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Giovanni pascoli (1855 san mauro di romagna forlì -1912 bo).




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GIOVANNI PASCOLI (1855 San Mauro di Romagna Forlì -1912 Bo).


1862 (7anni)-71 studiò a Urbino con due fratelli, nelle scuole dei padri Scolopi.

10 agosto '67 il padre, agente dei prìncipi Torlonia, fu assassinato da ignoti. Iniziò così per la sua famiglia un periodo di miseria e di lutti.

morirono una sorella, la madre e due fratelli. Questa precoce esperienza di dolore si trasfigurerà poi liricamente nel mito famigliare del 'nido'.

muore il fratello Luigi compagno di studi a Urbino

Vinta una borsa di studio su Manzoni, si iscrisse all'università di Bologna, dove ebbe come insegnante Carducci.

la morte del fratello maggiore Giacomo lo scosse profondamente e lo fece diventare un ribelle contro l'ingiustizia umana, provata fin dall'assassinio impunito del padre. Strinse amicizia con Andrea Costa e partecipò ai primi moti socialisti facendone propaganda sui giornali.

in seguito a dimostrazioni socialiste, finì in carcere per tre mesi, dal quale uscì completamente mutato, desideroso di ricostruire il focolare domestico con le sorelle rimaste.

finalmente si laurea dopo 9 anni.

insegna latino e greco a Matera.

insegna a Massa.

insegna a Livorno ma vuole tornare a Bologna.

collabora alle riviste Marzocco e Vita Nuova dove il 10 agosto 90 scrisse 9 poesie col titolo di MYRICAE

Amsterdam vince il concorso di poesia latina, con quei soldi tira avanti x ben 13 anni.

Roma per far parte di una commissione di studio sull'insegnamento delle materie classiche '94 commissione sui libri di testo, fa amicizia con Chiarini,D'An e De Bosis fondatore del Convito sul quale nel '95 pubblicherà : poemi conviviali.

matrimonio della sorella che frantumerà di nuovo la 'piccola famiglia' faticosamente ricomposta; subito dopo le nozze, realizzerà il sogno di andare a vivere in campagna, affittando e poi acquistando una casa a Castelvecchio in provincia di Lucca, dove realizzerà il suo mito del 'nido' con la sorella Maria.

E nominato professore di Grammatica greca e latina a Bo, xo era subordinata a quella di Letteratura latina e P ne risentiva il peso, xcio accettò la nomina di professore di Letteratura Latina a Messina

A messina da una nuova immagine di se, quella di POETA VATE CIVILE E UMANITARIO impegnato nell'annunciare l'avvento del socialismo patriottico.

Pisa

Bologna come successore di C, ma non ne fu contento, xke nonostante gli fosse grato x averlo aiutato lo odiava, era troppo diverso da lui, non fu capace di sostenere il ruolo di poeta-vate.


Fanciullino 97 tema del nido. Tipicamente decadente, parte dalla considerazione che il Positivismo ha completamente fallito nei suoi scopi e che la scienza ha reso ancora più inconoscibile il mistero, togliendo le speranze religiose. E' rimasta solo la poesia che ha la capacità di confortare l'uomo che può regredire sino all'infanzia, cioè avere una rivelazione ingenua e immediata del mistero senza l'intervento della riflessione e il sostegno della cultura o di una filosofia. Poesia di oggetti ogni parola ha un significato che gli diamo noi, in base al sentimento. Poesia rinunzia rispecchiare la realtà senza imporre un punto di vista, non descrivere lui ma far parlare le cose superamento e rifiuto quindi del classicismo. Rifiuta anke il romanticismo, ossia parlare di se.


Raccolte poetiche MYRICAE 91 e CANTI DI CASTELVECCHIO 03 Il titolo è nome latino delle tamerìci, arbusti sempreverdi che, per suggestione di un verso della quarta 'Egloga' o 'Bucolica' di Virgilio ('Arbusta iuvant humilesque myricae': 'Gli arbusti e le umili tamerìci mi piacciono'), il Pascoli ha fatto assurgere a simbolo di una poesia umile, legata alle piccole cose quotidiane, a soggetti modesti e semplici come i bassi cespugli delle tamerìci. Questo stesso verso virgiliano è stato posto dal Pascoli come motto in testa sia alla raccolta 'Myricae' sia alla raccolta 'Canti di Castelvecchio' per significare la continuità e l'affinità di temi dei due volumetti.

