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GIOSUE' CARDUCCI (1835 Valdicastello,vicino Lucca - 1907 Bo)
si trasferirono nella Maremma pisana xkè il padre medico era un carbonaro e fu scoperto, qua Carducci trascorse l'infanzia a contatto con la natura e i contadini e con gli insegnamenti paterni (biblioteca classica:dante omero,virgilio,tasso,ecc.Costretto a leggere Manzoni e studiare latino).
la famiglia va a Fi, dove il poeta studiò presso i padri Scolopi.
Vinse il concorso per frequentare la Scuola Normale di Pisa conseguendo la laurea in Filosofia e Filologia nel 1856.
Incominciò la carriera di insegnante al ginnasio di San Miniato per un annetto. Andò poi a Fi per curare la collana dei classici per l'editore Barbera.
in questi stessi anni pubblica le sue prime prove poetiche nella raccolta : "Rime di S.Miniato" e fa amicizia con altri intellettuali, che scherzosamente vollero chiamarsi 'Società degli amici pedanti', dando così il via alla sua prima polemica antiromantica.
Suicidio del fratello Dante, 1858 la morte del padre e il matrimonio 1859 lo videro impegnato a provvedere alla madre e alla moglie e non gli consentirono quindi, con suo profondo rammarico, di partecipare alla seconda guerra d'Indipendenza (1859) e alla spedizione dei Mille (era un fiero repubblicano).
fu nominato dal ministro della Pubblica Istruzione Mamiani, per la sua fama di studioso e poeta, professore di Eloquenza italiana all'Università di Bologna; abbandonò a causa delle precarie condizioni di salute.
Nei primi anni bolognesi abbandonò la poesia, si iscrisse alla massoneria e lesse scritti di Mazzini, Voltaire, Hugo. Posizione solida contro la chiesa, la monarchia, istituzioni nate nel risorgimento. Atteggiamento ideologico di marca giacobina, anarchica, atea, anticlericale, socialista.
Tutto l'odio per la chiesa si espresse con l'opera "Inno a Satana" pubblicata con uno pseudonimo, sospeso per 2 mesi dall'università.
Pubblica la raccolta poetica "Levia Gravia" opere di argomento leggero e serio.
Muore la madre e il figlio Dante di 3 anni. Inizia una relazione con una donna che nelle sue poesie chiamerà Lina o Lidia. Inizio cambiamento ideologico, deluso dalla Sinistra e dalla massoneria si riavvicina alla monarchia e diventa un conservatore e ammiratore di Crispi che appoggiò pubblicamente.
Ode alla regina Margherita. Raccolta poetica "Odi Barbare".
Convoca a Bologna per l'8° centenario dell'università i sovrani. Raccolte poetiche "Nuove Odi Barbare" e "Giambi ed Epodi".
Raccolta poetica "Rime Nuove".
Raccolta poetica "Terze Odi Barbare".
Nominato senatore del regno.
Raccolta poetica "Rime e Ritmi".
Premio Nobel per la letteratura.
Carducci rifiutò la letteratura tardo-romantica, poiché scorse un vuoto sentimentalismo e una fiacchezza interiore indegni della nostra tradizione. Nella sua polemica giunse ad avversare i manzoniani quali sostenitori di un linguaggio troppo 'popolare' e a farsi 'scudiero' dei classici, che il conformismo romantico considerava superati. L'asprezza della polemica anima non solo i suoi primi scritti critici, ma anche le sue ultime raccolte di versi: 'Juvenilia', 'Levia Gravia' e 'Giambi ed Epodi'; in questi ultimi è evidente anche la sua passionale partecipazione agli avvenimenti politici spesso contraddittori e non gloriosi dell'Italia che aveva da poco raggiunto la sua unità. La polemica assume spesso i toni dell'invettiva, ma c'è anche un elemento nuovo: l'interesse per la storia che egli vide come un vasto poema epico-drammatico nel quale si affermano nei secoli, gli ideali di giustizia, di fraternità, di libertà e di patria, grazie a una forza provvidenziale che egli, come Mazzini, sente agire nelle vicende dei popoli. E' una visione romantica della storia, ma per Carducci sembrò frutto dell'insegnamento della classicità, da lui sentita come la tradizione più genuina del popolo italiano che in Roma ha sempre visto la città ispiratrice dell'Italia gloriosa del passato (quella latina, comunale e risorgimentale) e che ancora da essa doveva trarre incitamento per l'Italia nata dal Risorgimento, poiché la Città Eterna, attraverso le sue maestose rovine, è ancora capace di spronare gli Italiani a essere degni continuatori della grandezza antica.
In tal modo il Carducci si prefiggeva di essere il 'vate (indica con la poesia la strada da seguire,guida morale della nazione) della terza Italia', dopo quella latina, dopo quella dei Comuni e del Rinascimento. Così, mentre la poesia più originale del secondo Ottocento trovava espressione attraverso Verga e il Verismo, Carducci si rifaceva all'epica.
