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Il preromanticismo che anticipa il Romanticismo, concerne tutti quegli aspetti che, presi in esame in funzione del Romanticismo stesso (quindi in un ottica retrospettiva), risultano ad esso collegati in quanto anticipazioni di alcune caratteristiche del movimento in questione (come per Foscolo che presenta aspetti preromantici, ma non può esser considerato romantico).
Questa è una definizione del preromanticismo
('astorica'); l'altra
definizione invece riguarda una
vera e propria corrente 'storica'
che anticipa il romanticismo e ne precorre molti elementi e tematiche, tuttavia
ma non ha ancora sviluppato una lucida teorizzazione che sintetizzi e definisca
in maniera organica le caratteristiche del movimento.
Non a caso si dice che il Romanticismo nasce in Germania nel 1797, vale a dire con l'uscita dell'Athenaeum dei fratelli Schelegel e in Inghilterra con le 'Lyrical ballads' di Wordsworth e Coleridge (1798), in quanto tali opere racchiudono in sé o teorizzano le principali caratteristiche del movimento Romantico.
Sono insomma i manifesti del Romanticismo, come in Italia lo sarà 'La lettera semiseria di Grisostomo' del Berchet (quindi in Italia il romanticismo si afferma in ritardo anche in seguito alla forte influenza del classicismo; il Neoclassicismo infatti esiste parallelamente al Romanticismo stesso (cioè non si spegne quando nasce il Romanticismo): emblematica in tal senso è la polemica tra classicisti e romantici in Italia (che è anche una polemica in fondo tra due diverse generazioni), di cui parleremo in seguito.
Il Romanticismo ebbe il suo primo periodo di preparazione negli ultimi decenni del Settecento, e conobbe un intenso e rapido sviluppo in Germania perché lì erano più intensi che in ogni altro paese il senso dell'autonomia di fronte al classicismo francese e l'avversione al dispotismo rivoluzionario.
A prepararne l'avvento contribuirono le intuizioni di alcuni letterati tedeschi, in particolare
il riconoscimento dei diritti della fantasia e del soprannaturale
l'interpretazione della poesia come "effusione del sentimento"
la concezione dell'ispirazione come "stato di esaltazione del sentimento".
Ne scaturì uno sprezzante disdegno per ogni regola e forma di precettistica.
Il filosofo GIOVANNI GOFFREDO HERDER (1744-1803) formula la distinzione della scuola popolare e primitiva, frutto di espressione spontanea e immediata, dalla poesia d'arte o riflessa derivata dall'imitazione o rielaborazione di modelli stranieri. Egli considerò vera poesia solo quella che ci offrono le opere nate da germinazione spontanea come la Bibbia, i poemi omerici, le tragedie di Sofocle, il teatro shakespeariano, i poemi di Ossian, i canti popolari.
In più affermò il principio che come ogni nazione ha una sua lingua e storia, così deve avere una sua poesia, diversa da quella degli altri popoli sia per contenuto che per forma.
Questi principi furono fatti propri da un gruppo di poeti, che diedero vita, mento detto Sturm und Drang (tempesta e assalto) per cui l'uomo realizza la sua umanità nell'impeto della passione e caratterizza la sua personalità indipendentemente o contro le norme del tempo e della società in cui si trova a vivere; come la natura non ci appare solo nella sua calma bellezza (come per i Neoclassici) ma anche nei sui aspetti terribili (concetto di sublime, contrapposto a quello di bello), così la poesia e l'arte non debbono rifuggire dal rappresentare la violenza del sentimento.
L'artista però deve ubbidire solo al suo "genio", il che equivale all'esaltazione del genio e della spontaneità e originalità ad esso connaturate.
Da queste premesse filosofiche e letterarie prese le mosse il Romanticismo vero e proprio, che ha in con lo Sturm la rivalutazione del sentimento ed il ripudio di ogni forma di razionalismo; ma se ne differenzia sostanzialmente, invece, perché considera consapevole, quindi libera, e non governata da una "cieca" necessità interna, l'attività creativa insita nello spirito dell'uomo.
Di questa nuova concezione della libera attività creativa del poeta si fece promotrice la rivista già menzionata, l'Athenaeum, pubblicata e progettata da Federico Schlegel e dal fratello Augusto, insiee ai poeti Novalis e Wackenroder.
