IL SATYRICON
DI PETRONIO
Già soggetto in età tardo-antica a tagli, censure e
interpolazioni (per ragioni di natura morale), il Satyricon è giunto gravemente
mutilo; dunque non sappiamo quanto fosse realmente esteso.
Il titolo dell'opera doveva essere probabilmente
Satyrica, <<storia di satiri>>, nel senso di <<racconti di
argomento osceno e licenzioso>>.
Per quanto riguarda il problema del genere
letterario, il Satyricon presenta alcune caratteristiche del romanzo greco: quest'ultimo
generalmente presentava una vicenda di carattere erotico-avventuroso, con un
registro sentimentale e patetico. Anche nell'opera di Petronio i protagonisti
vivono situazioni avventurose simili, su un registro melodrammatico. Tuttavia
si tratta di un ribaltamento ironico e parodistico della materia romanzesca: i
protagonisti non sono eroi virtuosi e fedeli, bensì viziosi e corrotti, e lo
schema del romanzo è rigorosamente fondato sulla rovina di ogni progetto.
Il Satyricon si presenta dunque come una parodia del
romanzo greco, una sorta di antiromanzo irridente e disincantato che capovolge
le situazioni topiche dei suoi modelli, capovolgendone anche la sostanza
ideologica.
L'opera presenta anche caratteri tipici delle fabule
milesie (novelle di argomento per lo più erotico e piccante), alle quali
Petronio deve sicuramente la predilezione per gli aspetti più triviali della
realtà sociale.
Straordinaria composizione a più voci, il Satyricon
è una delle rare opere del mondo antico che accolgano un'esigenza di scrittura
pluralistica. Ogni personaggio viene individuato dal linguaggio che usa, ed è
caratterizzato dall'interno, per mezzo delle sue parole e dei suoi
comportamenti.
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