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Il « Dolce Stil Novo »
L'espressione « dolce stil novo » fu coniata da Dante che nel XXIV canto del Purgatorio immagina di incontrate il poeta Bonaggiunta Orbicciani, il quale gli chiede se lui è quello che ha dato origine ad una nuova tendenza poetica.
Dante chiarisce di essere un poeta che esprime fedelmente ciò che Amore gli detta, ed a questo punto Bonaggiunta afferma che è questa la differenza fra lui e gli altri poeti, e definisce tale modo di poetare « dolce stil novo ».
A questa scuola poetica, affermatasi in Toscana ed in Emilia, aderirono molti rimatori, ma i più importanti furono Guido Guinizzelli, Guido Cavalcianti e lo stesso Dante.
La spiegazione che Dante dà del « dolce stil novo » chiarisce le caratteristiche di questa lirica che tende a rinvenite l'essenza dell'amore attraverso l'esaltazione e la devozione per la donna amata, fonte di gioia e di beatificazione; la « donna angelicata » è il mezzo fra l'uomo e Dio, e l'amore per una simile donna tende veramente nobile l'uomo. La donna amata, dunque salva l'amante, lo avvicina a Dio, ma lo eleva anche ad una autentica nobiltà contrapposta a quella fittizia del lignaggio.
Il « dolce stil novo » rappresenta il momento più alto e perfetto non solo di tutta la ricca esperienza poetica duecentesca, ma anche della poesia amorosa medievale. Esso si inquadra nel filone della poesia provenzale e della scuola siciliana, ma con una più profonda penetrazione dei temi poetici, con una consapevolezza stilistica e linguistica sconosciuta ai poeti precedenti, e soprattutto con una cultura filosofica che rappresentò la novità più significativa di questa scuola poetica. La novità non consiste nella capacità di tradurre immediatamente ed irrazionalmente il sentimento di amore, perché la poesia non è mai momento di creazione spontanea ed irrazionale e meno che mai lo è il « dolce stil novo »; la poèsia è conoscenza complessa della realtà, e gli stilnovisti innovano la poesia amorosa attraverso la capacità di saper leggere gli effetti che l'amore produce sul cuore dell'amante, conducendo per la prima volta, una fine indagine psicologica.
La nuova poesia è ricca di componenti filosofiche (da Aristotele ai filosofi cristiani) e totalmente priva di elementi autobiografici; pertanto l'amore e la donna vi sono cantati in modo ideale, come nei provenzali e nei siciliani, ma con un approfondimento delle tematiche mistiche religiose che privano di fatto la donna delle sue qualità umane per innalzarla a simbolo della perfettibilità e rappresentarla come mezzo di salvazionee beatitudine per l'uomo: la donna perde la sua corporeità7 diventa una creatura angelicata.
I nuovi tempi hanno portato avanti aspirazioni di uguaglianza e l'esigenza di esaltare la nobiltà d'animo come unica vera nobiltà rispetto alla superiorità della nascita, tuttavia il poeta stilnovista, consapevole della propria raffinata cultura, si sente comunque partecipe di una élite, anche se culturale e non aristocratica. La sua stessa collocazione nella società è mutata: egli vi partecipa a tutti i livelli e l'amore non è esclusivo protagonista della poesia; il poeta stilnovista non ha solo la professionalità dei provenzali né esercita un puro gioco intellettuale come i siciliani ma è l'interprete degli stati d'animo più profondi e delle ispirazioni , più elevate della nuova società.
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