, in Pascoli, diventa il rifugio dalle tempeste della vita: gli alberi e le siepi(evocati nelle sue poesie) lo difendono dai pericoli del mondo. E' stato notato, inoltre, come la campagna, intesa come luogo di protezione, possa essere interpretata anche come simbolo della patria.

All'inizio degli anni '90 aveva pubblicato una prima raccolta di liriche, Myricae(1891), poi negli anni seguenti pubblicò diverse poesie e importanti riviste, "La Vita Nuova", "Il Marzocco", "Il Convito".

Myricae si ampliava sempre più ad ogni nuova edizione. Nel 1897 uscirono i Poemetti arricchiti poi in successive ristampe; nel 1903 uscirono "I Canti di Castelvecchio" e nel 1904 i "Poemi Conviviali"

Al Pascoli schivo, chiuso nel suo ambito domestico, si affiancò anche il letterato ufficiale, che assunse il compito di diffondere ideologie e miti. Oltre che con le sue poesie, egli portò a termine questo suo compito con una serie di discorsi pubblici, tra i quali è rimasto famoso "La grande proletaria si è mossa"  , tenuta il 26 novembre 1911 per la celebre guerra in Libia.

Ma il poeta era ormai minato al male, aveva un cancro allo stomaco, infatti morì poco dopo, il 26 aprile 1912.




VISIONE DEL MONDO


La formazione del Pascoli fu positivistica, dato il clima culturale che dominava negli anni in cui egli compì i suoi studi liceali ed universitari. Questa sua matrice è riconoscibile nella precisione con cui, nei suoi versi, egli usa la nomenclatura ornitologica (studio degli uccelli) e botanica (studio dei vegetali), ma anche le fonti da cui trae le osservazioni sulla vita degli uccelli sono fondate sul positivismo.

Ad un certo punto della sua vita, nel Pascoli, si riflette quella crisi della scienza che caratterizza la cultura di fine secolo, che segna la fine del Positivismo e l'inizio di tendenze idealistiche e spiritualistiche. Infatti in lui sorge la sfiducia nella scienza, come per tanti della sua epoca che vivono la stessa crisi, e anche per lui, al di là dei confini raggiunti dalla scienza, si apre l'ignoto, il mistero. Per il Pascoli l'unico modo per penetrare nel mistero è seguire il nostro irrazionale, un grande esempio è il Fanciullino che riesce a penetrare nel mistero, e il poeta riesce ad ascoltare la voce del fanciullino che c'è in lui per riuscire a penetrare nel mistero.

Il mondo, nella visione pascoliana, appare frantumato, disintegrato. Le sue componenti si allineano tra i suoi versi in modo casuale senza neppure alcuna gerarchia d'ordine tra gli oggetti: ciò che è piccolo si mescola con ciò che è grande; il minimo può essere ingigantito come attraverso una lente d'ingrandimento, e viceversa. Gli oggetti materiali hanno un rilievo fortissimo nella poesia pascoliana, anche se non sono visti da un punto di vista oggettivo, ma sono "filtrati" attraverso la particolare visione soggettiva del poeta, caricandosi di significati allusivi e simbolici.



POETICA


Da questa visione del mondo scaturisce la poetica del Pascoli, che trova la sua formulazione più compiuta nell'ampio saggio "Il fanciullino" pubblicato sul "Marzocco" nel 1897. L'idea centrale è che nel poeta c'è una parte dell'animo che  rimane fanciullino, ed è proprio quell'anima di fanciullino che sa capire il segreto delle cose, perché il fanciullino vede tutte le come "come per la prima volta", con stupore e meraviglia.

La poesia di Pascoli è la poesia delle piccole cose, dei fiori, degli alberi, dei bambini, della casa, degli oggetti e degli affetti familiari,  piccole cose che nel loro significato più profondo possono rivelare frammenti di verità.

La poesia di Pascoli è una poesia pura, lo scrittore non si pone nessuna finalità ma pone la sua attenzione nel creare la poesia che esalti il valore estetico, infatti il suo scopo è di penetrare nella sostanza da sola. Nelle poesie del Pascoli abbiamo versi brevi perché egli in una parola concentra tutto il suo significato;quesa poesia pura è anche una poesia perfetta, non c'è l'atto della creazione perché le cose parlano da sole.

Pascoli rifiuta gli schemi metrici della poesia tradizionale e crea strofe e versi di misura inedita; utilizza un linguaggio nuovo fatto di vocaboli tratti dalla vita quotidiana e dal dialetto accostati a termini letterali; mira ad ottenere un'intensa musicalità nei versi, anche con l'uso frequente d'onomatopee.



