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Con la rigida distinzione dell'anima dal corpo (res cogitans e res extensa), Cartesio aveva ottenuto di dar via libera alla scienza della natura, il cui campo è unicamente il movimento e l'estensione.
Il Cartesianesimo ebbe una notevole fortuna soprattutto in Olanda, dove Cartesio aveva soggiornato, e in Francia, dove divenne una moda intellettuale, che provocò vivaci reazioni ed opposizioni. La nuova "scolastica" Cartesiana, un compromesso fra scienza e religione, riservando alla fede e alla morale un campo autonomo, fu sottoposta ad un'attenta analisi da parte di un gruppo di pensatori, che ne approfondirono gli aspetti metafisici e gnoseologici, pervenendo ad esiti del tutto imprevedibili. L'intera costruzione filosofica di Cartesio, infatti, era volta a risolvere il sospetto che la vita dell'uomo fosse un sogno. La soluzione di Cartesio si fondava interamente sul principio che la forza che domina la realtà (Dio) non impedisce all'uomo di conoscere la vera configurazione della realtà; ciò significa che la realtà nella sua radice più profonda è aperta all'uomo. "Esistenza di Dio" significa "Razionalità della Realtà" e quindi "vita reale dell'uomo che vive secondo la ragione". Il tema della razionalità del reale sta dunque al centro dello sviluppo della filosofia razionalistica in cui, se il superamento del dubbio, attraverso l'affermazione dell'indubitabilità dell'esistenza del pensiero, viene ritenuta guadagno definitivo, molte ombre si affermano sul modo con cui Cartesio dimostra l'esistenza di Dio. Già i contemporanei vedono infatti in essa una sorta di "circolo vizioso". Il mio pensiero può essere sicuro di cogliere la realtà che è fuori di lui, solo se sa che Dio esiste, ma può sapere che Dio esiste solo se è capace di cogliere la realtà che è al di fuori di lui.
Un altro problema, uno dei più vistosi lasciati irrisolti da Cartesio, restava quello di come spiegare il rapporto fra le due sostanze, spirituale e corporea, così come si verifica di fatto nell'uomo. Cartesio suppose che il contatto fra le due sostanze si verificasse nella cosiddetta ghiandola pineale. Ma questa, identificabile più come "una pseudo-soluzione , che è in realtà una clamorosa ritirata in un comodo asylum ignorantiae" secondo Antiseri ed in ogni caso, seppur la teoria fosse risultata corretta "non avrebbe comunque spiegato il come di quei rapporti" secondo Sini. Diversi pensatori di indirizzo Cartesiano, portando alle estreme conseguenze le premesse di Cartesio, negarono la possibilità che l'anima agisca in qualche modo sul corpo, in quanto risulterebbe assurdo supporre che una sostanza spirituale ed inestesa possa agire rispetto ad una sostanza materiale ed estesa, o esserne la causa del movimento. Come unica soluzione del problema proposero allora il ricorso a Dio: le modificazioni del corpo e dell'anima non sono che Occasioni dell'intervento divino. La volontà e il pensiero umano non agiscono, allora, direttamente sui corpi, ma tutto accade in Dio e per azione di Dio, anche se apparentemente sembra l'uomo ad agire sul proprio corpo. Questa teoria, denominata Occasionalismo, conta diversi precursori, fra cui De la Forge, che si sofferma in particolar modo sulla problematicità dei rapporti fra anima e corpo nonché sulla distinzione fra le "causae principales" e le "causae occasionales", e Clauberg, che sostiene che la comunicazione fra anima e corpo non dipenda dalla loro natura bensì "ex Dei sola libertate". La teoria è stata in realtà formulata da Geulinx, mentre successivamente sarà grazie a Malebranche (autore della "Ricerca della verità") che essa sarà imposta all'attenzione i tutti. In particolare Malebranche, che sosteneva che l'uomo veda direttamente in Dio le idee dei corpi e dei loro mutamenti, preparò la strada alla soluzione idealistica di Berkeley, da un lato e quella panteistica di Spinoza dall'altro.
