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Caligula
Maria Grazia Siliato, Caligula, Arnoldo Mondadori Editore, Milano Febbraio 2005.
Autore
Maria Grazia Siliato è nata a Genova da una famiglia di imprenditori in cui convivevano tre confessioni religiose e ascendenze svizzero-tedesche, genovesi, siciliane e spagnole. Oggi vive in una dimora medioevale nei Castelli Romani. Presiede la Società di antichità e Archeologia Paleo-Cristiana di Roma. I suoi libri e i suoi documenti hanno ricevuto molti premi fra cui il premio Libro dell'anno Historium. Dopo anni di ricerche nell'isola di Cipro e negli archivi di Venezia, Costantinopoli, Città del Vaticano e Ximancas, l'autrice ha narrato nel romanzo l'Assedio (1995) la storia dell'assedio dei Turchi a Famagosta, uno degli eventi più drammatici nel Mediterraneo del XVI secolo. Il governo dell'isola ha apprezzato il romanzo a tal punto da conferirle la cittadinanza onoraria di Cipro. I suoi libri, fra cui La sindone di Torino (1989) sono stati pubblicati in Italia, Francia, Germania, Cipro, Spagna, Romania e Polonia. L'ultimo romanzo, Caligula, è uscito da Mondadori nel febbraio del 2005. Ora sta lavorando su un nuovo romanzo sugli Esseni di Qumran, ambientato tra la Gerusalemme di oggi e la Giudea del primo secolo.
Trama
Nei castra stativa, una città militare nelle foreste della Germania, vive la sua infanzia Gaio Cesare. È figlio di Germanico, il comandante delle otto legioni più potenti dell'esercito Romano, un esercito che sorveglia il confine renano composto di veterani induriti da mille battaglie. Ma l'imperatore Tiberio ordina al comandante e alla sua famiglia una spedizione in oriente per sorvegliare questo confine permanentemente in battaglia. Un giorno Germanico annuncia di volersi recare in Egitto, una decisione che non potrebbe essere presa senza il consenso di Tiberio. Decide di portarsi con se solo Caligula, come era stato soprannominato dai soldati dell'accampamento in Germania, per imbattersi in meno rischi. Viaggiano travestiti da greci, visitano il tempio di Sais e risalgono il fiume Nilo. È nel lago sacro che poi si celebra il rito in onore di Iside, la Grande Madre, in cui le navi rappresentano il viaggio dell'uomo dalla riva della Materia a quella dello Spirito. Di ritorno dall'Egitto, Germanico viene avvelenato. Dopo la morte del padre e la successiva disfatta della sua famiglia per opera di Tiberio, Gaio Cesare trascorre lunghi periodi di isolamento, prima presso la residenza della Noverca, Livia, madre di Tiberio e moglie di Augusto, poi nella villa dell'imperatore stesso a Capri. Ma nel totale isolamento Gaio, con grande abilità di dissimulazione, apprende come gli intrighi di palazzo abbiano distrutto la sua famiglia: una tragedia che lo segue per tutta la sua breve vita. Quando Tiberio, gravemente malato, decide di lasciare Capri, comincia per Gaio Cesare una vertiginosa ascesa al potere. Viene eletto dal senato padre della patria, augusto, pontefice massimo e imperatore. Il giovane Caligula intraprende subito una politica a favore dei populares. Vuole far cessare tutte le guerre, vivere in pace e sottrae privilegi agli optimates per concederli al popolo. Vuole lasciare un segno indelebile e vendicare la sua famiglia. Spende moltissimo denaro per la costruzione di edifici e infrastrutture. Una mattina d'inverno, il giovane Caligula, ricorda, il padre che a Sais rievocava un piccolo lago a Sud di Roma. Vuole vedere il luogo e decide di erigere lì un monumento alla memoria di Germanico. L'opera prevede la costruzione di due navi maestose, con templi in marmo e oro, che galleggiano leggere. Ma gli optimates non cessano di tramare nell'ombra e dopo solo quattro anni del suo impero viene assassinato insieme alla moglie Milonia e alla figlia di tredici mesi, dal più fidato prefetto delle coorti, Cherea. Al suo posto viene eletto imperatore suo zio Claudio, da sempre considerato superficiale e banale, in modo da essere controllato più facilmente. Gli optimates e gli oppositori di Caligula fanno distruggere tutti gli edifici da lui eretti e affondano anche le due maestose navi.
