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Gli antecedenti del romanzo d'appendice




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Gli antecedenti del romanzo d'appendice


Per studiare la tematica romanzesca che costituirà la struttura e le situazioni del romanzo d'appendice è indispensabile prendere visione delle caratteristiche principali del romanzo nero o gotico, di quello sentimentale e di quello storico.

C'è un vago senso di disprezzo, almeno in origine, nella definizione di gothic novel, in riferimento ad un gusto stravagante e ad un'ambientazione storicamente indeterminata, che caratterizza questi romanzi. Il gotico è uno stile architettonico, che influisce sulla letteratura dando origine appunto al romanzo nero: questa componente consiste nella presenza del castello medievale, sempre cupo e misterioso, in un'atmosfera tenebrosa e orrida che pervade il paesaggio (questo influsso fu presente anche nella poesia sepolcrale del tardo Settecento). Il castello gotico, intorno al quale prende vita tutta la mitologia del terrore, ha sempre una struttura labirintica, con scale tortuose, corridoi segreti, passaggi sotterranei, porte cigolanti e celle minacciose: secondo il Romano "il labirinto è la figura simbolica della mitologia del segreto, dei desideri inconsci e degli universi immaginari, è lo spazio privilegiato del romanzesco, il luogo consacrato al sesso e alla violenza, il mondo sotterraneo nascosto al buio, dove è orridamente bello perdersi in mezzo ai fantasmi, è il regno della confusione dei sentimenti e della contraddizione degli istinti, l'inferno dove si sfugge all'ordine armonico e rassicurante della ragione"( i dati bibliografici si trovano tutti alla fine)

Altri tratti determinanti sono l'intreccio complicato, spesso riguardante un groviglio di parentele e relazioni sentimentali; la collocazione della vicenda in un Medioevo più fantastico che storico o in un luogo lontano, che sappia di esotico (per l'Inghilterra, madre del romanzo gotico, tale luogo coincide con l'Italia o con la Spagna, paesi mediterranei lontani, della cui cultura la tradizione anglosassone conosce solo una stereotipata espressione violenta e passionale dei sentimenti), una predilezione per gli intrighi a sfondo morboso o religioso e la presenza di banditi. E ancora streghe, fantasmi, cupi cimiteri, vittime innocenti e demoniaci torturatori, pugnali, veleni, delitti misteriosi e statue sanguinanti. E' attraverso questi elementi che lo scrittore riesce a provocare sull'onesto lettore borghese effetti di orrore e spavento.

Il castello d'Otranto (1764) di Horace Whalpole (1717-1797) è un concentrato di questi temi, oltreché primo capolavoro del nuovo genere in cui l'orrore è protagonista. La storia è quella di Manfredo, signore di un castello non suo nel quale si aggira lo spettro di Alfonso, legittimo proprietario ucciso da un avo di Manfredo, e di Teodoro, giovane contadino che si scopre erede di Alfonso e padrone del castello; attraverso amori contrastati e morti misteriose Teodoro otterrà la legittima proprietà del castello e si sposerà con la bella Isabella, mentre Manfredo e sua moglie arriveranno alla clausura conventuale, per meditare sulle proprie malefatte. Seguono altri due romanzi di grande importanza per la formazione del feuilleton, poiché tra i primi a presentare la figura dell'eroe malvagio, diabolico, derivato dal Satana miltoniano: si tratta dei due romanzi di Ann Radcliffe (1764-1822), I misteri di Udolfo (1794) e L'italiano, ovvero Il confessionale dei penitenti neri (1797), i cui protagonisti, Montoni del primo e Schedoni del secondo, incarnano, appunto, la figura del ribelle votato al male. Vediamo la descrizione di quest'ultimo eroe, che nella storia è un monaco:

La sua figura faceva impressioneera alta, e, benché estremamente magra, le sue membra eran grandi e sgraziate, e, come andava a gran passi, avvolto nelle vesti del suo ordine, v'era qualcosa di terribile nel suo aspetto; qualcosa di quasi sovrumano. Il suo cappuccio, inoltre, gittando un'ombra sul livido pallore del suo volto, ne aumentava la fierezza, e conferiva un carattere quasi d'orrore ai suoi grandi occhi melanconici. La sua non era la melanconia di un cuore sensitivo, ferito, ma apparentemente quella di una tetra e feroce natura. V'era nella sua fisionomia un non so che d'estremamente singolare, difficile a definire.


In questa atmosfera da incubo Mario Praz ha individuato un altro elemento integrante del gusto romantico: un certo sadismo. L'ascesa verso le attraenti vette del male è alla base de Il monaco (1795) di Matthew G. Lewis (1775-1818), mentre in Melmoth l'errante (1820), del reverendo Cherles Robert Maturin (1782-1824), al tema faustiano del patto diabolico è unito quello dell'ebreo errante, del diverso.


