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Carducci
Fu importante al suo tempo perché con lui inizia il terzo Romanticismo. Il primo Romanticismo è quello dei tre grandi autori, il secondo è la continuazione stanca e inutile di tematiche amorose ormai decadute, il terzo è la reazione alla maniera del secondo.
Carducci nasce nel 1835, in Maremma. Il padre era carbonaio e lo educa ai valori di libertà e azione. Studia a Firenze in collegio dai padri scolopi; matura una reazione contro il clericalismo e la religione; studia alla Normale di Pisa e si laurea a 20 anni in Lettere. Insegna per qualche anno in un liceo. Nel 1880 accetta la cattedra di Lettere a Bologna. Avrà un figlio ma morirà piccolo.
Raccolta di liriche scritte fra il '50 e il '60. È interessante perché ci dà un'indicazione precisa sulle letture del poeta: Parini, Foscolo, Leopardi, Manzoni, Alfieri, Monti (per l'aspetto formale). Legge gli illuministi per l'adesione al razionalismo che dopo la reazione al clericalismo è molto importante. Le tematiche presenti sono quelle che lo accompagneranno nelle successive: paesaggio toscano (un paesaggio forte, aspro, duro), la morte, la romanità, il Risorgimento al quale è legato il tema del Medioevo.
Raccoglie poesie dal '61 al '71. È importante per l'adesione formale al classicismo: il classicismo non è morto con il Romanticismo. La classicità soprattutto greca e il rimpianto per l'antica Roma ci fa capire come il classicismo non è morto ma come sia pronto a risorgere. Per Foscolo ricordare la classicità è proclamare valori estremamente attuali. Per Carducci il tema risorgimentale patriottico è esaltato nel richiamarsi a un'epoca più recente come il Medioevo. È una raccolta con tematiche simili a IUVENILIA. Ci sono più tematiche di interesse politico sociale. Questo interesse è evidente soprattutto in una lunga composizione poetica, Inno a Satana (1863), che non fa parte di nessuna raccolta. È una sorta di simbolo del progresso dell'uomo, è fiducia nel progresso, un inno alla forza e all'intelligenza dell'uomo (l'aspetto razionale) contro quegli aspetti di chiusura, interiorizzazione e abbandono che avevano caratterizzato un certo romanticismo deteriore contro cui Carducci aveva l'esigenza di reagire. L'inno è significativo perché si entra in pieno positivismo. È un inno al treno, simbolo di forza che unisce parti di mondo molto lontane, supera ogni ostacolo; questo è sintomo di un nuovo modo di sentire.
È una raccolta che si incastra con LEVIA GRAVIA e comprende poesie dal '67 al '79. I giambi e gli epodi sono due forme metriche greche di tipo satirico e polemico, infatti le tematiche sono tipicamente polemiche perché in esse Carducci interviene su problematiche sociali, religiose e politiche in tono polemico. In queste poesie Carducci polemizza contro la sua società contemporanea. Ciò che rimprovera è l'aver perso la grande generosità degli spiriti più magnanimi del Risorgimento, denuncia la sua impressione che, per raggiungere la sospirata unità d'Italia, la classe dirigente è scesa a compromessi troppo materiali, li accusa di avere rinunciato ai grandi ideali di libertà, di giustizia, di amor di patria. È una protesta. Evidenzia la levatura morale di questo poeta che diventerà il leader di quell'idealismo tipico del suo tempo.
Raccoglie liriche dal '61 all'86. Qui Carducci abbandona le polemiche per recuperare due filoni di grande importanza: quello autobiografico e quello storico. È di questi anni ('66-'69) la canzone di Legnano. Nel medioevo Carducci vedeva realizzata utopisticamente quella semplicità, comunanza di idee, solidarietà che Carducci auspicava per i suoi tempi e vedeva impossibile realizzarsi. A differenza di un Walter Scott che del Medioevo recuperava l'aspetto più vistoso, del torneo, delle donne, dei cavalieri, Carducci vedeva la gente dell'arengo, il popolo riunito attorno ai due cardini della società, il vescovo e il podestà. Questa solidarietà suscitava in Carducci un desiderio di poter rinnovare quest'epoca. Per quanto riguarda l'autobiografismo, è importante la ripresa del paesaggio della Maremma come riflesso della sua personalità, dei suoi sentimenti. Le sue poesie più sentite, più intime, più liriche sono quelle in cui Carducci immagina di tornare in Maremma e mette a confronto gli stati d'animo della gioventù con gli stati d'animo della maturità. Questo tema si concretizza anche nello scavo interiore su temi legati alle vicende della sua vita (la morte del figlio, del fratello e del padre). Scava dentro di sé alla ricerca di quei sentimenti più profondi che questi fatti provocano in lui. Non cerca il senso della vita ma ricerca i sentimenti.