Geulincx (1624-1669)
Durante la sua vita insegnò prima a Loviano e poi a Leida; i suoi scritti furono per gran parte pubblicati dopo la sua morte, ad opera dei suoi allievi. Fu colui che diede una forma precisa all'Occasionalismo. Secondo Geulincx, la verità prima e fondamentale è "l'esistenza del soggetto pensante cosciente":di tutto ciò che il soggetto fa, esso ne ha anche piena consapevolezza, e così, al contrario, se il soggetto non ha coscienza di fare certe azioni, ciò prova che effettivamente non le compie. Pertanto, noi, che non abbiamo la consapevolezza di produrre effetti sul corpo, non li produciamo. Diventiamo allora semplici "spettatori" e non più "attori" di ciò che avviene nell'anima e nel corpo. Eventuali movimenti corporei cui fanno seguito percezioni dell'anima non sono "cause reali", ma fungono da "cause occasionali" in concomitanza delle quali Dio interviene direttamente. L'anima e il corpo sono sincronizzati, ma non per interazione reciproca, ma perché vengono continuamente regolati da Dio. Geulinx appare quindi non lontano dalla soluzione che Leibniz adotterà con la sua dottrina dell' "armonia prestabilita". Geulinx estende il suo Occasionalismo anche alla spiegazione di tutte le "apparenti" interazioni della sostanze finita. Se infatti l'io cartesiano può esistere in sé stesso, di fronte a Dio, in quanto sostanza, cioè qualcosa che per esistere non ha bisogno di altro, in Geulinx prende avvio quella che può essere definita come "la negazione del carattere sostanziale degli enti finiti"(Severino), e cioè la sostanza non ha più una sua autonomia né nell'essere, né nell'agire, né nell'essere oggetto di conoscenza. Giunge, poi, a precorrere addirittura Spinoza con affermazioni che portano a concludere che Dio produca tutte le nostre idee con la sua mente, essendo noi modi della mente divina stessa, e produca tutti i corpi mediante l'estensione, essendo i corpi modi dell'estensione.
Malebranche
Un ulteriore avvicinamento di io e Dio compare nella filosofia di Malebranche che rende ancora più netta la tendenza di Geulincx di intendere le coscienze umane come modi di un'unica sostanza spirituale e divina, e i diversi corpi come modi di essere dell'unica sostanza che è l'estensione. Se la verità delle nostre idee delle cose corporee è garantita da Dio, secondo quanto risulta dalla dottrina di Cartesio, tale garanzia non può essere intesa come un sostegno che dall'esterno rafforzi l'autonomia conoscitiva dell'uomo: le nostre idee hanno verità in quanto non sono "nostre", non risiedono nella sostanza finita pensante ma sono in Dio. Dio inoltre non è una realtà che il pensiero dell'uomo deve raggiungere mediante una dimostrazione: Dio è il contenuto immediato del pensiero. Non nel senso che il pensiero umano sia onnisciente, ma nel senso che ciò che il pensiero pensa con chiarezza e distinzione appartiene alla realtà divina (Severino).
