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II cugino di don Rodrigo ha in comune con i nobili del Seicento tanti difetti: boria, vanita, puntiglio, un malinteso senso dell'onore, arroganza, superficialità. In più vi aggiunge il suo temperamento
di spensierato, la sua avventatezza, il suo cinismo. Mentre in don Rodrigo c'e un sia pur oscuro e tenebroso senso di colpa, qualche presentimento, che pero viene sempre ricacciato nel fondo della coscienza, delle possibili nefaste conseguenze che il male può provocare; nel conte Attilio,
invece, la cattiveria e, per cosi dire, allo stato puro, priva dei condizionamenti oscuri della coscienza. E infatti lui sequenza di disavventure dei due promessi sposi- e lui che ricorda, con un fare di malizia e di scherno, l'impegno della scommessa dopo l'animato colloquio che don Rodrigo ha con fra' Cristoforo; e sempre lui, infine, che prende l' iniziativa di parlare con il conte zio per rimuovere l'ostacolo
rappresentato da fra' Cristoforo e farlo allontanare C'e, insomma, in questo personaggio, un gusto del male e una leggerezza nel compierlo, che lo rendono del tutto incapace di rimorso o soltanto di ripensamento e immediatamente e immediatamente pronto nd ogni iniziativa senza che vi sia la benché minima riflessione sulle conseguenze che potrebbero ricadere sugli altri. Egli ha una visione piuttosto semplicistica dell'umanità, al cui interno si distinguono cavalieri e mascalzoni: i primi costituiscono
la ristretta 'elite' della società, mentre i secondi sono tutti quelli che, non essendo cavalieri, 'necessariamente' sono mascalzoni. Questi ultimi devono essere tenuti alla larga dai cavalieri, che non devono sporcarsi le mani avendo a che fare con loro: ad esempio, se devono punirli, devono
prenderli a bastonate perché zil bastone-dice il conte Attilio-non isporca le mani a nessunos. Questo modo di pensare indubbiamente riflette la concezione che l'aristocrazia secentesca aveva della società umana, ma ci sono nel conte Attilio, quella particolare leggerezza e quel modo sbrigativo e semplicistico di liquidare ogni questione relativa alle relazioni umane che sono propri dell'indole dello
individuo cattivo. La sua e, beninteso, cattiveria di chi non tiene in alcun conto la morale, di chi non ha alcun rispetto per la natura umana, di chi considera i non nobili canaglie e mascalzoni, meritevoli solo di disprezzo, perché, come detto, anche a picchiarli ci sarebbe 'da sporcarsi le mani'.
Nella sua cattiveria spensierata, si diverte a vedere difficoltà fra' Cristoforo, chiamato a pronunciarsi sulla questione delle bastonate date al messo, che divide i commensali ospiti di don Rodrigo in un'accesa disputa, così come si diverte a contrariare il podestà e a stuzzicare lo stesso cugino sulla scommessa fatta:' Cugino, quando pagate questa scommessa? Tante che la paghiate subito, perche passeranno tutti i santi del lunario, prima che Cugino, voi volete fare il politico; ma io ho capito tutto,
son tanto certo d'aver vinto la scommessa, che son pronto a farne un'altra.. . Che il padre. .. il padre.. . che so io? Quel frate insomma vi ha convertito' (cap. VII).
Superficiale e awentato comte il conte Attilio non si preoccupa certo di coltivarsi o di approfondire qualche materia dello scibile: il sapere non e roba per lui; cio che conta e la nobilta di sangue, nient'altro! Egli è però fin troppo scaltro: lo rivela non solo nella capacità che hà di stuzzicare don Rodrigo per farlo incapricciare sempre più nella sua scommessa (evidenziando cosi di esercitare un
vera e propria influenza malefica sul cugino), ma anche nella capacita che dimostraf nell'incontro col conte zio, di condurre la conversazione a suo piacimento, prendendo perfino gioco del vecchio, potente zio. m'immagino che (fra' Cristoforo) non sappia che Rodrigo e mio nipote afferma il conte zio, al che il conte Attilio risponde: 'Se lo sa! Anzi questo e quel che gli mette piu il diavolo addosso
E' diabolico e cinico il conte Attilio: è come se, con il male ci giocasse! Questo evidentemente gli e possibile perchè per lui non esiste morale, o meglio, I'unica morale possibile e per lui quella della superiorità assoluta della nobiltà.Quando il conte Attilio scompare dal roma..zo, porta
via dalla peste, quasi non ce ne accorgiamo: lo stesso don Rodrigo, all'inizio del capitolo XXXIII, si ride della sulla morte, facendo con i suoi compagni un divertente elogi funebre e dimostrando cosi in quanta considerazione l'avesse mentre era vivo.
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