Sulla scia del romanzo nero, da cui deriva in gran parte modelli tipologici, strutture tematiche e procedimenti tecnici, nasce il romanzo storico di Walter Scott (1771-1832), "che costituisce il genere letterario più interessante per intendere storicamente la diffusione di situazioni narrative che il feuilleton presenterà poi a livello standardizzato" (Romano) . Infatti il gusto per le tinte fosche, i sentimenti estremi, le passioni che portano ad azioni sublimi o abiette, i personaggi stereotipati e le coincidenze misteriose perdurerà inalterato nella letteratura popolare. Il critico ungherese Lukàcs individua inoltre nel romanzo di Scott la figura del mediocre e prosaico eroe, caratteristica comune ai feuilleton, ma che considera elemento di separazione dal romanticismo. Scott è però da considerare romantico, se non altro per l'attenzione agli aspetti scenografici e pittoreschi. Vediamo ora un esempio di quello che si intende per questa maniera romantica. Il brano seguente è una scena pittoresca dell'incendio del castello ad opera della strega dai lunghi capelli scarmigliati, che muore tra le fiamme e le torri che crollano, tratto dal suo romanzo più noto: Ivanhoe (1819).

Il fuoco si era già diffuso rapidamente per tutto il castello quando Ulrica, che lo aveva appiccato, apparve su una torretta simile a una antica furia, cantando un canto di guerra come quelli levati sul campo di battaglia dagli scaldi dei sassoni ancora pagani. I lunghi capelli grigi scarmigliati le cadevano sulle spalle dalla testa scoperta; l'inebriante piacere della vendetta soddisfatta gareggiava nei suoi occhi con la fiamma della follia; ed ella brandiva la conocchia come se fosse stata una delle fatali sorelle che filano e tagliano il filo della vita umana.() Adesso le fiamme avevano sormontato ogni ostacolo e salivano nel cielo serale come un alto faro ardente, visibile per molto spazio intorno alla campagna. Le torri cadevano le une dopo le altre insieme col tetto ardente e le travi;() La folle figura della sassone Ulrica rimase a lungi visibile sull'altra torre che aveva scelto, agitando le braccia con selvaggia esultanza come se dominasse l'incendio da lei suscitato. Alla fine con fragore terribile, l'intera torre rovinò, ed essa perì nelle fiamme che avevano consumato il suo oppressore.[5],


"L'orizzonte tematico dei romanzi scottiani è una mitologia romantica abbassata a livello borghese, un materiale già pronto per essere utilizzato dalla letteratura popolare" (Romano)[6]: ci sono infatti duelli, cacce, zingare e streghe, notti scure e violenti uragani, castelli gotici e cupi cimiteri, crudeli vendette ed il lieto fine; ma c'è anche una distaccata ironia nei confronti delle situazioni eroiche ed un uguagliamento di eroi e popolo che vivono la stessa crisi storico-sociale, cioè il tramonto della vecchia aristocrazia terriera. Scott rimodellò insomma tutti i motivi romantici con una buona dose di humour.


Terzo ed ultimo antecedente del feuilleton è il romanzo sentimentale. L'esempio più utile, nel nostro contesto, è Pamela o la virtù sconosciuta (1741) di Samuel Richerdson (1698-1761), romanzo epistolare che per la prima volta ha per protagonista una donna. Non si tratta di una casuale scelta di campo, ma della reale consapevolezza che il pubblico delle lettrici è preponderante. E' a loro che è rivolto il messaggio, con intenti morali e didattici: Pamela è la storia di una ragazza virtuosa che si oppone con decisione e buon senso alla corte spietata del suo signore e riesce, alla fine, a farsi sposare con una promessa di vero amore. Prototipo dell'eroina povera ma virtuosa di tanti romanzi successivi, che riesce a riscattarsi socialmente attraverso un buon matrimonio, grazie alle sue qualità morali. Da ciò emerge anche un altro aspetto interessante per la letteratura d'appendice: notiamo infatti che Richardson compie la scelta di un eroe femminile in base alle "richieste di mercato"; si chiede, insomma, chi o cosa può attirare l'attenzione del lettore borghese. I soggetti della letteratura feuilletonistica vengono infatti creati dallo scrittore in base alle "scelte" del popolo.

Ad ogni modo, la produzione sentimentale seguente a Richardson presenterà anche eroine sfortunate che, una volta cadute nel peccato, vanno incontro ad un tragico destino.




M. Romano, Mitologia romantica e letteratura popolare, Longo, Ravenna, 1977, p.18

si veda: A. Bianchini, Il romanzo d'appendice, ERI, Torino, 1969, p.29

M. Romano, op. cit., p.30

G. Lukàcs, Il romanzo storico, trad. it., Torino, 1965, p.30

W. Scott, Ivanhoe, trad. it., Milano, 1952, pp. 371-373

M. Romano, op. cit., p.32

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