Nicolas Malebranche nacque a Parigi nel 1638 e morì nel 1715. si avvicinò a Cartesio nel 1664, quando lesse per la prima volta una delle opere di Cartesio, il Trattato dell'uomo, in cui trovò come estremamente rivelativi la netta distinzione che Cartesio stabiliva fra anima e corpo. Fra i suoi scritti, che suscitarono molto interesse e vivaci polemiche: La Ricerca della Verità, il Trattato della Natura e della Grazia (che raccolse la dura opposizione di Arnauld che ne giudicava i contenuti non conformi agli insegnamenti della Chiesa), il Trattato di Morale e le Conversazioni sulla Metafisica, che si presentano come un riassunto di tutto il pensiero di Malebranche. Egli si presentava come un uomo dalle convinzioni religiose consolidate e da una forte fiducia nel Platonismo agostiniano; al contrario era avverso, già dai tempi della sua formazione, all'Aristotelismo e alla Scolastica aristotelizzante. Vedendo ormai la dottrina aristotelica dell'anima "forma" ed "entelechia" del corpo, come un mero residuo di paganesimo, riteneva invece in perfetto accordo con lo spiritualismo cristiano il dualismo cartesiano di res cogitans e res extensa: le funzioni dell'anima si riducono al pensare e al volere, mentre nel corpo non c'è altro che estensione. Malebranche non nega al corpo solo le qualità secondarie, come aveva fatto Cartesio, ma gli nega anche l'azione meccanica. I corpi non agiscono sulle anime, ma nemmeno l'uno sull'altro. Viene allora da chiedersi come si possa spiegare la cono scienza, e cioè come sia possibile ora raggiungere la verità. Secondo Malebranche l'anima è separata da tutte le cose, ma "ha un'unione diretta ed immediata con Dio e, quindi, conosce tutte le cose mediante la visione di Dio" Si tratta di una teoria che si rifà a Sant'Agostino, a sua volta ispirata al Neoplatonismo. Da Cartesio, Malebranche ricava la convinzione secondo cui ciò che noi conosciamo è soltanto un'idea, e cioè un contenuto mentale; ma , nello stesso tempo, egli dà a questa idea uno spessore ontologico che, in Cartesio, era del tutto assente: noi conosciamo le idee perché solo esse sono visibili alla nostra mente, mentre gli oggetti che esse rappresentano restano invisibili allo spirito. Quindi tutte le sensazioni che possiamo percepire con il nostro corpo si riducono a nient'altro se non "impressioni", "idee". Tuttavia resta ancora aperto un interrogativo: da dove derivano in noi le idee? Eliminando ogni altra possibile alternativa, elaborata precedentemente, Malebranche giunge allora alla conclusione che noi conosciamo tutte le cose in Dio. Tutte la idee sono nella mente di Dio e le nostre anime sono unite a Dio, il quale può essere visto come "luogo degli spiriti". Ciò non implica, tuttavia, che noi conosciamo Dio nella sua essenza assoluta, ma solamente che ciò che noi conosciamo lo conosciamo in Dio, pur senza conoscere Dio nella sua totalità e perfezione. Conoscendo però solamente le idee, e vedendo queste solo in Dio, ci si può chiedere come sia possibile sapere se esistono corpi corrispondenti alle idee che ne abbiamo. Infatti, se per assurdo, Dio facesse scomparire ogni cosa, lasciando solamente le nostre idee, per noi non cambierebbe nulla. Ma anche in questo caso le forti convinzioni religiose di Malebranche non lasciano dubbi sulla risposta: noi siamo sicuri dell'esistenza dei corpi per la "rivelazione" che ne abbiamo da parte di Dio. "Rivelazione" è da intendersi non tanto nel senso comune, bensì in quello raffinato della metafisica occasionalistica. E la scienza? Non perderà, in questo modo, ogni suo fondamento oggettivo? La scienza viene addirittura avvantaggiata dalla nuova metafisica. Essa, infatti, studia i rapporti e i nessi matematici che legano i fenomeni. E tali nessi tra i fenomeni sono i nessi fra le idee, e rispecchiano nient'altro se non la regolarità perfetta con cui le idee sono collegate fra loro. La scienza, anziché cogliere i nessi tra le cose, coglierà i nessi fra le idee nella visione di Dio.
Malebranche non solo respinge la tradizionale concezione dell'anima come forma del corpo, ma spinge alle estreme conseguenze il dualismo cartesiano. Fra anima e corpo non c'è una unione metafisica, e quindi, non c'è azione reciproca. L'anima pensa il suo corpo, ma è intimamente unita a Dio. Tutte le attività dell'anima che ci sembrano causare effetti sul corpo, sono, in realtà, cause occasionali, che agiscono per l'efficacia della volontà di Dio.
