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Giuseppe ungaretti
Giuseppe Ungaretti
L'autore Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d'Egitto nel 1888 da emigrati italiani provenienti dalla provincia di Lucca. Dopo la morte di suo padre morto in un incidente nel canale di Suez, frequentò la scuola superiore ad Alessandria. Tornato in Italia si trasferì a Parigi, dove seguì i corsi universitari al Collège de France e alla Sorbona e conobbe i maggiori esponenti nell'arte, della letteratura, ed ricevette l'invito da Soffici e Palazzeschi a collaborare alla rivista <<Lacerba>>, dove pubblicò le sue prime poesie.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, si trasferì a Milano e poco
dopo si arruolò volontario come soldato semplice. Combatté nel Carso e poi, nel
1918, sul fronte francese. Finita la guerra, si stabilì a Parigi, dove cominciò
a lavorare come corrispondente del <<Popolo d'Italia>>. Nel 1921
tornò in varie regioni d'Italia come inviato speciale della <<Gazzetta
del Popolo>>. Nel1936 ricevette l'offerta della cattedra di lingua in
letteratura italiana all'università di San Paolo in Brasile, dove rimase fino
al
L'esperienza della guerra è sempre presente nella poesia di Ungaretti, anche al di fuori di quelle liriche che ne affrontano direttamente il tema, come Veglia, Fratelli, San Martino del Carso. Gli orrori che il poeta visse in prima persona al fronte influiscono pesantemente sulla scelta e sulla creazione di un linguaggio poetico che lui volle scarno ed essenziale.
L'attività letteraria di Ungaretti si distingue in tre fasi, la prima è caratterizzata da l'adozione di un linguaggio scarno, essenziale, frammentario; all'abolizione della rima e del verso tradizionale; alla scomparsa della punteggiatura, con il semplice accostamento delle parole; alla riduzione del verso alla misura della singola parola, considerata come improvvisa illuminazione e aperture sull'assoluto ed all'uso frequente di spazi bianchi, pause, silenzi, che inducono il lettore a tentare di integrare e ricostruire una trama visibile solo in parte.
La seconda fase consiste nel recupero della sintassi, della punteggiatura e delle forme metriche tradizionali. Alla poetica dell'attimo e del frammento il poeta sostituisce una diversa percezione del tempo, intenso come continuità ma anche come fugacità, in opposizione all'eternità. Il sentimento del tempo si lega così alla meditazione sulla morte e sul <<sentimento della catastrofe>>. Anche il linguaggio si fa più ricercato e ricco di aggettivi.
La terza fase il poeta si orienta sempre più nella direzione del recupero della tradizione classica attraverso nuovi ritmi, fatti di pause e suggestioni musicali, e attraverso una forma ancora più ampia e solenne. Il tono delle liriche è meno intimo e volutamente isolato, ma si apre al colloquio con gli altri uomini nel trattare contenuti più umani e concreti, nel comunicare il proprio dolore, quello per la morte del figlioletto, e quello dell'umanità intera, per la seconda guerra mondiale.
Tra le sue opere più famose citiamo: Veglia, Il porto sepolto, Sono una creatura, I fiumi, Soldati, Fratelli, San Martino del Carso e Mattina che è nota per essere la più breve tra le poesie italiane, è composta da due soli versi.
M'illumino
D'immenso
Questa lirica come altre è stata scritta al fronte e precisamente a
Santa Maria
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