Personaggi principali
Germanicus ovvero Germanico, padre di Gaio Cesare Germanico "Caligula". Era il comandante della più potente concentrazione di armati che, vigilava sulle frontiere dell'impero, "una travolgente macchina da conquiste in cui si raggruppavano otto esperte legioni". Non c'è mai descritto fisicamente, ma sicuramente aveva un fisico robusto e forte, indurito dalle battaglie, anche perché era molto giovane al tempo dell'infanzia del figlio. Era sempre molto dolce e "viveva in sintonia con i suoi uomini, quale fosse il grado o la posizione umilissima, la raffinata cultura o la più semplice sozzeria di ciascuno; la sua umanità era traboccante, immediata". Nonostante ciò "nessuno in tutto l'esercito poteva discutere con il dux Germanicus, quando comunicava un ordine", poiché sapeva farsi rispettare e nello stesso tempo ottenere il favore di molti. Per quanto riguarda i rapporti familiari amava molto sua moglie e i suoi figli, cercava sempre di consigliarli, di guidarli e di rassicurarli. In conclusione era un ottimo comandante e allo stesso tempo un ottimo padre di famiglia. Purtroppo però è stato avvelenato per opera di Tiberio ed è la sua prima vittima della gens Giulio-Claudia.
Agrippina È la madre di Caligula, moglie di Germanico. Era molto bella prima della morte del suo celebre marito, poi la sua bellezza era sfiorita a causa del dolore per la morte dello sposo e la consapevolezza che la sua famiglia si sarebbe distrutta a poco a poco sotto i duri ordini di Tiberio. In ogni modo di lei abbiamo una descrizione di quando la sua bellezza non era sbattuta, ma era florida e viva: "I bei capelli morbidi di sua madre erano tutti raccolti strettamente indietro, da mani distratte, senza la scriminatura sottile né le due onde eleganti ai lati del viso, che nei secoli avrebbero reso i suoi ritratti marmorei riconoscibili". Poi si percepisce subito il degrado fisico dovuto al dolore: "Le guance erano incavate, un'ombra oscura circondava gli occhi, già naturalmente profondi nelle orbite, come quelli di suo figlio". Caratterialmente però è molto forte se si pensa che abbia dovuto assistere alla morte del marito, alla perdita e alla prigionia dei suoi figli, alle uccisioni dei fratelli e della madre: "Ma era fortissima, padrona di sé nei più piccoli gesti, pareva che non conoscesse emozioni. A ogni rumore [.] lui ormai trasaliva. Lei no. Era ferma, le mani, diventate molto sottili, incrociate sulle ginocchia". È una figura importante per Caligula che lo guida nel suo processo di maturazione. Anche lei è mandata prima in esilio e poi è costretta al suicidio.
Caligula È il personaggio su cui è incentrato tutto il romanzo e dal quale prende nome. La narrazione prende l'avvio dall'adolescenza in Germania di Gaio Cesare detto Caligula e ne ripercorre la vicenda umana storica e psicologica svelandone doti e capacità. Caligula ha una personalità insolita e complessa. Solitudine, dolore e follia hanno attraversato la sua vita, ma "Caligula si staglia soprattutto come un personaggio innovatore e visionario, segnato dal bisogno irrinunciabile di creare utopie". Infatti, nonostante la morte di tutti i suoi familiari, venuti a mancare durante la sua adolescenza, egli spera un impero senza guerre, non cerca la vendetta negli omicidi poiché vuole la pace, e per farsi ricordare proprio come portatore di pace e giustizia erige numerosi monumenti. Ma la concezione innovativa dell'impero non era vista come una buona cosa e proprio per questo motivo viene assassinato. Non è mai descritto fisicamente, ma in ogni caso il suo corpo è forte e robusto. Nonostante le sue quattro mogli, una sola e l'ultima è colei che ama, Milonia, una ragazza molto dolce. Ella è per lui la sola unica persona che consideri di famiglia di cui si fidi e con questa ha una figlia Julia Drusilla. Quando viene assassinato, la moglie, anch'essa uccisa aspettava un bambino che sarebbe stato il futuro erede al trono. Anche la piccola figlia viene uccisa.