MYRICAE L'assiuolo

Nella particolare musicalità del verso pascoliano notevole peso hanno le cosiddette onomatopee. Onomatopea è il fenomeno che si produce quando i suoni di una o più parole descrivono o suggeriscono acusticamente l'oggetto o l'azione che significano. Spesso l'onomatopea si associa all'armonia imitativa. Per esempio: parlando del pettirosso alla fine di 'Arano' di 'Myricae', il Pascoli dice che 'nelle siepi s'ode il suo sottil tintinno come d'oro'. In 'L'assiuolo' di 'Myricae' il poeta conclude ogni strofa con la voce onomatopeica 'chiù', imitativa del canto dell'assiuolo (un uccello rapace notturno simile alla civetta, dal canto lugubre). Tuttavia in questa lirica l'onomatopea si carica di suggestioni simboliche, tanto è vero che, per quanto il suono sia sempre uguale, oggettivamente, esso diventa invece per il poeta, soggettivamente, 'una voce' (v. 7), 'singulto' (v. 15), 'pianto di morte' (v. 23). Nel verso 12 peraltro l'espressione 'fru fru' è onomatopeica e suggerisce, col suono delle parole, i rumori percepiti, ma non vuol dire solo 'fruscìo', perché il poeta sussulta a quel rumore e, per improvvisa associazione di idee, come fanno comprendere i versi seguenti, egli 'vede' gli assassini appostati nei cespugli per uccidere suo padre. Onomatopeici sono anche i versi 19-20: 'squassavano le cavallette / finissimi sistri d'argento', ma i 'sistri' (strumenti musicali fatti di sottili lamine sonore, usati dagli antichi Egizi nei loro riti religiosi) introducono un'atmosfera di mistero che i versi successivi confermano.
Nella lirica il paesaggio è legato con decisione alla sensibilità decadente. Esso, infatti, è carico di suggestioni simboliche che sfuggono a una interpretazione oggettiva, a un sentimento preciso; le immagini sono evanescenti e il paesaggio è musicalmente colto attraverso alcuni suoi aspetti misteriosi, sognanti, folgoranti con cui il poeta si fonde, fa tutt'uno: 'alba di perla', 'soffi di lampi' (analogia, panismo), 'nebbia di latte', 'cullare del mare', 'fru fru tra le fratte' (onomatopea, armonia imitativa), 'eco d'un grido che fu', 'sospiro di vento' (analogia, panismo).

Il mito del nido come rifugio dal turbine della vita angosciosa si esprime talvolta nel Pascoli con l'immagine della 'culla', come nel finale di 'Il tuono' in cui peraltro il tuono è accompagnato in ogni sua fase dalla onomatopea attraverso il ripetersi delle 'r' che ne imitano il brontolìo sordo e il rumore della corsa, e in cui l'intensa forza impressionistica del paesaggio si trasfigura in paesaggio simbolico.
Spesso nel Pascoli del resto le impressioni paesistiche si trasfigurano in paesaggi simbolici, carichi di allusioni arcane, misteriose: ne sono esempi stupendi anche 'Il lampo'.
Fin dall'inizio della sua esperienza poetica, per esempio in 'Novembre' di 'Myricae', il Pascoli dà una prova sicura della novità dei suoi procedimenti stilistici e dell'intensità evocativa del suo impressionismo, che non si ferma all'impressione esteriore.


Poemetti (primi,nuovi,e conviviali) tutti quanti con la premessa : PAULO MAIORA cose un po piu grandi struttura narrativa ciclica, maggiori protagonisti sono i contadini e agli emigranti (Italy). Accentuato il simbolismo e la voglia di rompere la nostra tradizione lirica.


Odi e Inni 96-06 celebrativi e civili storici. Premessa CANAMUS = CANTIAMO.



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