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Guglielmo d'Aquitania
Come il ramo del biancospino
Introduzione
La poesia che andrò ad analizzare fa parte del
genere letterario della poesia Franco- Provenzale. Essa nasce in un contesto
storico ben definito, caratterizzato dal crescente potere dei feudatari, che
contrappongono il particolarismo del loro potere all'universalismo dell'ormai
decaduto impero carolingio. I feudatari infatti
governavano territori abbastanza circoscritti e concedevano porzioni di questi
territori ai cavalieri, che attraverso una cerimonia detta investitura
divenivano loro vassalli e gli giuravano fedeltà. La figura del cavaliere
assume un ruolo molto importante in questo periodo: egli svolge le attività
della caccia e del combattimento, ed è pervaso da uno spirito competitivo e
guerriero che però subirà mutamenti nel corso dei secoli. Il cavaliere verrà infatti influenzato in principio dalla Chiesa, che mutò il
suo carattere aggressivo e fece sì che questi combattessero in nome di Dio,
mentre successivamente le corti influiranno sullo stile di vita e di pensiero
del cavaliere. Egli infatti verrà influenzato dai
signori feudatari, che desideravano mostrare agli altri il loro alto tenore di
vita, circondandosi di artisti e raffinatezze. Così anche i cavalieri divennero
più raffinati e adesso non combattevano soltanto per la fede, ma anche per la
donna amata, alle quali dovevano mostrare anche doti di cortesia, ossia un vero
codice di comportamento del cavaliere innamorato che si andò a definire nelle
poesie liriche riguardanti il tema dell'amore cavalleresco.
"Come il ramo del biancospino" ha una forte importanza nella comprensione della lirica provenzale perché essa, pur essendo
appartenente al più antico trovatore a noi conosciuto, contiene tutti gli
elementi fissi, ovvero i topoi letterari, che
caratterizzano i componimenti poetici successivi dello stesso genere.
Riassunto:
Nella prima strofa il poeta descrive la bellezza della primavera, nella quale i
boschi ritornano verdi e gli uccelli cantano, ognuno col suo canto, che col
tornare della primavera è come se fosse nuovo. Quindi è tempo che ognuno pensi
a ciò che più desidera.
Nella seconda strofa il poeta ci dice che ciò che più desidera è la donna che
più gli piace, ma non vede né messaggeri, né lettere arrivare, così non ha pace
e allegria, e nemmeno osa farsi avanti con la donna finchè
non sappia con certezza di non essere rifiutato.
Nella terza strofa parla della sua attesa dell'amata paragonandola ad un ramo
di biancospino che trema sull'albero la notte e resta alla pioggia e al gelo,
fino a quando l'indomani il sole lo riscalda.
Nella quarta strofa egli rimembra una mattina in cui ha fatto la pace con la
sua amata, e che ella gli fece un dono grandissimo: il suo amore e il suo
anello (inteso come patto di fedeltà). Poi prega che Dio gli conceda abbastanza
vita affinché egli possa toccare di nuovo il mantello della dama.
Nella quinta strofa egli dichiara di non badare ai discorsi dei maldicenti, che
lo separino dalla sua amata, poiché sa che cosa succede quando ci sono di mezzo
le chiacchiere, che per una piccola parola detta a una persona senza pensarci,
alcuni subito vanno a dire in giro che egli tradisce la sua dama, però egli e
la sua donna godono di un amore realizzato, ed ella appartiene a lui
concretamente.
Analisi
Questa poesia rispecchia i tipici aspetti
dell'amore cortese, particolarmente quello del Servitium
Amoris, per il quale l'uomo è debole nei confronti
della donna e si sente imbarazzato nel comunicare i propri sentimenti alla
donna amata. La debolezza nei confronti della donna è espressa nei versi
riguardanti la metafora del biancospino, infatti il
poeta è "Come del ramo di biancospino, che sta sulla pianta tremando, la notte
alla pioggia ed al gelo, fino al domani, che il sole s'effonde infra le foglie verdi sulla fronda" (versi 14-18). Questo
rapporto di debolezza diviene un vero e proprio atto di servilismo analogo a
quello del vassallaggio, cosa che possiamo riscontrare nei versi 11 e 20. Infatti nel verso 11 "Finchè non
sappia di certo se l'esito sarà quale domando", si fa riferimento ad un
beneficio che la donna dovrebbe concedere all'uomo, come appunto i feudatari
fanno coi vassalli, e così nel verso 20, dove si parla della Pace fra l'uomo e
la donna, vista quasi come una solenne cerimonia fatta di giuramenti, nella
quale ella le promette il suo amore e il suo anello (che richiama al
feudalesimo dato che il signore donava un anello al vassallo), come beneficio.