Questa raccolta (dal '77 all'89) presenta lunghe composizioni che hanno tematiche non sentimentali. Barbare perché in queste odi Carducci vuole riprodurre la metrica greca e latina però agli antiche queste stesse metriche sarebbero suonate strane, appunto barbare, perché la metrica antica era di tipo quantitativo cioè fondata sull'alternanza di sillabe brevi e lunghe, e non di tipo accentuativo, cioè basato sugli accenti (da qui si ottiene un ordine metrico). Le odi di Carducci alle orecchie degli antichi sarebbero suonate strane per la diversità metrica. In queste poesie Carducci non si limita a far metrica ma fa rivivere la classicità: era un'intima armonia fra uomo e natura, una sintesi di forza e grazia, era accettazione virile della vita con i limiti, compiti, responsabilità. Era una concezione kantiana. In questo ideale di classicità trovava la realizzazione di tutti i suoi ideali che si sintetizzano in una visione eroica dell'uomo e della storia, nella possibilità dell'uomo di agire da protagonista sia nella sua vita sia nella sua storia.
e' l'ultima raccolta (dall'87 al '98). Unisce metri barbari (ritmi) a metri tradizionali (rime). In questa raccolta tarda si trova un Carducci più pacato e calmo, si trova il gusto delle grandi celebrazioni storiche, che però non hanno più quell'enfasi, quel coinvolgimento profondo delle opere storiche precedenti. Le poesie più belle sono quelle intime, malinconiche, talvolta nostalgiche, tipiche dell'età avanzata dove c'è nostalgia del passato e poi attesa serena della morte.
CONFESSIONI E BATTAGLIE: opera autobiografica.
DELLO SVOLGIMENTO DELLA LETTERATURA NAZIONALE: storia della letteratura italiana.
Scrisse alcuni saggi critici che trattano di autori della letteratura italiana. I migliori sono quelli in cui critica quei poeti come Alfieri, Parini, Foscolo ai quali si sentiva particolarmente affine. Per il resto fu più filologo che vero critico. Fu sempre attento all'aspetto formale senza considerare abbastanza gli influssi che il contesto storico, politico, sociale e individuale hanno sulla produzione di un certo artista.
La produzione poetica si colloca fra il '60 e il '90 in quel trentennio durante il quale si assiste alla nascita, allo sviluppo e al declino del Positivismo. Per Carducci l'idea fondamentale è che il mondo non è dannato da Dio, dal destino, dal sentimento, ma da leggi fisiche e la ragione e la scienza devono servire all'uomo per distruggere le false credenze sovrannaturali, le superstizioni e devono servire per guidare l'uomo alla conoscenza e quindi al superamento di queste leggi fisiche per condurlo alla conquista del progresso, della libertà e della democrazia. Per questo motivo il Positivismo rafforza in Carducci il sentimento della natura intesa come forza primordiale, originaria e l'uomo aspira a vivere con questa natura originatrice in serenità. Infatti il tema della natura come paesaggio è importante perché sia nelle rievocazioni storiche sia nelle poesie autobiografiche il paesaggio ha lo scopo di evidenziare il legame che è sempre lo stesso per generazioni, così come è sempre lo stesso il paesaggio che fa da sfondo.
È la fede nel progresso e nella scienza. È una corrente di pensiero ben strutturata che mise radici solide in Europa.
Nasce in Inghilterra poi si sviluppa in Francia, Germania, Italia, dovuta alle rivoluzioni industriali. È una visione positiva della storia, del mondo e dell'uomo. Il senso della vita dell'uomo è positivo nel presente, nel mondo, in cui si apre e si chiude la vita dell'uomo. La scienza in questo periodo fa passi da gigante: sono processi fenomenali. La sconfitta della malattia permette all'uomo di vivere di più; la crescita dell'economia permette di vivere meglio. Il positivismo ha una parabola debole perché i problemi sociali, economici, politici aprono una nuova crisi già negli anni ottanta dell'Ottocento.
Il tema è il poeta che ritorna in Maremma, rivede il paesaggio usato, a cui è abituato e il rivedere questo paesaggio aspro gli fa tornare in mente quanto lui somigli a questo paesaggio. Nella prima strofa c'è il paragone tra paesaggio e personalità. Nella seconda strofa il paesaggio noto rievoca in lui ideali propri della gioventù e constata amaramente che questi sogni sono illusioni e tuttavia questo paesaggio (strofa quarta) ispira il cuore del poeta alla pace, alla serenità, all'armonia.
Carducci è poeta della storia.
