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Il crocifisso si o no?
"L'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche comporta la violazione del dovere dello Stato di rispettare la neutralità nell'esercizio del servizio pubblico, in particolare nel campo dell'istruzione, violando il diritto dei genitori di educare i loro figli secondo le loro convinzioni e il diritto degli scolari di credere o non credere". L'ha stabilito la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo accogliendo il ricorso presentato da una cittadina italiana.
Dopo codesta sentenza, non sembra essersi placato il dibattito italiano, che al riguardo espone molte opinioni, anche frammentate tra loro, anche se, la sentenza enunciata dalla maggioranza degli esponenti di destra e di sinistra afferma: il crocifisso è nostro!
Nei giorni successivi alla sentenza della Corte Europea, a Roma davanti alle scuole del centro storico sono stati distribuiti, a cura del responsabile di "Italiani nel mondo" del Pdl quattromila Tau francescani e il Tempo ha lanciato una raccolta di firme per chiedere al Governo e al Parlamento l'adozione di misure per tutelare l'esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici. Molti comuni sono intervenuti con varie iniziative. A Vicenza il sindaco ha dichiarato che indipendentemente dall'esito del ricorso quel simbolo non sarà tolto dalle aule. Un altro sindaco, nel Grossetano, minaccia una multa di 500 euro a chi stacca un crocifisso dalle pareti delle aule. E così via.
Ma cos'è il crocifisso. Il crocifisso non è solo un simbolo religioso, è considerato una tradizione culturale italiana, esso "é come uno specchio in cui tutti, credenti e non credenti, possono trovare un significato che arricchisce la vita'', per riprendere le parole del Papa Benedetto XVI. L'episodio della sua mancata rimozione non deve essere considerato frutto dell'influenza della Chiesa sulla politica italiana. È grave voler emarginare dal mondo educativo un segno fondamentale dell'importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura italiana. La religione dà un contributo prezioso per la formazione e la crescita morale delle persone, ed è una componente essenziale della nostra civiltà. È sbagliato e miope volerla escludere dalla realtà educativa.
L'errore forse è sempre lo stesso, un diritto che non viene mai davvero rispettato, o, per meglio dire mai fatto rispettare, perché mi chiedo se un cristiano che risiede a Baghdad è svegliato a mezzanotte dal Muezzin e si reca il mattino seguente a protestare, che trattamento gli sarà riservato?
Con ciò non voglio dire che il popolo italiano deve rifarsi al carattere conservatore dei paesi orientali, ma pongo l'accento sul modo con cui affronta questo adeguarsi "ai visitatori", che ci ha portato a rimuovere senza protesta il simbolo del crocifisso da sempre visto come una tradizione che non ha mai dato fastidio a nessuno. Il Crocifisso è stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l'umanità. Non è giusto che venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà. Non è questo, e non lo è neanche per la maggior parte del popolo italiano. Quell'uomo in croce che ha proferito il rivoluzionario discorso delle Beatitudini non può essere cancellato dalla coscienza, neanche da quella di chi non lo crede figlio di Dio. E poi, sinceramente, continuiamo a pensare che, in fondo, un ragazzo mussulmano non resta poi così tanto folgorato nell'animo a guardare il nostro simbolo di religione cattolica (e di Stato, aggiungerei).
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