Nel verso 23 invece "Che il suo mantello copra le mie mani", si fa un
riferimento non solo sessuale, ma anche all'atto di protezione nel quale il
signore durante l'investitura copriva col lembo del suo mantello il vassallo a
mani giunte.
Per quanto riguarda l'imbarazzo nel comunicare i propri sentimenti alla donna
amata, ne abbiamo un esempio lampante nel verso 10 "Né ardisco di farmi
innanzi", infatti il cavaliere aspetta una lettera
dell'amata, o un qualsiasi segno da parte di ella che lo inviti ad avvicinarsi
ad essa.
Questa poesia è altresì importante perché ricca di una serie di topoi letterari presenti nella lirica
provenzale.
I topoi
letterari
-Amore inteso come atto feudale:
-La primavera
1-2-3-4
-I maldicenti
verso 25 (i maldicenti)
Il senhal:
verso 26 (il buon
vicino)
I topos letterari sono immagini ricorrenti che troviamo all'interno degli
scritti di un autori fra loro contemporanei o di
epoche diverse.
L'importanza dei topos nella poesia provenzale è quella di esprimere l'ideologia
dell'amore in quell'epoca.
I più importanti topos presenti nella poesia provenzale sono:
Il topos relativo alla metafora feudale: L'amore viene infatti visto dal poeta nei
termini di rapporto feudale, in cui il poeta si rivolge alla sua amata come un
vassallo al suo signore, e nei confronti di essa mantiene un atteggiamento di
rispetto e timore, fino al punto di non riuscire a parlarle, chiederle qualcosa
o prendere l'iniziativa. Da questo rapporto derivano però delle implicazioni da
ognuna delle due parti, infatti mentre il poeta dona
il suo amore, i suoi pensieri e la tua sottomissione alla donna, ella le dona
oltre che al suo sentimento, il suo corpo, al quale vengono fatti molti
riferimenti nelle poesie lette. La donna della poesia lirica
provenzale, infatti, non è vista come un essere che non conserva la sua
fisicità, pur essendo comunque superiore al poeta.
Nella poesia "Come il ramo del biancospino", la metafora feudale compare più
volte nel discorso del poeta, che ne fa subito accenno al verso 11 "Finchè non sappia di certo se l'esito sarà quale domando",
egli infatti allude all'esito del patto che sarà
stabilito fra egli e la sua donna. Allo stesso modo, nei versi 20-21-22, si fa riferimento ai doni,
intesi come obblighi, che i due amanti si scambiano "Che facemmo la pace tra
noi due E che mi diede un dono così grande: il suo amore ed il suo anello" "Che
il suo mantello copra le mie mani": la donna dona al poeta il suo amore e allo
stesso modo il suo anello (anello che veniva dato dal signore al vassallo
durante l'investitura), mentre la donna copre col mantello le mani dell'uomo
(cosa che veniva fatta anche dai signori nell'investitura), ma questa metafora
presenta un carattere duplice che implica anche l'atto dello spogliare la donna
da parte dell'uomo, e così capiamo che ella in cambio della riverenza che
l'uomo le offre concede il suo corpo. L'atto di subordinazione da parte dell'uomo è espresso nel verso 10 "Né
ardisco farmi innanzi", infatti il poeta, pur non
ricevendo lettere da parte dell'amata, non osa prendere iniziativa.
