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Il fu Mattia Pascal
LUIGI PIRANDELLO (Agrigento 1867-Roma 1936)
Scrittore e drammaturgo; premio Nobel 1934. Dopo alcune raccolte di versi, esordì con romanzi nel filone del verismo(L'esclusa), approfondendo via via il dramma dell'individuo isolato in una realtà che gli è estranea(Il fu Mattia Pascal; Novelle per un anno). Questa tematica trova la sua realizzazione più originale nel teatro, attraverso una tecnica di lucido, impietoso smascheramento della relatività della condizione umana, persino della intercambiabilità fra pazzia e stato "normale". L'approdo è una sorta di nichilismo disperato, che si risolve scenicamente nel prepotere delle "apparenze", nel ribaltamento delle "certezze", negli sdoppiamenti del "teatro nel teatro". Tra i capolavori: Liolà, Pensaci Giacomino!, Così è(se vi pare), Il berretto a sonagli, Il giuoco delle parti, Ma non è una cosa seria, Sei personaggi in cerca d'autore, Enrico IV, Questa sera si recita a soggetto, I giganti della montagna.
TRAMA
Mattia Pascal, allontanatosi dalla famiglia dopo un litigio, arriva a Montecarlo, dove vince una notevole somma al gioco. Da una notizia di cronaca apprende che è stato ritrovato il cadavere di uno sconosciuto suicida, il quale è stato riconosciuto per lui: ufficialmente, dunque, Mattia è morto, e ne approfitta per evadere dalla vita sociale. Ma la società, anche quando egli è diventato Adriano Meis, inevitabilmente gli tende intorno la sua inevitabile rete: e quando Mattia scopre che la vera identità è quella che conferisce lo stato civile e che così com'è, praticamente, non esiste (non può fare una denuncia, non può sposarsi) deluso decide di simulare un secondo suicidio , quello di Adriano Meis, e di rivelare la verità ai suoi concittadini. Ma tornato a casa si accorge che la moglie, risposata con altri figli, non può riprenderlo con sé. Non gli resta che il su vecchio impiego nella polverosa biblioteca della città, dove avrà il tempo di rievocare, da protagonista e narratore, la sua singolare vicenda.
PERSONAGGI
Il
protagonista Si può dire che il ruolo di protagonista è occupato da tre
personaggi, frutto della progressiva trasformazione fisica e psicologica di uno
solo, il narratore Mattia Pascal.
Il ritratto fisico che Pirandello ci da di questo personaggio è ben chiaro:
egli ha una "faccia placida e stizzosa", il 'mento piccolo', un
'barbone rossastro', un naso 'troppo piccolo' e una fronte
"spaziosa e greve"; ma soprattutto un occhio "che tendeva a guardare per conto
suo", elemento più caratterizzante della fisionomia di Mattia.
Nella sua giovinezza emerge una grande vitalità, che sfuma fino a svanire ed a
tramutarsi in depressione quando è costretto al matrimonio con una donna che
non lo ama più ed al misero impiego come bibliotecario. Nella sua vita è
inoltre sempre presente la morte, che si impone dolorosamente con la perdita
della madre e della figlia.
Impossibilitato a intervenire direttamente, si sente però talmente coinvolto in
questa tragica situazione da avere la tentazione del suicidio, poi sostituita
dalla fuga, con la convinzione di poter migliorare la sua vita. Mattia vuol
dimenticare il passato, inteso come fardello, veste gravosa; si libera anche
della fede nuziale 'piccolo anello lieve per sé, eppur così pesante'.
Egli vuole fare di sé un altro uomo e l'idea del cambiamento lo fa sentire più
leggero, immaginandosi un futuro di ameni luoghi tranquilli.
Adriano Meis: La trasformazione da Mattia a Adriano avviene prima di tutto sul piano fisico, attraverso il taglio della barba, che mette in rilievo la bruttezza di Mattia; poi sul piano esterno, scegliendo un abbigliamento da filosofo tedesco; quindi sul piano anagrafico, con l'adozione di un nuovo nome, Adriano Meis, sentito pronunciare per caso da due studenti. La sua figura non è perciò quella di un uomo vero, e anche il cambiamento di nome non comporta una nuova identità ; la storia del suo passato è frutto della fantasia, e la sua libertà è fittizia. Adriano infatti prenderà coscienza di essere solo un'ombra, poiché privo di autonomia. La sua impotenza a vivere l'amore per Adriana lo rende partecipe di un autentico dolore. Scaturisce da qui la scelta di morte: egli decide di uccidere quell'ombra, illudendosi di poter così recuperare la vita di Mattia.
Il fu Mattia Pascal: Fisicamente torna ad avere le caratteristiche di Mattia, a parte l'occhio operato, segno visibile della incombente presenza di Adriano. Con il ritorno a Miragno si dissolvono le ultime illusioni di Mattia che, quando tenta di recuperare il rapporto con la società, comprende amaramente di essere morto nella coscienza degli altri. Così egli diviene veramente l'eroe coscienza, che ha compreso come l'identità non esista, sia solo una costruzione illusoria.
Batta Malagna: E' l'antagonista principale di Mattia nella prima parte del romanzo; definito dal narratore "la talpa", è il responsabile della rovina finanziaria della famiglia Pascal e del forzato matrimonio di Mattia con la nipote Romilda al termine dell'intrigo amoroso. Le sue gambe tozze sembrano sostenere a mala pena il grosso corpo, mentre la sua voce "miagolante e molle" è in contrasto con la corporatura. Ipocrita, meschino, ladro, non riesce però ad ottenere ciò che più desidera: un figlio. E il suo accanirsi con le mogli per non ammettere la propria sterilità lo fa apparire talvolta un personaggio umoristico.
