Dalla
Catalogna all'Oceania, Orwell e l'evoluzione del suo pensiero
Trama, Analisi e Commento
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Immagini
a Confronto:
-Albert
Camus
[La Peste]
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Winston
Smith:
L'ultimo
Uomo in Europa
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I
Fini del Potere:
-Seneca
Tragico
[Il volto infero del
Regnum]
-Hannah
Arendt
[Definizione di
Totalitarismo]
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I
Mezzi per il Potere:
-Il
Prospettivismo
[Nietzsche e Pirandello]
-Il
Controllo sul vero
[Popper: lo spettro
della televisione]
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Dalla
Catalogna all'Oceania:
Orwell e l'evoluzione del suo pensiero
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-Trama, analisi e commento
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-La Guerra Civile Spagnola
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-Testimonianze di Guerra:
Garcìa Lorca e Pablo Picasso
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Il percorso scelto può essere paragonato
ad un viaggio, immersi nel pensiero di uno dei più grandi autori del novecento,
George Orwell, all'interno delle cui opere si può trovare uno squarcio quanto
mai fedele della storia del nostro secolo.
Il mio studio su Eric Arthur Blair (il
cui pseudonimo è George Orwell) ha come punto di partenza la Catalogna, regione
Catalana in cui Orwell ha avuto modo di vivere nel terribile triennio '36-'39.
Lì combatté la sanguinosa guerra civile in
seno al corpo di volontari delle Brigate Internazionali, ed in questo modo
conobbe la guerra.
Come lui steso dirà nelle pagine del suo
diario-reportage "Omaggio alla Catalogna", si trovò a vivere in un contesto
diverso, talvolta valido, talvolta putrido. La prima parte del diario è
sovrastata dalla bellezza dell'ideale per cui si combatteva, un ideale definito
da Orwell come estremamente valido, e nella difesa della libertà da parte della
minaccia fascista rappresentata dal generale Francisco Franco.
Ben presto, però, il suo modo di pensare
muterà, ed al suo odio per i gruppi fascisti ed all'amore per la loro giusta
causa, si inserirà un terzo aspetto, che lo segnerà al punto da essere la base
su cui si strutturerà il suo pensiero. Nell'opera si presenterà sempre più una
terza minaccia, che avrà l'aggravante di risultare un tradimento agli ideali
anti-fascisti ed a quelli del vero socialismo, non ancorato ad interessi
oligarchici ma solo a valori di uguaglianza e solidarietà.
Questo spettro, le cui sembianze sono
quelle della fazione filo-stalinista presente all'interno della Spagna, sarà
per Orwell la ragione principale della sconfitta in guerra, e spianerà la
strada all'avvento del regime franchista cominciato nel 1939.
La guerra da cui Orwell ben presto
sarebbe fuggito, andava però ben oltre ciò che spesso s'intende come "il teatro
di prova della Seconda Guerra Mondiale", e dal suo interno aveva, oltre alla
drammatica spaccatura tra uomini e donne della stessa patria, anche atti di
pura barbarie.
Tra le testimonianze di questa guerra mi
sento di citare in particolar modo due personaggi: il primo è il poeta Federico
Garcìa Lorca, arrestato e fucilato pochi giorni dopo lo scoppio della guerra
per opera dei franchisti, ed il tutto per aver semplicemente manifestato il suo
credo Repubblicano ed il suo sdegno per i vuoti ed esecrabili ideali
nazionalisti. Il secondo è il pittore spagnolo Pablo Picasso, in particolare
nella sua "Guernica", opera intensa come poche ed ispirata al bombardamento
dell'omonima cittadina perpetrato dalla Lutwaffe tedesca durante la guerra
civile. Oltre al fatto che siano presenti tutti i più importanti aspetti della
pittura di Picasso, possiamo notare come tutta la opera, complici i molti
riferimenti simbolici quali il Minotauro
o il Lume della Ragione, assuma un significato universale, di disgusto
contro ogni guerra ed ogni barbarie umana.
Tornando ad Orwell, portò con sé il suo
disgusto ed il suo astio per i comunisti e, tornato nella sua Inghilterra,
coltivò il progetto che avrebbe portato a termine con il titolo di "La Fattoria
degli Animali". Quest'opera, estremamente allegorica, inquadra in maniera
satirica le vicende della Russia a partire dal dopo 1917, e pone molto
l'accento su come, in quel caso, gli ideali rivoluzionari non siano stati
difesi in maniera provvisoria da una dittatura (come professa Karl Marx) ma,
piuttosto, siano stati strumentalizzati
per dar vita ad un governo elitario.