E lo stesso dicasi delle presunte "azioni" del corpo sull'anima. Malebranche sostiene che "Non c'è relazione necessaria tra le due sostanze di cui noi siamo composti. Le modalità del corpo non possono per loro efficacia mutare quelle dello spirito. Però le modalità di una certa parte del cervello sono sempre seguite da modalità o sentimenti dell'anima e ciò in conseguenza delle volontà costanti e sempre efficaci dell'autore del nostro essere."
"Voi siete nel mondo senza alcun potere, immobile come una rupe, stupido, come un ceppo[.] se Dio non vi viene in aiuto voi non farete che sforzi vani, non concepirete che dei desideri impotenti; [.] Dunque nonostante l'unione dell'anima e del corpo, eccovi morto senza movimento, se già Dio non voglia accordare il suo volere con il vostro, sempre impotente. Le creature, infatti, non sono immediatamente unite altro che a Dio, e non dipendono essenzialmente e direttamente che da lui.
Egli ha voluto che io avessi certe sensazioni, certe emozioni quando nel mio cervello vi fossero certe tracce, certi scuotimenti. L'anima quindi non è unita al corpo, poiché essa non è unita immediatamente ad altro che a Dio."
Secondo Malebranche, inoltre, noi siamo in possesso di una conoscenza dei corpi che è più perfetta di quella che abbiamo della natura della nostra anima. Infatti, le verità eterne e l'estensione intelligibile noi le conosciamo in Dio e quindi siamo in grado di dedurre a priori una serie di conoscenze fisiche. Invece, dell'anima non abbiamo una conoscenza tramite la sua idea in Dio, ma solo tramite un "sentimento interiore".
Il sentimento interiore ci dice che esistiamo, che pensiamo, che vogliamo, che proviamo una serie di affezioni, ma non ci rivela la natura metafisica del nostro spirito. Per conoscerci nella nostra essenza, noi dovremmo vedere l'archetipo dell'essere spirituale e scoprire tutte le relazioni che ne conseguono, così come conosciamo l'archetipo dell'estensione intelligibile, da cui deduciamo tutte le relazioni che ne conseguono.
Noi conosciamo i corpi tramite le idee e le anime tramite il sentimento.
Dio lo si conosce per sé medesimo. La proposizione "c'è un Dio" è certa così come "penso, dunque sono". Malebranche riprende inoltre l'argomento ontologico, facendo leva in modo particolare sull'attributo dell'infinitudine. Malebranche così riassume l'argomento: "Se si pensa Dio, allora egli deve esistere".
Dio è inoltre infinito, Dio contiene tutto in sé. La realtà di Dio è non solo in tutto l'universo, ma anche oltre perché Dio non è compreso nella propria opera, ma la comprende e la trascende. Proprio perché è tutto nella sua immensità, Egli può essere tutto in tutto significa non altro che la presenza di ogni cosa nella sua immensità.
Dio è immenso perché è dappertutto non solo nell'universo, ma infinitamente al di là; perché Dio non è tanto compreso nell'opera sua quanto piuttosto l'opera sua è in lui e sussiste nella sostanza che lo conserva con la sua efficacia e onnipotenza. È in lui che noi siamo, che abbiamo vita e moto (in ipso enim vivimus movemur et sumus).
"Tutti i corpi sono estesi nell'immensità di Dio, come tutti i tempi si succedono nella sua eternità. Dio è sempre tutto ciò che è senza successione di tempo. Non v'è nella sostanza né grande né piccolo; tutto è semplice uguale, infinito. Dio ha creato il mondo; ma la volontà di creare non è passata; Dio la cangerà, ma la volontà di cangiarlo non è futura. La volontà di Dio, che ha fatto e che farà, è un atto immutabile, di cui gli effetti cangiano senza che in Dio vi sia alcun mangiamento. Dio non è stato, non sarà, ma è".
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