(B. Croce)
Carducci intende la storia come un lungo poema epico, nel quale, a seconda delle epoche, si affermano via via i più grandi valori dell'umanità che sono valori eterni (libertà, giustizia, patria, fraternità), che Carducci vede realizzati di volta in volta nelle diverse epoche ma la storia è un lento cammino di conquiste da parte dell'uomo di questi valori. Per questa sua concezione Carducci stesso non poteva rimanere al di fuori della sua storia contemporanea ma era ovvio che partecipasse attivamente alla vita nazionale. Il poeta Carducci è il poeta vate che "usciva alla nuova età vibrando strofe come spade e diffondendo il canto come ale d'incendio" (Croce). Nel suo tempo Carducci fu vate, guida della nazione come Manzoni a suo tempo. La concezione di Carducci è massimalista; ma non sono i personaggi che fanno la storia, al contrario è l'uomo che fa la storia perché positivista. Una delle regole che Carducci propone è quella della solidarietà umana cioè l'importanza per gli uomini di aiutarsi reciprocamente per realizzare nella storia ciò che è giusto e ciò che è bene. L'uomo è positivo perché tende e deve tendere con l'aiuto degli altri verso il bene. Questo è importante perché ha una conclusione ovvia: il sentimento di Carducci nei confronti della vita è un sentimento virile, forte, è un sentimento che ignora il dolore o la morte ma che riesce a superarli, non si lascia opprimere, non si rinchiude in se stesso ma la consapevolezza della gravità di questo problema lo spinge a cercare la solidarietà di altri uomini e a trovare nel collettivo superamento di questo problema la ragion dell'esistenza. Si collega alla solidarietà, il tema della classicità: è una presenta attiva, Roma parla ancora attraverso le sue rovine. Ma è un recupero formale del classicismo perché la poesia antica era austera, nobile, semplice, essenziale, perché era lontana dal sentimentalismo estremamente noioso del tardo Romanticismo. Invece nell'antichità Carducci vede la stabilità, l'essenzialità, la solidità, vede qualcosa di definitivo. Ci dà un'idea di eternità. Il monumento antico pur essendo fatto dall'uomo dà il senso dell'eternità, delle cose che Carducci non vede nel suo tempo.
Scritto in ricordo del figlioletto Dante, morto a 3 anni. È anche un'invocazione a suo fratello Dante, suicidatosi a 20 anni, perché accolga il piccolo, per aiutarlo a superare il terrore delle tenebre (morte = buio), perché questo bambino era ancora attaccato alla vita. il tema apparentemente è lacrimoso e patetico: invece è una accettazione dignitosa di tale grande dolore. Trova un coraggio nuovo per reagire. Il dissidio vita - morte si risolve sempre a favore della vita, simboleggiata dalla luce in contrapposizione alla morte - tenebre.
Non ci sono lacrime. C'è invece una descrizione. Le cose che abbandona sono il sole e la madre, che non avrebbe mai lasciato volontariamente. È la vincita della luce sulla morte. Dopo il dolore c'è sempre la vita.
Il medioevo di Carducci è quello comune, della città dove regna la solidarietà contro il comune nemico. È il Medioevo delle Corporazioni. L'arte, le corporazioni, le guilde, erano o nostri sindacati, associazioni di mutuo soccorso perché la famiglia doveva sopravvivere: a Carducci piaceva così.
Descrive un comune della Carnia (regione dell'alto Friuli) dove una domenica mattina dopo la messa, il podestà o il console raduna in piazza i cittadini e con equità e giustizia suddivide i pascoli fra gli allevatori di modo che nessuno si lamenti e inoltre ai giovani dà il compito di difendere i pascoli e il comune. Democrazia e fraternità li trova solo nel medioevo e le auspica per il suo tempo.
Il poeta saluta le foreste simbolo di questa regione, le saluta ricordandole nel momento del mattino e in quello del tramonto.
Il pensiero erra e sogna. Non vede apparizioni di morti e streghe - non vede il medioevo tragico che di solito si pensa ma vede il valore, la dignità, la serenità rustica ma virile del comune.
Il console dopo avere posto le amni sulle reliquie, dopo avere chiesto, cioè, l'ispirazione divina, dice: "Divido la foresta, che sembra nera tanto è lontana, e voi pastori porterete le greggi alle cime dopo la foresta, e a voi figli, se sopraggiunge il pericolo, do la spada per difendere il comune e morirete per la vostra libertà. I giovani devono lottare e se necessario morire per la libertà".
Questi giovani erano orgogliosi del compito onorevole di difendere la città (dopo l'unità d'Italia ciò che Carducci accusava era l'essersi liberati dei valori della restaurazione e di interessarsi solo agli interessi particolari). Il sole li colpiva ma le donne piangevano.
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