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Gabriele D'Annunzio nacque a Pescara nel 1863.
Il D'Annunzio si cimentò in quasi ogni genere letterario (lirica, romanzo, novella, teatro, prosa di memoria, prosa politica), lasciando documenti non solo di un infaticabile lavoro, ma anche di una straordinaria capacità di rispondere alle aspettative del pubblico e al gusto dei suoi lettori.
LA POETICA DEL D'ANNUNZIO
Per capire bene la poetica di Gabriele D'Annunzio dobbiamo suddividerla nelle sue tappe più significative dell'ampio processo produttivo in prosa e poesia.
La languidezza sensuale
Le sensazioni acri e violente
L'interesse per i temi del peccato e della lussuria
Il gusto estetizzante di un'arte raffinata, influenzata sia dal simbolismo sia dal preraffaellismo inglese.
Giorgio Aurispa, protagonista del trionfo della morte, appassionato cultore di Wagner, che afferma la sua volontà superomistica con la morte per mezzo della quale si libera dalla schiavitù dei sensi
Claudio cantelmo, protagonista del romanzo le vergini delle rocce, in cui la volontà superomistica assume connotati politici
Stelio afferma, protagonista del fuoco, il "romanzo veneziano", ispirato all'amore del D'Annunzio per Eleonora Duse, che si conclude con la scena dei funerali di Wagner, a indicare il tema della morte dell'arte. In tutti e tre i romanzi si assiste alla sconfitta dei superuomini nella riproposizione dei miti decadenti del sangue, della morte e della malattia. La prosa è sempre intensamente musicale, quasi rarefatta; lo stile è alto e prezioso.
MAIA: è l'esaltazione della vita e dell'universo che deve essere posseduto dall'uomo, anzi dal poeta, protagonista-eroe del poema in cui, in strofe libere, D'Annunzio rievoca il suo villaggio in Grecia alla ricerca del mondo mitico dell'Ellade, contrapposto alla volgarità della vita presente. Risulta chiara, nel poema, la celebrazione del superuomo di cui sono simbolo, nel mito, Ulisse nel presente; il poeta stesso.
ELETTRA: è "il libro degli eroi", della poesia celebrativa dei grandi che D'Annunzio riconosce come suoi modelli. Al tema del superuomo, dominante nella quarta fase, segue una pausa di silenzio in cui sono cantate le città italiane decadute, città del silenzio, che testimoniano, con la loro nuova vita, la gloria futura.
ALCYONE: è il vertice della poesia dannunziana. In una serie di componimenti in metri diversi, il poeta canta l'intero ciclo dell'estate mentre cerca una pausa alla sua volontà di superuomo per entrare in comunicazione con la natura. Il miracolo di alcyone si deve non soltanto all'istintivo talento poetico di D'Annunzio, ma anche alla grande perizia tecnica (metrica, ritmica, fonica, lessicale) che consente di ottenere una poesia musicalissima, vibrante, nella quale convivono leggerezza e incisività di segno. Anche alcyone trasfigura il dato naturale in direzione mitica: l'opera ha l'organicità di un canzoniere , dove si percorre un itinerario concettuale e stilistico che dal trionfo dell'estate e del mito piega verso la malinconia settembrina. Lungo l'intero libro, l'ispirazione mitico-filosofica determina metamorfosi sia in senso proprio sia in senso lato, realizzando l'equivalenza di uomo = natura e dando vita a fenomeni di vegetalizzazione delle apparenze umane e viceversa di antropomorfismo degli aspetti naturali.
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