Ogni ideale che ha animato la Rivoluzione
(allegorizzato in Ribellione) risulta così violato, e da qui la celebre
strumentalizzazione dell'ideale di uguaglianza: "Tutti gli animali sono uguali,
ma alcuni sono più uguali di altri".
Questa tappa del mio "viaggio", è una
tappa intermedia, mentre il suo culmine sarà nella nascita della cosiddetta Distopia.
La Distopia a cui approda Orwell è un genere antitetico all'Utopia così come la
intendeva, ad esempio, Thomas More. I suoi fondamenti sono l'estremizzazione
dei mali di un secolo e la creazione di una possibile realtà futura, che prende
piede nel mondo di "1984".
Qui si spiega anche il perché della
scelta della mia tappa di chiusura di questo viaggio, l'Oceania, ovvero una
delle tre superpotenze del mondo distopico creato da Orwell. L'Oceania, come
l'Estasia e l'Eurasia, si spartiscono un mondo in cui solo un uomo è rimasto,
Wiston Smith.
Wiston incarna in se l'eroe(non a caso è
il nome di Churchill, uno degli eroi della seconda guerra mondiale) ma anche e
soprattutto l'uomo comune (il cognome, all'epoca, era il più diffuso nei
territori di lingua inglese). Orwell cala questo personaggio gracile e
malaticcio in un contesto opprimente, dove il tutto è rappresentato dal partito
e da quel volto, il Grande Fratello.
Questo di Orwell è un attacco alla sua
realtà (quando scrive è il '48, con la Guerra Fredda ormai alle porte e lo
spettro dei totalitarismi ancora vivo negli occhi) ed al tempo stesso un
ammonimento.
Il paragone che più mi sovviene, dinnanzi
a questa realtà, è quella di un totalitarismo che incarni in sé tutto ciò che
si evince dalle più grandi opere storiografiche, di cui cito "Le Origini del
Totalitarismo" di Hannah Arendt. Così come quanto descrive la Arendt, il
totalitarismo Orwelliano crea dei nuovi individui, è fa sì che questi si
interfaccino completamente con l'ideologia di massa, perdendo così ogni
briciola di umanità.
La realtà creata, può inoltre consentire
di fare un parallelismo storico fra Orwell, che ricordiamo scrive negli anni
'40, ed il filosofo Karl Popper. Intanto la realtà descritta da Orwell assume
come verità un'enorme "illusione di cui si è smarrita la natura illusoria" come
disse il filosofo Friedrich Nietzsche nella sua ultima fase filosofica, il
cosiddetto "Prospettivismo". Il modo in cui ciò avviene, ha alla base la
strumentalizzazione della verità, che come detto avviene in un modo che
accomuna Orwell, che parla di tecnologia come occhio del Grande Fratello, a
Popper, che nel suo saggio "Cattiva maestra televisione" scrive nel '92 di come
questo mezzo possa divenire il mezzo, per i "nemici della democrazia", di giungere
ad un controllo delle masse che possa far sorgere nuovi totalitarismi.
Nonostante Orwell rifiutò sempre il ruolo
di scrittore "veggente", il confronto è d'obbligo. Infine, è possibile creare
altre simmetrie strico-letterarie tra Orwell e tematiche ed opere del passato.
E' il caso di Pirandello, che nella sua opera teatrale "Così è (se vi pare)"
descrive l'immagine di un mondo in cui non vi siano certezze assolute, ma solo
prospettive, che potrebbero però essere
soppiantate da inganni di varia natura.
Ben più forti sono i legami col mondo
antico, con quella tematica dell'orrore fine a se stesso che Seneca inquadrò
nel suo Tiestes nella maledetta
discendenza di Tantalo e che si lega per l'orrore fine a sé stesso nell'immagine
di un partito che per il semplice gusto di esercitare il potere calpesta gli
uomini in eterno.
Ultimo esempio è "La Peste", romanzo di
Albert Camus in cui abbiamo un'allegoria dell'invasione nazista in Francia e
degli effetti che questa compie sugli uomini: come un morbo che assalta la
carne, il totalitarismo si insedia negli animi umani e stravolge completamente
la loro esistenza, generando morte, dolore e distruzione.
Così, con questo attacco ed al tempo
stesso monito ai posteri, Orwell compie la sua opera più importante, un
assoluto capolavoro che supera il tempo, ed ancora oggi è attualizzabile e
angosciante.