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Differenza tra classicismo e neoclassicismo
Il termine "classicismo" qualifica l'ammirazione per la cultura antica, greca e romana, considerata perfetta, modello di tutte le altre. Scrittori classici sono Petrarca, Dante, Boccaccio, Ariosto, Parini, Alfieri.
Nella cultura italiana il classicismo assume vari aspetti a seconda del periodo storico:
Il classicismo medioevale ebbe carattere cristiano e deformante, perché la cultura classica fu asservita alle esigenze della spiritualità cristiana. Es. Dante con la figura di Virgilio.
Il classicismo rinascimentale ebbe carattere filologico, letterario, ma soprattutto etico. Gli scrittori classici vennero considerati non solo auctores elegentiarum, ma anche auctores humanitas , modelli soprattutto di comportamento etico., regolato dalla moderazione, dalla saggezza r dall'equilibrio interiore. Questo spiega il classicismo del Bembo, dell'Ariosto e dello stesso Galateo di Monsignor Della Casa.
Il classicismo dell'Arcadia si adeguò al modo frivolo della prima metà del '700 ed ebbe perciò carattere idillico, sentimentale e bucolico; ma servì anche ad impartire una lezione di sobrietà e semplicità dopo i virtuosismi espressivi del Barocco. Il classicismo fiorì anche in pieno Illuminismo, specialmente in Francia ed in Italia: i suoi canoni di razionalità, chiarezza e semplicità si adeguarono perfettamente all'ideologia illuministica. Senza classicismo non si può spiegare la lirica misurata, elegante e controllata del Parini.
Nella prima metà dell'Ottocento, in pieno Romanticismo, il classicismo contribuì alla formazione culturale di base del Foscolo, del Leopardi e del Manzoni. Si deve proprio alla tradizione classica, sempre viva e tenace in Italia, se il Romanticismo italiano appare tanto misurato e frenato rispetto alle scomposte effusioni sentimentali e passionali del Romanticismo europeo.
Nella seconda metà dell'Ottocento, in piena età del Realismo, il Carducci reagì al sentimentalismo vago e lacrimoso del secondo Romanticismo, in nome di un classicismo virile, etico, patriottico e civile. Il suo esempio fu raccolto da D'Annunzio e dal Pascoli, ma con questi poeti il classicismo si colorò diversamente da quello carducciano: diventò morboso e decadente nel Pascoli, sensuale e paganeggiante nel D'Annunzio, tutto inneggiante ai valori terreni dell'esistenza.
In sede critica e storica si parla di Neoclassicismo riferendosi a quello che fiorì nell'età napoleonica; esso è il Neoclassicismo per antonomasia, perché in nessun'altra epoca , come in quella, il classicismo fu così totale, riuscì cioè a diventare uno stile e un modo di vivere.
Il Neoclassicismo consiste dunque nel ritorno al culto e all'imitazione dell'arte classica che si ebbe verso la fine del '700 e durante l'età napoleonica. Esso interessò tutte le manifestazioni dello spirito di quell'epoca, le arti figurative, la letteratura, la vita politica, la moda ed il costume.
Quanto alla genesi si ritiene che il Neoclassicismo nelle arti figurative sia stato originato dal progressivo rifiuto del Barocco e del Rococò, e dal bisogno, per reazione, di un'arte più semplice e schietta, espressione di razionalità e di misura.
La Rivoluzione francese arricchì in seguito il neoclassicismo artistico di un contenuto morale e politico. La borghesia rivoluzionaria in Francia e negli altri Paesi voleva darsi infatti un'aria severa, eroica, che celebrasse la libertà, la patria, le lotte e le vittorie e gli ideali della Rivoluzione. Questo avvenne dapprima in forme nitide, pure, poi, mano a mano che la borghesia consolidava il proprio potere, in forme sempre più accentuate e solenni.
Favorirono lo sviluppo del Neoclassicismo:
Le scoperte archeologiche di Ercolano e Pompei
Il bisogno del nascente Romanticismo di individuare le caratteristiche delle varie epoche storiche, allo scopo di chiarirne le differenze tra un'età e l'altra e riscattare il passato dalla generica condanna fatta dall'antistoricismo illuministico.
Gli studi sull'arte classica compiuti da Winckelmann ed altri studiosi italiani e tedeschi.
Winckelmann nella sua "Storia dell'arte e dell'antichità" (1764), concepì l'arte come storia dell'evoluzione delle forme, da quelle rozze e primitive a quelle sempre più pure, armoniose e perfette sei sommi artisti greci i quali, attraverso una continua depurazione e selezione del reale, scelto nelle sue parti più perfette, erano riusciti a rappresentare la bellezza ideale. Egli intese la bellezza ideale come armonia di forme, tanto più pure e perfette quanto meno risentono del mondo sensibile e passionale, come l'acqua di sorgente che è tanto più limpida quanto più è priva di elementi estranei.
Il neoclassicismo letterario operò sia in prosa che in poesia. La prosa pertanto, assunse strutture, cadenze e forme classicheggianti ed in essa si distinsero soprattutto Pietro Giordani e lo storico Carlo Botta.
Più complesso è il quadro che presenta la poesia neoclassica. In essa infatti dobbiamo distinguere un neoclassicismo di tipo montiano, pomposo e celebrativo ed uno di tipo foscoliano, già pervaso di spiritualità romantica. Entrambi risentono, per quanto riguarda il contenuto, dell'esigenza illuministica di una poesia ispirata all'attualità ed entrambi, per effetto della risorta ammirazione per la cultura classica, riconoscono la necessità si esprimere questo contenuto, moderno ed attuale, in forma limpida, armoniosa, classica.
Tuttavia di questa poetica comune derivarono risultati diversi.
I neoclassicisti di tipo montiano, con a capo appunto lo stesso Monti, sono poeti per lo più superficiali. Il loro classicismo ha carattere formale, esteriore, retorico, pomposo e spesso celebrativo in senso cortigiano e adulatorio; A questo allude il Foscolo in un celebre verso delle Grazie: Sdegna il verso che suona e non crea. Questo neoclassicismo suscitò spesso la condanna dei critici romantici, soprattutto del De Sanctis, al quale apparvero una involuzione, dopo la poesia moderna del Parini e dell'Alfieri.
L'altro neoclassicismo, di tipo foscoliano, è più profondo e si avverte anche nei contemporanei poeti europei che risentono già della spiritualità del Romanticismo che si va formando con la crisi dell'Illuminismo. Essi sono Goethe, Schiller, Shelley , Keats, Chenier.
I Neoclassici, agitati da ansie ed inquietudini romantiche, ritengono che gli ideali del mondo classico di serenità, equilibrio e sostanzialmente di armonia interiore, siano ormai irrimediabilmente perduti. Essi sono quindi sostanzialmente nostalgici. E nel passato classico, considerato una felice oasi di pace, di serenità e di armonia essi amano rifugiarsi, per evadere dalla realtà tormentosa del presente e per attingere la forza e lo stimolo a placare i sentimenti e le passioni.
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