Terenzio Papiano: Anch'esso occupa il ruolo di antagonista, ed è come Malagna un personaggio che influisce radicalmente nella vicenda di Adriano, con il furto delle dodicimila lire. Anche di lui ci viene presentata la descrizione fisica: quarantenne, alto e robusto, "un po' calvo con un grosso paio di baffi brizzolati", un grosso naso e occhi "irrequieti come le mani". E' un personaggio che cambia spesso "maschera", disorientando così Adriano; da momenti di brutale autorità giunge addirittura all'implorazione. La sua sfacciataggine lo spinge a negare l'evidenza e ad accusare il fratello epilettico di un reato che lui ha commesso; ma anche Adriano riesce a disorientare Papiano quando finge di aver ritrovato il denaro, il quale solo adesso viene colto dal rimorso verso il fratello Scipione.
Vedova Pescatore: E' sicuramente antagonista, in quanto tormentatrice della vita coniugale di Mattia, ma non ha esattamente la stessa influenza che avevano i precedenti sul protagonista: ella è una delle numerose cause che condurranno Mattia alla decisione di fuga. Cugina della "talpa" Malagna, anche a lei è attribuito un nomignolo che le si addice, "la strega". Marianna Dondi, Vedova Pescatore, esprime fin dall'inizio l'antipatia nei confronti di Mattia. Diventata la suocera poi si scatena contro di lui, tormentandolo ininterrottamente con i suoi rimproveri risentiti.
Gerolamo Pomino: E' un personaggio che occupa due ruoli differenti all'interno della vicenda. Nella prima parte egli è l'unico amico di Mattia; ammira le sue qualità e lo imita in tutto, cercando di essere uguale a lui. Ma è privo della vitalità e del dinamismo dell'amico, che conquista per questo l'amore di Romilda. Nella conclusione invece Pomino si rivela antagonista, poiché impedisce al resuscitato Mattia di recuperare il suo matrimonio.
Madre di Mattia: Aiutante del protagonista, è anch'essa vittima delle ingiurie della vedova Pescatore. E' una donna debole, ingenua, inesperta della vita; dopo la morte del marito anche le sue condizioni fisiche diventano precarie, ma lei le accetta con rassegnazione. Esce presto di scena, con la sua morte, provocando un insostenibile dolore nell'animo del figlio.
Adriana Paleari: Giovane, poco appariscente, pallida, bionda, molto timida ma anche amareggiata e mortificata dalla situazione familiare; in lei si nasconde un'autentica capacità di affetto, aspetto questo che l'avvicina alla figura della madre di Mattia. Non a caso Adriano la definisce "piccola mammina" . Ella non suscita in lui il sentimento di un amore casto, ideale; ritrova in lei la vita. Per l'impossibilità di realizzare il suo sogno amoroso, è costretto a ferire i sentimenti puri della giovane Adriana.
Silvia Caporale: Quarantenne pensionante in casa Paleari, maestra di pianoforte, ha pretese facoltà di medium. Dietro al suo aspetto brutto e invecchiato si nasconde un animo sensibile all'amore. Nonostante la vita sentimentale le abbia sempre riservato delusioni, che sfoga nel bere, resta passiva di fronte agli uomini che, come Terenzio, si approfittano di lei. E' l'intermediaria nella vicenda amorosa tra il protagonista e Adriana, e per questo è la persona che più si scandalizza di fronte al "tradimento di lui".
Anselmo Paleari: Vecchio sessantenne è un personaggio strano e bizzarro; si dedica unicamente all'occulto e allo spiritismo. Ma è anche molto ingenuo nel farsi prendere in giro da Papiano, che si approfitta di lui. Per due volte nel romanzo egli esprime certe sue teorie filosofiche. Per questo ha la funzione di far riflettere il protagonista, portarlo verso un viaggio interiore alla ricerca dell'identità.
Don Eligio Pellegrinotto: Stesso ruolo si può attribuire all'amico di Mattia Don Eligio Pellegrinotto, che consente al protagonista di esprimere le sue idee sulla funzione della letteratura.
AMBIENTAZIONE
COMMENTO
L'autore con questo romanzo vuole dimostrare che non si può
vivere senza 'Stato Civile' perché noi siamo non come vorremmo ma
come le regole della società ci impongono di essere; infatti Mattia Pascal,
uomo dalla doppia personalità, si accorge che le due persone che vivono in lui
sono in contrasto tra loro. Mattia Pascal, cercando di liberarsi dalle regole
imposte dalla società, capisce che vivere fuori da essa equivale a non vivere,
inseguendo un sogno di libertà che lo renderà schiavo e gli impedirà di
comprarsi un cane, di lasciarsi crescere la barba, di portare i capelli corti:
cioè di vivere normalmente.
Nel complesso la vicenda è abbastanza dinamica e scorrevole: è senz'altro un
romanzo che si legge con una certa facilità, anche perché si può riscontrare
una notevole presenza di dialoghi e di riflessioni. Per quanto riguarda gli
ambienti quelli chiusi prevalgono su quelli aperti: gran parte della narrazione
si svolge infatti nella biblioteca, nel treno, nella casa di Roma nella quale
viene ospitato, nel casinò, etc. La narrazione è in prima persona, e la figura
del Mattia Pascal ci appare grottesca, una sorta di antieroe, che non riesce
nel suo intento di cambiare vita.
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