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IL PROBLEMA DELL'EUTANASIA
Negli ultimi mesi, ovvero dopo che Piergiorgio Welby (malato di distrofia muscolare progressiva) aveva chiesto con una lettera al Presidente Napoletano di poter staccare la spina che lo teneva in vita, sono nate accese discussioni sul tema dell'eutanasia. Con questa parola di origine greca, che significa "buona morte", si intende l'intervento capace di abbreviare l'agonia di un malato terminale, e si distingue tra attiva e passiva: attiva quando è il medico che somministra farmaci letali per arrivare al decesso del paziente, passiva quando si sospendono le terapie che tengono questo in vita (ad esempio il respiratore o l'alimentazione artificiale).
In molti Paesi europei e negli Stati Uniti l'eutanasia è ammessa insieme al suicidio assistito (il medico aiuta il malato a morire), o almeno è legale il testamento biologico: questo è un documento firmato da un notaio e da un testimone in cui una persona capace di intendere e di volere può indicare le cure che vuole o non vuole seguire in caso di incapacità di decidere; inoltre si può sia cambiare le proprie decisioni sia rifiutare l'accanimento terapeutico (tutte quelle attività che prolungano in maniera artificiale la vita di un paziente che non ha possibilità di guarire).
Ovviamente in Parlamento non si è ancora arrivati ad un accordo a riguardo, e sono sorte varie proposte tra i diversi partiti: la Lega Nord e la Margherita la vietano (solo che quest'ultima penalizza l'accanimento terapeutico); Forza Italia preferisce trattamenti medici terminali; l'Ulivo, i Verdi, gli Idv, il Pdci, l'Rnp la ammettono per i malati terminali e sono favorevoli al testamento biologico, così come Rifondazione Comunista. Il Vaticano però "chiede aiuto" a tutti i politici cattolici contro questa "minaccia", perché dal punto di vista della fede, non si può privare qualcuno della vita, essendo quella il bene più prezioso, né tantomeno privarsi della propria: le richieste di eutanasia da parte dei pazienti non devono essere considerate come tali, bensì come necessità dell'aiuto e dell'affetto di chi gli sta intorno.
Lo stesso Ministro della Salute Livia Turco si è dimostrata ampiamente contraria, pur sostenendo di dover vivere le fasi terminali della vita con dignità, al contrario Ignazio Marino, importante chirurgo e presidente della Commissione Sanità al Senato, ha già scritto il testamento biologico negli anni '90 e lo custodisce negli Stati Uniti, dove è consentito.
E' pensiero comune che l'eutanasia non giovi alla società, essendo quest'ultima basata sul rispetto della persona e della vita umana: lasciare che una persona scelga di morire (con l'eutanasia) o aiutarla a morire (suicidio assistito) significherebbe rovesciare i valori di una società che intende l'uccisione come un grave crimine e che è da sempre contraria a chi in passato ha ritenuto opportuno "giocare" con la vita di interi popoli e razze (per fare un esempio significativo, i nazisti).
Infatti esiste la possibilità di rifiutare certe cure e opporsi all'accanimento terapeutico, ma nessuno può sopprimere né la propria esistenza né quella altrui, soprattutto un medico: in Italia un medico che pratica l'eutanasia è condannato per omicidio di una persona consenziente da 6 a 15 anni, o per omicidio volontario da 21 anni all'ergastolo; per chi invece pratica il suicidio assistito può ricevere una pena da 5 a 12 anni.
Al giorno d'oggi la morte si configura come una situazione assurda che occorre controllare e razionalizzare, e l'eutanasia rappresenta in un certo senso questo controllo: da una parte verrebbe spontaneo pensare se dietro questa richiesta di morire non ci sia veramente la necessità di solidarietà e di aiuto, dall'altro non ci si può opporre a un malato terminale quando sostiene che non la morte, ma la vita deve essere dignitosa. Perciò quando questo argomento giunge alle orecchie della gente, questa non può fare a meno di chiedersi: come andrà a finire??
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