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Il rapporto tra realtà storica e invenzione letteraria nei romanzi letti
Il male viene dal nord di Fulvio Tomizza
Metello di Vasco Pratolini
L'ultima legione di Valerio M. Manfredi
Ognuna di queste tre opere affronta in modo differente il tema del rapporto tra realtà storica e finzione letteraria: utilizzando tecniche narrative adeguate a rendere l'atmosfera decisa dall'autore, facendo ricorso a personaggi che ben si identificano nella società del tempo o, al contrario, se ne discostano, fornendo immagini o spezzoni di vita dell'ambiente e del periodo storico descritti, Manfredi, Pratolini e Tomizza individuano tre modi di fare letteratura partendo da un contesto storico, descrivendone la realtà e danno ad essa vivide note di colore.
La particolarità dei romanzi è ben individuabile in ognuno di essi. L'aspetto che emerge maggiormente nella loro differenziazione è, come si accennava, la scelta dell'autore di aderire con diversi toni e gradazioni alla realtà storica, la quale ha la funzione di cornice e contesto delle vicende narrate nei libri.
Iniziamo con Il male viene dal nord, dove l'autore non ricorre mai alla finzione narrativa. Il romanzo è introdotto da un lungo prologo, intitolato Quattrocento anni dopo, dove l'autore descrive la propria adolescenza, trascorsa come "profugo" a Capodistria. In quell'epoca, tra la fine della seconda guerra mondiale e l'assegnazione della zona alla Jugoslavia, egli conosce, grazie a un giornale comunista sloveno, la figura storica del vescovo riformatore Pier Paolo Vergerio il Giovane. Egli era nativo di Capodistria e ciascuna delle due parti, italiana e slovena, allora in conflitto, cerca di presentarlo come un precursore delle proprie rivendicazioni politiche.
Rifugiatosi in Italia, dopo più di vent'anni l'autore si sente vicino alla figura di Vergerio, alla sua difficile vita trascorsa in esilio e decide di raccontarla.
Il libro di Tomizza, realizzato grazie ad approfondite ricerche d'archivio, è una biografia del vescovo discendente dell'omonimo umanista (successivamente detto, per questo motivo, il Vecchio) che fu editore dell'Africa di Petrarca.
Vergerio nasce nel 1498 e, consacrato vescovo della sua città, viene in contatto con esponenti del movimento che si propone il rinnovamento della Chiesa, e inizia a condividerne le idee riformatrici, tanto da essere denunciato come luterano e processato a Venezia. Da questo momento in poi si ritrova a condurre una vita di esiliato, fino al trasferimento a Tubinga, dove riceve l'incarico di svolgere numerose missioni diplomatiche all'estero. Qui muore, nel 1565.
Si ritrovano le caratteristiche di un saggio storico, costruito su ricerche d'archivio, e la vicenda narrata ha poco di romanzesco. In quest'opera l'utilizzo della finzione letteraria è assente, in quanto la vicenda narrata è interamente reale e storicamente documentata; lo dimostra il fatto che l'autore, per prepararsi alla stesura del libro, ha dovuto documentarsi egli stesso con approfondite ricerche.
Metello è ambientato nella Firenze di fine Ottocento, che assiste alle prime lotte operaie e alla nascita dei sindacati, e dipinge con vivacità un mondo profondamente influenzato da interessi ideologici e sociali.
Il protagonista è Metello Salani, il figlio di un anarchico, rimasto orfano in tenera età, appena quindicenne lascia la casa della famiglia adottiva per cercare lavoro a Firenze, la città del padre, qui viene impiegato come manovale. Il narratore lo concepisce come eroe positivo: Metello, attraverso le esperienze di vita e di lavoro, acquista una consapevolezza politica e si impegna attivamente nelle lotte operaie; il romanzo culmina con la descrizione del lungo sciopero dei muratori del 1902.
Di pari passo all'educazione politica di Metello, procede anche quella sentimentale, che troverà la sua conclusione nel matrimonio con Ersilia, con cui egli raggiunge il tanto desiderato equilibrio familiare.
Pratolini dipinge un ritratto realistico della società italiana descrivendo con precisione e attenzione i conflitti di classe: si può dire che il romanzo utilizzi la rappresentazione di un personaggio verosimile sì, ma non reale, per individuare attraverso di lui la realtà circostante e renderla così più vicina al lettore. In essa compaiono personaggi storici quali Giolitti, Turati, Marx, e vengono citati fatti realmente accaduti.
L'utilizzo della finzione narrativa è limitato, in quanto le vicende dei personaggi, anche se non sono storicamente documentate, risultano credibili, e si inseriscono nell'ottica di analisi degli eventi reali che, pur costituendone il contorno, determinano le svolte fondamentali della loro vita.
L'ultima legione è ambientato alla fine del V secolo, e, più precisamente, nel 476 d.C., anno del crollo dell'Impero Romano d'Occidente. Vengono ritratti la miseria di una popolazione vessata dalla disastrosa situazione interna e un mondo dilaniato dalle lotte intestine e dalle razzie dei Barbari, sul quale aleggia lo spettro della grandezza passata, della potenza di una civiltà che è ormai alla sua fine, ma che nessuno riuscirà a dimenticare.
I protagonisti sono un manipolo di legionari sopravvissuti alla distruzione dell'ultima legione romana, tre soldati e una coraggiosa guerriera che decidono di liberare l'ultimo imperatore d'Occidente, esiliato a Capri da Odoacre, insediatosi sul trono romano, e il suo precettore, Meridius Ambrosinus. Inseguiti dai soldati germanici attraverso tutta l'Europa, guidati da Meridius e dal comandante Aureliano, i fuggitivi giungono in Britannia dove affrontano l'ultima battaglia.
Lo scontro finale, come in una saga epica nordica, è deciso da un'arma segreta e invincibile: Ensis Caliburnus, la spada di Giulio Cesare ereditata dall'imperatore Romolo Augusto, e destinata a diventare famosa con il nome di Excalibur.
Ne risulta una combinazione di storia e mito, di toni epici (è infatti possibile notare gli spunti tratti dall'Eneide) e tecniche
narrative tipiche di un moderno thriller. In questo caso, la finzione
letteraria ha un aspetto predominante nella costruzione del romanzo, in quanto
il suo nucleo centrale è costituito dalle vicende dei personaggi, che si
intrecciano tra loro fino a formare un'unica solida narrazione. Il contesto
storico è qui solo uno spunto per dare il via alla vicenda: è sì una cornice
ben precisa, ma ciò che definisce l'abilità di Manfredi, e quindi la
particolarità del romanzo, è il saper costruire personaggi palesemente
fantastici, eppure coinvolgenti e con una propria identità e sensibilità.
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