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Dalla nascita, alla vittoria delle elezioni, ai progetti futuri
Un nome: Barack Obama
Il primo presidente afro-americano colpisce il mondo
È nella notte italiana tra il 4 e il 5 novembre 2008 che Barack Obama diviene il primo presidente afro-americano degli Stati Uniti d'America. L'ormai ex senatore dell'Illinois, candidato dal partito democratico dopo la campagna contro Hillary Clinton, vince in modo schiacciante sull'avversario McCain, totalizzando circa il 52% dei voti con 61,56 milioni di suffragi.
"Yes we can", lo slogan che ha accompagnato per quasi due anni la sua campagna elettorale, oltre alla sua capacità umana di comprendere e coinvolgere le persone e i loro sentimenti e al suo "stile" di forma genuina e buona educazione che gli conferisce l'ampiezza dello sguardo con la quale si valutano i problemi e si additano i cittadini, è diventato anche l'inno con cui Obama ha celebrato quella che ha definito, rivolto alle decine di migliaia di sostenitori, «la vostra vittoria». Con ciò egli ha debuttato a Chicago con un discorso della vittoria impregnato di "sogno americano" e riferimenti alle divisioni che hanno segnato la storia degli Usa, e annunciando che «il cambiamento è arrivato».«Siamo e saremo gli Stati Uniti d'America - ha detto Obama, citando Abramo Lincoln per respingere l'idea di un Paese diviso - e abbiamo dimostrato al mondo intero che non siamo semplicemente una collezione di individui di tutti i tipi». Con questo discorso, in cui emerge la sua convinzione di essere giunti a un momento di crisi epocale (soprattutto per gli Stati Uniti), egli valuta il sentimento che soltanto una grande e costante forza morale, vincolo fra tutti i cittadini, può permettere la svolta, sottolineando quindi che gli Usa non sono solo una somma di individui, bianchi, neri, ricchi e poveri, gay ed eterossessuali, disabili e non disabili ma sono e saranno sempre gli Stati Uniti d'America.
Obama non è semplicemente il primo presidente di colore degli Stati Uniti, applaudito in lacrime da chi solo qualche decina di anni fa non poteva sedersi a fianco di un bianco su un bus. Obama è simbolo del nostro mondo, di ciò che è diventato e diventerà, anche perché è figlio di una coppia mista, di un uomo di colore e di una donna bianca, dell'incontro fra due etnie, di scelte coraggiose che un tempo facevano scandalo. Non solo: Obama è anche la dimostrazione - seppure non la prima - che non sempre grandi uomini sono cresciuti in famiglie perfette. Nato nel 1961, Obama, appartenente alla tribù dei Luo, viene da una famiglia complessa, come tanti della sua generazione è figlio di genitori separati e ha fratelli che vivono in Africa.
Storicamente, nell'estate dello stesso anno, gli attivisti per i diritti civili iniziarono i primi Freedom Rides, viaggi per la libertà, in cui miravano a porre fine alla segregazione sui bus interstatali che attraversavano il sud degli Stati Uniti, dove la Supremazia Bianca dominava e i neri lavoravano nelle campagne come mezzadri. Egli risulta tuttavia diverso dai suoi precursori, poiché nei più tranquilli anni '70, '80 e '90, anche se non coronati da importanti vittorie del movimento per i diritti civili vi fu la crescita graduale di una solida classe media nera, che in buona percentuale si trasferì nei quartieri bianchi ed entrò a far parte della normale vita americana.
Obama ha subito iniziato il suo progetto politico. Esso sarà incentrato su tagli fiscali per i ceti medio-bassi; massicce spese per infrastrutture, a cominciare da strade, ponti e collegamenti Internet, capaci di creare 3milioni di nuovi posti di lavoro, di cui l'80 per cento nel settore privato; e aiuti all' industria dell' auto. Attenzione particolare è l' atteggiamento di fondo che permea ogni azione e discorso del presidente eletto, la sua convinzione di essere giunti a un momento di crisi epocale (soprattutto per gli Stati Uniti), il sentimento che soltanto una grande e costante forza morale, vincolo fra tutti i cittadini, può permettere la svolta. In un memorabile discorso ha sottolineato che gli Usa non sono solo una somma di individui, bianchi, neri, ricchi e poveri, gay ed eterossessuali, disabili e non disabili ma sono e saranno sempre gli Stati Uniti d' America.
Stiamo cominciando a capire fino a che punto il successo politico di Barack Obama potrebbe modificare la percezione degli Stati Uniti nel resto del mondo. Mentre prima essi erano inquadrati come stati "controllati da una cricca di banchieri bianchi ed ebrei che usa gli idranti per reprimere i neri", ora, l'ascesa di Obama mette in moto una grave dissonanza cognitiva. L'America, che questa volta ha dimostrato un grado di civiltà capace di superare le barriere del razzismo, si avvia probabilmente a diventare un paese destinato a non esprimere più una chiara maggioranza etnica.
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