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Il romanzo narra le vicende di Agilulfo, paladino di Carlo Magno, impeccabile, infallibile, perfetto; il cavaliere però non è che un’armatura vuota.
Nella Parigi all’epoca del feudalesimo un insolito Carlo Magno (visto non tanto come re fiero ma amante delle belle donne) ispeziona il suo esercito e scorge un cavaliere dall’armatura perfetta, il suo nome è Agilulfo. Egli nella storia viene affiancato da altri guerrieri, come Rambaldo, un giovane inesperto che lo prende come modello, il suo singolare scudiero Gurdulù, la guerriera Bradamante e il paladino Torrismondo.
Proprio con quest'ultimo ha un giorno una discussione: per diventare cavalieri bisognava infatti avere salvato l'onore di una fanciulla vergine, che nel caso di Agilulfo era la principessa Sofronia; Torrismondo sostiene però che Sofronia sia sua madre, e che per questa ragione Agilulfo non abbia potuto salvare la verginità che lei aveva già perso. Da qui ha inizio un viaggio intrapreso da Agilulfo alla ricerca della verità che darà il via a numerose avventure e peripezie.
Il libro si può dividere il due sequenze principali: la prima può essere considerata una lunga introduzione durante la quale l’autore presenta i personaggi principali e descrive i paesaggi e i soldati con le loro abitudini; mentre nella seconda parte si articola la vera storia del romanzo ovvero la ricerca di Sofronia.
Si tratta di un racconto per certi sensi avventuroso ma anche simbolico, difatti dietro la piacevole avventura del racconto di Calvino, sotto l’apparente divertimento dell’autore affiora il tema della ricerca di sé, la ricerca interiore di ciò che veramente si è, il contrasto tra l’essere e l’apparire. Agilulfo quindi è una metafora, presentato come colui che nessuno può sconfiggere in battaglia, temerario, impavido, che non sente il bisogno né di dormire né di mangiare; ma a questo sua apparente stato di invulnerabilità si contrappone un animo infelice che sa che non potrà mai ottenere una vera felicità e coronare il suo amore per Bradamante: da qui scaturisce la metafora dell'armatura (forza=apparenza) e il vuoto all'interno di essa (anima=dolore).
Anche in quest’opera Calvino scrive con grande abilità e pur utilizzando un linguaggio semplice e chiaro riesce a colpire il lettore con descrizioni minuziose e con l’originalità dei personaggi, tenendolo col fiato sospeso tra un colpo di scena e l’altro.
Essere o non essere, ma il problema non è tra vita e morte, ma tra vita e vita. Esserci sapendo di non esserci o non esserci credendo di esserci. Il libro pone questi e altri interrogativi, partendo dal pretesto della storia, della favola.
Ne “il cavaliere inesistente” veniamo coinvolti
dalle vicende di Agilulfo, cavaliere che esiste grazie alla forza di volontà e dai tanti personaggi,
ognuno con un diverso modo d'essere. Un classico da rileggere e riscoprire da
persone di tutte le età, sia come libro si svago sia come spunto di riflessione,
consigliabile soprattutto ai giovani poiché possono riconoscersi nel
protagonista considerando l’adolescenza come
periodo in cui si crea la nostra identità e personalità.
ITALO CALVINO, Il cavaliere inesistente, Einaudi Scuola, Milano 2002, pagg. 133, € 9,15
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