Partendo dalla distinzione tra poesia ingenua degli antichi e poesia sentimentale dei moderni, essi misero in evidenza i caratteri costitutivi di entrambe.
La prima tende all'armonia, alla serenità, all'equilibrio ed è perfetta nella sua inconsapevolezza
La seconda nasce dal travaglio suscitato nel Medioevo dalla religione, con il senso del peccato e della redenzione. Tende quindi all'inquieto, al drammatico, al nostalgico; dà la preferenza agli elementi sentimentali e meditativi ed è consapevole dei propri limiti e dell'impossibilità di raggiungere la perfezione. Questa poesia non può che essere romanza, cioè fiorita sul terreno di una nuova sensibilità medievale e cristiana.
Se in Germania l'opposizione letteraria e l'opposizione politica alla Francia crearono le condizioni ambientali più favorevoli per il primo insorgere del nativo "genio" etnico, occorre ricordare che in ogni altra letteratura europea il movimento romantico si accompagna al risveglio dell'idea nazionale.
Pur accogliendo le nuove idee provenienti dalla Germania, ogni grande letteratura europea ebbe la propria voce, germinata spontaneamente dalla tradizione nazionale: in Inghilterra la riforma operata dalle Lyrical Ballads si appoggia sul culto di Chaucer, di, Spenser, di Shakespeare; in Francia si risale a forme autoctone anteriori e si procede ad una riforma formale di prosodia e di vocabolario, più che ad una riforma interiore, operando una rottura con il classicismo più violenta che in altri paesi; in Italia non si rinuncia al senso della misura e della chiarezza derivanti da una lunga tradizione umanistica, e si vuole accordare l'esigenza di una letteratura popolare e patriottica con l'indole e il genio della nostra stirpe e con il movimento rinnovatore iniziato dal Parini e dall'Alfieri.
In Italia inoltre il Romanticismo assume una differenza di rilievo: alla letteratura viene dato un fine educativo (diverso da quello degli illuministi: per questi parliamo di "istruzione" delle masse, in quanto la filosofia illuministica fonda sul materialismo; quella romantica invece sull'idealismo, quindi parliamo di etica, morale, quindi di educazione). Questa finalità pedagogica contrasta con il concetto romantico di "arte per l'arte" (= arte libera, senza finalità e senza regole).
In Spagna, invece, si ritorna ai monumenti letterari medievali ed al teatro del Siglo de oro; in Russia si fa confluire il fantastico ed il sentimentale in un realismo che permetta la concreta rappresentazione della sua particolare società.
A queste differenziazioni nazionali fanno seguito le differenziazioni dei singoli scrittori: per essi, come per le nazioni alle quali appartengono, vige lo stesso principio di libertà, per cui non ci si deve meravigliare se la sensibilità romantica di Foscolo e di Leopardi sia di natura diversa da quella di Manzoni, se la poesia di Byron presenti caratteri difformi da quella di Coleridge, se il soggettivismo di Schiller si distingua chiaramente da quello di Tieck e di Novalis.
L'originalità e la sincerità sono essenzialmente i due cardini sui quali ruota la dichiarata opposizione del Romanticismo al Classicismo. Una opposizione che non coinvolge tanto la mitologia quanto l'essenza del Classicismo, intesa come precettistica ed imitazione.
Nel loro entusiastico ed appassionato culto della libertà, i romantici non possono tollerare oltre l'idea di una immutabile bellezza artistica fondata sulla riproduzione del «modello » o sulla riproduzione della natura: il poeta, essi affermano, non deve scrivere imitando quello che è stato scritto, ma con la sua anima ed il suo cuore.
Ecco perché il Romanticismo nutre una religiosa venerazione per tutto, quello che è vergine, spontaneo, primitivo; perché accoglie le voci profonde, dell'Io e dell'anima popolare; perché crea esso pure il suo mito, che è quello dell'individuo contornato da rocce selvagge, da foreste impenetrabili, da deserti incalpestati.
Qui non vi è modello, non vi è disciplina retorica, non vi è dogma artistico: il poeta è solo con se stesso e con la natura, di qualsiasi specie essa sia, ed unica sua preoccupazione è quella di scrivere come altri non hanno ancora scritto.
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