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Argomento: IL CROCEFISSO NELLE SCUOLE
Titolo: SIAMO VERAMENTE LIBERI DI CREDERE?
Destinazione editoriale: PANORAMA
Un problema molto discusso negli ultimi anni è quello che riguarda l'affissione del crocefisso nelle aule scolastiche italiane, pur continuando, nonostante tutto, ad affermare che il nostro Paese è laico. Certo forse per la costituzione il nostro Stato è una Repubblica democratica laica dove vengono garantiti i diritti di ogni uomo, ma secondo me la presenza del Vaticano influenza in modo notevole la nostra vita. Basta guardare i dibattiti sui pacs. Ma concentriamoci sul problema in esame. In tutte le scuole d'Italia è sempre stato presente il crocefisso. Ma gli studenti hanno mai notato ciò? Hanno mai pensato a questo oggetto nel suo vero significato di dolore e sacrificio?Io non credo. A confermare ciò c'è un docente metodista di Bologna che ha dichiarato di aver insegnato per molti anni con il crocifisso alle spalle, senza mai notare che la presenza del crocifisso suscitasse negli alunni riflessioni profonde sul destino umano o sul senso della vita; a suo parere, gli sguardi distratti degli alunni degradavano l'immagine sacra del sacrificio stesso. Proprio questa superficialità rappresenta un motivo per cui il crocifisso non deve, secondo me, essere presente nelle classi. Per molte persone la religione è una parte fondamentale della loro vita e secondo me è più rispettoso nei loro confronti rinunciare a ciò che strumentalizzare così un simbolo. Sappiamo benissimo tutti che non c'è quasi nessuno alunno che durante le ore scolastiche prega (per una questione di fede e non di voti) o si sente vicino a Dio, come invece succedeva quando a scuola andavano i nostri nonni. Proprio a questo allontanamento dalla religione si rifà Mario Soldati (fonte 2).Certo devo dargli ragione quando afferma che il '900 è un secolo senza Dio in quanto negli ultimi anni la scienza ha fatto tanti progressi da riuscire a dimostrare la falsità di alcuni fondamenti della religione cristiana; allo stesso tempo però mi rendo conto che affermare ciò non è del tutto esatto. La maggior parte dell'Italia, circa i ¾, è cattolica; questa però manifesta la propria religione in modo diverso da come succedeva anni fa, forse in modo più personale, probabilmente in modo meno tradizionale. Per questo alcune volte può sembrare che la religione sia un aspetto secondario della vita quotidiana. Ma perché ostinarsi a manifestare la propria religione in modo tanto pubblico? Perché imporre la propria religione a persone che la pensano diversamente? La fortuna di essere nati in questo secolo e in questa parte del mondo è data dalla libertà di poter esprimere il proprio parere e quindi anche la propria religione. Se il nostro stato è tollerante e io sono atea, musulmana, ebrea o di qualsiasi altra religione perché devo vedere in un ambiente pubblico un crocifisso che non rispetta questo pensiero politico? Con ciò non intendo dire che essi stessi devono imporre all'Italia il loro credo perché ciò allora sarebbe nuovamente contrario alla tolleranza religiosa e politica. Ogni giorno discutiamo di pace e di guerra. C'è l'esigenza fondamentale di ottenere una situazione pacifica di tolleranza sia all'interno del nostro stato che verso gli altri(e non solo a parole). Ma per ottenere ciò dobbiamo cercare di integrare al meglio coloro che non la pensano come noi ricavando tutto ciò che è positivo da ogni differenza. E nonostante la Chiesa cerchi di apparire tanto tollerante è poi la prima che, come dimostra il crocefisso, si rifiuta di integrare tutti coloro che la pensano diversamente. Ma quello che dovrebbe essere un problema del popolo cristiano diventa poi un problema della chiesa e dello Stato. Stiamo parlando dei partiti del centrodestra ma anche di quei settori della Margherita che hanno votato la risoluzione che ha scatenato la discussione. Partiti che, nel loro agire, sono la negazione di qualsiasi autentico ideale cristiano. E' necessario perciò fare chiarezza su cos'è il crocifisso per i cristiani. Per i cristiani, appunto, non per lo stato o per la politica. La continua ricerca di un consenso da parte di una chiesa, quale quella cattolica romana, è la dichiarazione più esplicita della crisi di valori nella quale versano i partiti che, dal governo o dall'opposizione, dirigono il paese. Si finisce così col ripetere sempre gli stessi concetti. L'Italia tiene alla sua immagine di Stato che collabora con il Vaticano e mantiene i suoi antichi valori, ma allo stesso tempo cerca di adattarsi ai cambiamenti dell'Europa occidentale sempre più tollerante e liberale. Ma non può essere entrambe le cose. Secondo me il crocifisso è solo uno dei tanti esempi su cui le due realtà dell'Italia così differenti si scontrano. Dobbiamo decidere quale Italia vogliamo. L'importante però è che lo decidiamo noi.
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