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Leggi anche appunti:Italiano: cesare pavese - biografia, realismo e simbolismo, pavese e la letteratura americana, pavese e il neorealismo, relazione sul libro: "paesi tuITALIANO: CESARE PAVESE BIOGRAFIA Cesare Pavese Cesare Caratteri generali e differenze con il neoclassicismoCaratteri generali e differenze con il neoclassicismo Il romanticismo è un movimento artistico ALLEGORIA Definizioni enciclopediche e citazioniALLEGORIA Definizioni enciclopediche e citazioni Diamo qui di seguito |
Storico il Machiavelli non diviene per elezione, ma per occasione, quando il Cardinale Giulio de' Medici, (poi papa Clemente VII) gli affida cioè l'incarico di scrivere una storia di Firenze: nascono così gli otto libri delle Istorie Fiorentine, scritti tra il 1520 e il 1524.
Già nei Discorsi Machiavelli aveva ricercato il "sapore delle storie", e nella Vita di Castruccio Castracane si dedica specificatamente a tale genere.
Egli non intende seguire l'esempio delle storie umanistiche, che propongono una trattazione dei fatti svolta in maniera impersonale e senza ricerca di quegli ammaestramenti che da essi potevano essere dedotti; il suo proposito è invece quello di considerare la storia come un illimitato trattato politico in cui le massime sono costituite dagli esempi, le sentenze dai modelli che incarnano la "virtù" umana nelle sue variazioni, mentre i fatti perdono parte del loro rilievo a favore dell'importanza storica delle cause che li hanno originati.
Il suo metodo, che poi predominerà nel Rinascimento, sarà detto prammatico (in un'accezione diversa da quella da quella moderna che intende l'accertamento critico del fatto) perché trae dai fatti, spiegati come conseguenza degli atti umani, precetti per l'azione politica (pragmatismo storiografico). A tale metodo, che pure ha il vantaggio di porre in rilievo la responsabilità delle singole persone come autrici di storia, sfuggono però le condizioni ambientali, naturali ed economiche in cui gli individui operano, e quelle del costume, della coscienza collettiva, delle opinioni dominanti che spesso determinano l'orientamento dell'azione individuale.
La storia è considerata da Machiavelli come lezione perpetua di vita ed esemplificazione di tipi, dottrine e regole da lui vagheggiate nei trattati politici. La sua consueta passione di estrarre e sentenziare idee generali non gli permette di esporre ed accertare i fatti con molta precisione: esula, infatti, dal Machiavelli "storico" la preoccupazione di accertare la veridicità delle cose narrate, sia con il vaglio delle notizie riferite dai suoi predecessori, sia con accurate ricerche d'archivio di documenti ufficiali; non è raro che la verità sia quindi alterata volutamente per giungere più facilmente ad una conclusione prestabilita, così come non è raro riscontrare un'idealizzazione delle personalità secondo il suo tipo ideale di uomo politico.
Questo avviene proprio perché Machiavelli ricerca nella storia la veridicità delle sue idee politiche e le leggi universali dell'agire umano. Va inoltre aggiunto che forse l'influsso umanistico, e quindi classico, individuabile anche nella struttura spesso oratoria del periodo, lo spinge a considerare nelle Istorie, più che nelle opere, le ragioni morali che dovrebbero guidare l'azione politica (ad esempio l'amore del pubblico bene), esponendole per bocca di alcuni personaggi con il solito espediente dei discorsi inventati. Si avverte, talora di riflesso, in certe calamità la presenza di un Dio Castigatore.
Il gusto dei vari panorami storici e l'attitudine a sviscerare i legami che stringono tra di loro i fatti, spingono il Machiavelli a realizzare, nei primi quattro libri delle Istorie, un disegno ampio ed organico in cui le vicende della città di Firenze si profilano sullo sfondo di quelle italiane, dalla caduta dell'Impero Romano fino al 1534; si tratta dei libri più interessanti perché la materia trattata è presentata in uno scorcio sintetico, che permette al Machiavelli una conferma delle sue dottrine politiche.
Gli altri e quattro abbracciano invece gli avvenimenti che vanno dal 1434 al 1492, con particolare riferimento alla Signoria Medicea: essi hanno l'andamento di una cronaca (come ad esempio nelle pagine dedicate alla congiura dei Pazzi) e mettono in luce le cause che hanno condotto il paese in balia delle dominazioni straniere; l'opera si chiude con la morte di Lorenzo il Magnifico, di cui egli tesse l'elogio.
Tra il luglio e l'agosto del 1520, essendo il Machiavelli in missione a Lucca, compone la Vita di Castruccio Castracane, signorotto di quella città (vissuto tra la fine del Duecento e l'inizio del Trecento) che è tra i grandi capi del ghibellinismo italiano. Si tratta, più che di un'opera storica, di una biografia ideale che intende ancora dimostrare, con l'esempio di un uomo divenuto potente da umili origini, le sue dottrine politiche.
I particolari sono, così, trascurati e le azioni di tal eroe sono costrette entro uno schema, modellato sulla vita dei grandi eroi antichi, ma in balia, più e meglio del Valentino, di quella Fortuna capricciosa che crea e distrugge a suo piacimento gli uomini grandi.
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