Il topos relativo ai Senhal, ovvero segni convenzionali, parola usate per indicare la donna amata,
(alcuni di questi sono Joglar, Bel Cavallier, Bel Senior), utilizzati sia al maschile che al
femminile. La causa di questo elemento ricorrente nella poesia lirica
provenzale è dovuta dall'aspetto fondamentale dell'amore, che doveva essere un
amore adultero, poiché esso è incompatibile col matrimonio poiché l'innamorato
per elevarsi spiritualmente non può accontentarti di un amore facile e doveroso
come quello coniugale. Per questo motivo l'amore deve essere celato dal poeta,
ed egli per non far insospettire il marito della donna che ama deve lodare poco
l'amante fra la gente, ed usa degli epiteti convenzionali per indicarla.
Nella poesia Come il ramo del biancospino, il topos del Senhal
appare nel verso 26, nel quale egli indica la sua donna col nome di Buon-
Vicino. La ragione del fatto che l'epiteto è al maschile va ricercata nel
termine maschile midons, equivalente a "Mio signore",
che indicava la donna nel medioevo.
Il topos relativo ai maldicenti (lauzingiers) che si contrappongono
continuamente all'amore che, essendo adultero, viola i vincoli sociali, e le
voci negative sugli amanti possono indurre sia alla gelosia il marito della
dama raccontandole della storia fra il trovatore e la sua sposa) che creare
incomprensioni e difficoltà fra i due amanti, spesso gustando l'immagine del
poeta presso la sua dama raccontando di un falso tradimento da parte di egli.
Il marito geloso (gilos) è spesso rappresentato come
un despota insensibile che non merita l'amore della donna.
Nella poesia Come il
ramo del biancospino, il topos della maldicenza è espresso nel verso 25, nel
quale il poeta dichiara "Io non ho cura degli altrui discorsi che dal mio Buon-
Vicino mi distacchino", e questa cosa ci viene descritta dal poeta già come un
elemento riscontrabile nella maggior parte dei casi, poiché egli dichiara anche
di Sapere cosa succede delle chiacchiera, verso 27.
Il topos relativo all'amor di lontano: il
poeta infatti si trova spesse volte in condizioni di
lontananza dall'amata, e questa lontananza può essere sia fisica che
psicologica, nel secondo caso quando ella cambia atteggiamento nei confronti
dell'amante (a volte anche a seguito dei maldicenti). Il poeta però, sempre a causa
del suo timore reverenziale e vincolo di sottomissione nei confronti della
donna, resta in una silenziosa e struggente attesa di un suo cenno per
riavvicinarsi a lei. La lontananza è anche simbolo di elevazione spirituale,
poiché l'amore pieno di vincoli e ostacoli permette all'innamorato di
raggiungere la purezza interiore.
Nella poesia "Come il ramo del
biancospino", la tematica dell'amor di lontano è espressa nei versi 8-9-10,
egli dice infatti che non vede né messaggeri da parte
dell'amata e né alcuna lettera giungergli, e per questo egli non ha né riposo
né felicità, ma nemmeno osa farsi avanti. In questi versi capiamo chiaramente
lo struggimento del poeta nell'essere lontano dalla donna che egli ama, ma nel
contempo la sua impotenza di fronte a questo ostacolo, che contribuisce però,
insieme alle altre prove da superare, alla sua elevazione spirituale.
- Il topos relativo alla primavera,
che mette in luce uno degli scopi fondamentali del poeta, ossia quello di
mettere in luce il manifestarsi dei suoi sentimenti in condizioni particolari,
come appunto l'avvento della nuova stagione. L'amore del poeta si riscopre
nuovo, riscosso dal suo torpore, e arriva a toccarlo fin dentro l'animo così
come lo tocca la bellezza del risveglio della natura.
Nella poesia Come il ramo del biancospino l'autore parla del topos della
primavera dal verso 1 al verso 4, parlando della dolcezza della stagione nella
quale i boschi rinverdiscono e gli uccelli cantano, ciascuno col suo verso che
torna come nuovo col tornare di essa, ed ogni canto appare come nuovo. Egli
dice inoltre che la bellezza della primavera gli fa venire in mente la cosa che
più desidera, ossia la donna. L'analogia fra l'amore dell'uomo e la primavera
consiste dunque nel desiderio della terra e della natura di ritrovare la sua
bellezza offuscata dall'inverno, mentre l'autore ricerca, ispirato da questo
fenomeno, la superba bellezza della donna che ama.
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