CLASSICISMO CARDUCCIANO
Classici latini e greci la cui parola era netta, chiara nel messaggio e una tecnica mai fine a se stessa.
VITALISMO = energia, forza, virilità espressioni della dirittura della morale interiore.
CULTO DELLA POESIA CLASSICA COME TECHNE = operazione nella quale i motivi ideali e ispiratori dovevano essere lavorati per dar vita al messaggio poetico
Giambi ed Epodi 32 poesie scritte tra 1867-1879 polemica per la situazione politica italiana. Critica il tradimento degli ideali risorgimentali, le sconfitte militari di Lissa e Custoza, gli interventi per impedire a Garibaldi di conquistare Roma (Aspromonte e Mentana). È contro l'ITALIETTA debole e fiacca dei romantici, ed è invece per la rivoluzione francese, giacobina, mazziniana. Nella poetica antica GIAMBO = verso dell'invettiva e della polemica EPODO = componiemento satirico e morale.
Tiene a modello i francesi Hugo e Barbier, e come scopo ha quello di fare poesie che colpiscano con la loro eloquenza i vari bersagli da lui criticati.
Lessico diretto, concretto, violentemente realistico per descrivere la violenza della satira.
Rime Nuove (Traversando la Maremma Toscana e Pianto Antico) 105 poesie scritte tra 1861-1887 temi diversi : paesaggi maremmani nella memoria, rievocazione epica della storia, ricordi autobiografici, ecc. Rispetto a Giambi, è più orientata alla vita affettiva del poeta (morte, buio, richiamo dei morti sempre ricorrente per C). Ci sono anche traduzioni di testi romantici europei ai quali si stava aprendo, come quelli di Goethe, Heine, ecc.
Il titolo indica l'imitazione da parte di Carducci della metrica e della migliore lirica tradizionale italiana (nuova, rispetto a quella greco - latina, classica in contrapposizione a quella sentimentale-romantica di Prati e Aleardi).
Odi Barbare (Nella piazza di San Petronio) '77,'82,'89 poi ripubblicate insieme nel '93 sono 50 poesie celebrative o personali.
Il titolo indica il tentativo di far coincidere la metrica italiana, basata sull'accento naturale delle parole, con quella greco-latina (classica), basata sulla'quantità' o durata delle sillabe, che possono essere 'lunghe' o 'brevi': il poeta chiama 'barbare' le sue odi, perché se potessero essere ascoltate da un greco o da un latino del mondo classico, apparirebbero 'straniere', cioè non perfettamente realizzate. Lui però seguì la strada dei poeti 600-700 : partendo dal ritmo della poesia classica cercare di riprodurlo combinando versi italiani già esistenti sperimentazione di forme nuove, lontane dalle nostre metriche.
Rime (metrica italiana) e ritmi
(metrica barbara) '87-'99 sono 29 poesie celebrative, paesaggi e personali
intimistiche, questa volta più malinconiche.
Il Dissidio Romantico tra
'SOLE' e 'OMBRA'
La critica recente ha dato rilievo alle liriche carducciane di contenuto
autobiografico, nelle quali il poeta, mantenendosi sempre lontano dal
sentimentalismo dei tardo-romantici, esprime con uno stile originalissimo,
vigoroso ed elegante nello stesso tempo, ora una visione luminosa, gioiosa, solare
della vita, ora una tristezza pensosa, virile. Anzi il Binni ha individuato il miglior
Carducci in un dissidio romantico, in un contrasto, cioè, tra vita e morte,
luce e tenebra, 'sole' e 'ombra', parole del resto ricorrenti
all'interno di una stessa poesia carducciana.
Possiamo cogliere il contrasto romantico carducciano tra 'sole' e 'ombra' nelle memorie di paesaggio come il sonetto 'Traversando la maremma toscana', attraverso la quale il poeta passa in treno, e l'odicina 'San Martino' di 'Rime nuove'; nelle memorie autobiografiche per la morte del figlioletto Dante, morto a tre anni nel '70 per epidemia difterica (l'unico figlio maschio fra tre femmine) nell'odicina 'Pianto antico', pure di 'Rime nuove'.
Un contrasto più accentuato tra 'sole' e 'ombra', con un netto prevalere di quest'ultima e quindi con un senso così smarrito e inquieto dell'essere e con situazioni simboliche e irrazionalistiche così sofferte da far pensare a certa poesia decadentistica, lo troviamo in 'Alla stazione in una mattina d'autunno' (triste addio del poeta a una donna da lui amata in età matura) e in 'Nevicata' (mesto e al tempo stesso virile addio del poeta alla vita, espresso con immagini, simboli e analogie eccezionalmente allusive). 'Nevicata', coi suoi distici elegiaci (ogni primo verso, l'esametro classico, è reso con un settenario e un novenario; ogni secondo verso, il pentametro classico, è reso con due settenari tronchi), è peraltro l'unico tentativo, in tutta la poesia del Carducci, di realizzare con maggiore esattezza la metrica classica: entrambe le liriche appartengono a 'Odi barbare'.
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