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Charles Dickens
Nacque a Portsmouth nel 1812 da una famiglia piccolo borghese. A dodici anni dovette interrompere gli studi e fu costretto ad andare a lavorare in una fabbrica di lucido da scarpe, le cui esperienze furono inserite in un romanzo che riscosse grande successo David Copperfield. Nel 1836 divenne uno scrittore famoso quasi all'improvviso con la pubblicazione del romanzo The Pickwick Papers, una serie di avventure comiche e picaresche di numerosi personaggi, pubblicate a puntate in dispense mensili, che raggiunsero la tiratura di 40000 copie. In seguito Dickens si dedicò al romanzo sociale, concentrandosi sul tema della miseria, molto sentito dal clima filantropico della società vittoriana. Del 1849-50 è il suo libro più famoso David Copperfiel, storia della formazione di un giovane. Seguirono Hard times, quadro della reltà industriale inglese e delle condizioni della classe operaia inglese, esuccessivamente Great Expectation, altra storia di formazione di un giovane, beneficato da un forzato evaso. Lo scrittore morì nel 1870.
L'opera di Dickens è un tipico esempio di narrativa come produzione industriale, da cui l'autore può ricavare cospicui guadagni. Non è un fenomano nuovo in Inghilterra infatti prima di lui possiamo ricordare W.Scott. ma dietro la grande diffusione dei romanzi di Dickens sta una vera e propria rivoluzione editoriale (PUBLISHING REVOLUTION), cioè il passaggio dal romanzo in volume e il romanzo a puntate, che veniva venduto in dispense, a basso prezzo, e diveniva così accessibile ad un pubblico decisamente più vasto. Questa destinazione popolare influisce sulla configurazione del romanzo: intercci fortemente "romanzeschi", con complicazioni e colpi di scena, sentimentalismo strappalacrime, situazioni melodrammadiche, gusto per il pittoresco, umorismo a volte troppo facile. E grazie al suo enorme successo il romanzo divenne veicolo di idee. Dickens ha quindi ambizioni sociali, infatti usa il romanzo per illustrare i più gravi problemi della realtà contemporanea, lo sfruttamento del lavoro minorile, la scuola repressiva, il ruolo dominante del denaro, la miseria dei ceti proletari nelle grandi città industriali, l'ipocrisia borghese. Però Dickens non ha posizioni radicali; secondo lui le correzioni delle ingiustizie devono venire dall'alto, dai ricchi e dai borghesi convertiti e divenuti benefici. Dickens interpreta perfettamente lo spirito della borghesia dell'età vittoriana, consapevole dei torti del passato e che ora cerca di rimediare alle sue stesse ferite; conserva una visione ottimistica della società, convinto che l'armonia sia possibile grazie alla benevolenza tra gli uomini.
I suoi romanzi presentano numerosi difetti: cadute di gusto, eccessi patetici o moralistici, facile macchiettismo. Questi errori possono essere causati dalla sua produzione industriale, che obbligava lo scrittore a tener conto del gusto del pubblico e gli imponeva ritmi di lavoro molto rapidi che non consentivano un reffinato "lavoro di lima".
La storia è narrata dal protagonista stesso; l'io-narratore è però ben distinto dall'io-personaggio. Vi è una notevole distanza temporale tra il momento in cui avviene la narrazione e i fatti narrati; tra narratore e personaggio vi è una notevole diversità di esperienza e di visione del mondo: l'io-personaggio è un fanciullo inesperto e ignaro, messo di fronte ad una rwaltà ignota e sgradevole; l'io-narratore è un uomo ormai maturo che vede con commozione e al tempo stesso distacco il se stesso bambino.
Questa distanza è tipica del romanzo di formazione quando è narrato in prima persona: l'io-narratore è proprio il prodotto di quella trasformazione e deve segnare la distanza dall'io-personaggio per rendere evidente il processo che lo ha portato alla maturazione. Ci sono dei momenti in cui la realtà non è vista con gli occhi dell'autore bensì con quelli del bambino, attraverso la sua peculiare sensibilità e il suo stato d'animo: sono dei momenti di focalizzazione interna al personaggio.
Sul piano tematico si possono osservare: l'indignazione per la durezza con cui è trattata l'infanzia e per la fatica del lavoro minorile; la pittura squallida di scenari cittadini.
Si nota subito come la bruttezza della città industriale sia messa in connessione con la mentalità dell'utilitarismo, dominante nell'Inghilterra vittoriana, che vuole solo fatti positivi e bandisce l;a fantasia come inutile e dannosa. Nel romanzo la polemica contro questa mentalità è pungente ed insistita.
Si nota poi una serie di particolari che caratterizza lo squallore della realtà industriale. Ma Dickens punta soprattutto sulla deformazione umoristica caricaturale.
Sempre in nome di una difesa della fantasia, Dickens polemizza poi con la monotonia della città, che è sintomo di una società mercificata e meccanizzata che soffoca l'individualità. Lo scrittore insiste sempre in tono umoristico, ma con un umorismo amaro, sull'altra faccia di questa realtà apparentemente così ordinata e operosamente produttiva: le condizioni degradanti dellla classe lavoratrice. Possiamo vedere anche una forte polemica sulla mentalità conservatrice della borghesia, che rinfaccia agli sfruttati la loro scontentezza e irrequietudine.
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