LE OPERE


La prima raccolta del Pascoli uscì nel 1891 con 22 liriche (la 4° edizione del 1897 ne conteneva ben 156) con il nome di 'Myricae'. La raccolta si caratterizza dalla presenza di argomenti semplici e modesti, che spesso ricadono sul tema della famiglia e della vita campestre,nelle opere del Pascoli il paesaggio assume un forte significato, evidenziando anche l'animo dello scrittore stesso. Le due poesie più importanti di questa raccolta sono 'X agosto' e 'Lavandare'.
La prima tratta della morte del padre, avvenuta proprio il 10 agosto dove il cielo, secondo il poeta, piange con le proprie stelle la morte di suo padre e la malvagità del mondo. In questa poesia è forte la presenza del focolare domestico, della famiglia e del nido famigliare.
La seconda invece è ambientata in novembre, mese caro al poeta in quanto presenta giorni nebbiosi avvolti nel mistero, in un'atmosfera quasi sospesa tra sogno e realtà e dove un aratro abbandonato in mezzo a un campo mezzo arato, assume il significato simbolico di chi ha perso l'affetto che dava un senso alla propria vita, come la lavandara.
Nel 1897 esce la raccolta 'Primi poemetti', nel 1903 quella dei 'Canti di Castelvecchio' e nel 1909 una nuova raccolta, i 'Nuovi poemetti'. Tutte queste raccolte sono legate ai temi trattati in 'Myricae'. Infatti anche qui sono frequenti i collegamenti alla vita dei campi e alla vita trascorsa in famiglia. In queste raccolte le impressioni e i simboli si fanno ancora più presenti, vengono utilizzate anche forme dialettali prese dal mondo contadino
La poesia più importante presente nei 'Primi poemetti' è 'Nella nebbia', dove viene descritto un paesaggio avvolto nella
nebbia e nel mistero.
Della seconda raccolta,Canti di Castelvecchio, è da nominare la poesia 'La mia sera', che descrive la sera del poeta, si ricollega alla parabola della vita che vede, un po' di pace dopo le sofferenze subite nel corso della vita e nella quale sera il poeta si immerge nel mistero della morte. La poesia è ricca di analogie, metafore, onomatopee, sinestesie (percezione contemporanea di due sensi), assonanze, ossimori (forte contrasto di significato di due parole vicine).
Nei 'Nuovi poemetti' la poesia più famosa è 'Il naufrago', dove il Pascoli afferma che la vita, attimo fuggente, è in balia del destino, come lo è la vita di un'onda.
Un'altra raccolta, 'Poemi conviviali', uscita nel 1904, traggono ispirazione dal mondo classico latino e greco. Un'altra raccolta uscì, nel 1906, sotto il nome di 'Odi e inni', nei quali veniva cantato l'eroismo e il patriottismo.
Altre raccolte, tra cui 'Poemi italici', 'Poemi del risorgimento', 'Carmina', invece, vogliono sottolineare come la poesia deve avere una funzione sociale, per invitare l'uomo ad essere più buono.
Quindi, dopo tutto ciò, si può sottolineare ancora una volta come il Pascoli cercò di analizzare i diversi significati delle 'piccole cose', a valorizzare la famiglia e la semplice vita contadina, il mistero e la morte, e cercò di raddrizzare l'umanità malvagia esortandola ad essere più buona.



LE SOLUZIONI FORMALI


Il modo nuovo di percepire il reale si traduce, in soluzioni formali innovative, che aprono la strada alla poesia novecentesca. Tra queste soluzioni abbiamo :

  • LA SINTASSI è diversa rispetto a quella della tradizione poetica italiana che era modellata sui classici. Nei testi poetici del Pascoli la coordinazione prevale sulla subordinazione in modo che la struttura sintattica si frantumi in brevi frasi,spesso collegate non da congiunzioni, ma per asindeto;
  • IL LESSICO: Pascoli non usa un lessico "normale", mescola tra loro codici linguistici diversi. Infatti nei testi del Pascoli troviamo termini aulici e preziosi della lingua dotta; termini gergali e dialettali che si riferiscono alla realtà campestre; termini dimessi e quotidiani; e parole provenienti da lingue straniere;
  • ONOMATOPEA: sono in prevalenza riproduzioni onomatopeiche di versi d'uccelli, o di suoni di campane, non a caso sono suoni che in Pascoli si caricano di intenso valore simbolico. Queste onomatopee non mirano ad una riproduzione naturalistica, ma indica un'esigenza di aderire all'oggetto, di entrare nella sua essenza segreta evitando le meditazioni del pensiero e delle parole;
  • METRICA: è apparentemente tradizionale, usa i versi più consueti della poesia italiana (endecasillabi,decasillabi,novenari, settenari,ecc..) e gli schemi di rime e le strofe più usuali (rime baciate, rime alternate,ecc..). Ma in realtà questi materiali sono piegati dal poeta in direzioni personali;
  • VERSO FRANTUMATO: anche il verso è di regola frantumato al suo interno, interrotto da numerose pause, segnate da parentesi, puntini di sospensione. La frantumazione del discorso è accentuata dal frequente uso degli enjambements;
  • LINGUAGGIO ANALOGICO: il meccanismo è quello della metafora, la sostituzione del termine proprio con uno figurato, che ha con il primo un rapporto di somiglianza. Ma l'analogia del Pascoli accosta in modo impensato e sorprendente due realtà tra loro remote.

Un altro grande poeta, non di questo periodo, ma con una formazione culturale che si basava sul simbolismo, fu Giuseppe Ungaretti.


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