Tiberius Tiberio è l'imperatore precedente a Caligula. Il suo governo durò ventitré anni e attraversò tutta l'infanzia e l'adolescenza del protagonista. Tiberio c'è descritto molto rigorosamente: "La sua statura superava quella degli altri, gli dava un'impronta di solitudine. Dicevano che contasse sessantatre, anni in quei giorni. Il suo torace era eccezionalmente largo; e di certo, come si raccontava, era stato molto forte in gioventù. Teneva le labbra duramente serrate e l'espressione era naturalmente torva, così com'era stampata in migliaia di statue e monete. Ma la pelle era irregolarmente chiazzata, qua e la rossastra, segni di qualche ricorrente infezione cutanea. E quel ripugnante dettaglio lo rendeva umanamente vivo [.] La sua postura rigida ricordava gli anni della vita militare [.] Le sue mani erano larghe, con dita pesanti, si diceva che fossero forti al punto da uccidere con una stretta". Dopo questa descrizione fisica l'autrice ci presenta allo stesso modo il suo carattere e le qualità morali: "Gli storici dissero che in lui, da sempre, e massimamente dopo l'elezione all'impero, sentimenti, ambizioni, desideri erano nascosti da un'insuperabile barriera di dissimulazione. Ma, dietro quella diffidente difesa, agiva un'intelligenza potente, chiara e fredda, che penetrava le insidie. E, quando tacevano rancori e vendette personali, decideva lentamente, dopo riflessioni solitarie. Il suo rapporto con la responsabilità dell'impero era di una dedizione senza pause: e ne derivava per l'amministrazione delle province un governo duro, attento ai dettagli, maniacalmente economo, però sostanzialmente giusto e positivo, poiché operava non per brillanti intuizioni ma per una applicazione tenace [.] Una sprezzante fiducia nel prossimo gli era costante e spontanea; la memoria delle offese era indelebile; l'odio per i nemici indistruttibile; la capacità di uccidere naturale e senza rimorsi. Era totalmente spietato; terrorizzare i nemici gli ispirava una soddisfazione che raggiungeva la libidine; e nessun mezzo, per atroce che fosse gli pareva eccessivo. Seminandosi attorno odio in questo modo, sentiva necessario distruggere ogni possibile rischio per se. E ormai s'era psichicamente avvitato in una inarrestabile spirale di stragi; umanamente solo, s'era anche fisicamente isolato sugli scogli di Capri. E stargli vicino era rischiosissimo". È colui che ha fatto uccidere tutta la famiglia di Caligula.
Temi
Nel romanzo di Caligula emergono soprattutto tre temi: l'amore, la morte e la vendetta. Infatti, in un momento storico nel quale i matrimoni erano stabiliti solamente dai paterfamilias di due famiglie per motivi di interesse di vario genere, la famiglia di Gaio Cesare è legata da vero amore: Germanico ama moltissimo sua moglie Agrippina e i suoi figli tra cui Caligula. Infine, nonostante ben quattro matrimoni, l'unica persona che l'imperatore sceglie è Milonia, che ama come se fosse da sempre parte della sua famiglia e non accetta i matrimoni di interesse voluti dai patrizi.
Un altro tema conduttore del romanzo è la morte, a cui a sua volta è legato il tema della vendetta. Questo libro è racchiuso da moltissime serie di assassinii tra cui quelle degli oppositori di Tiberio e poi dei congiurati contro il protagonista. Legato a questo tema si trova la vendetta che inesorabilmente porta all'assassinio delle persone accusate di un certo delitto. E tutto questa diventa più spaventoso sapendo che le uccisioni e le conseguenti vendette siano state spinte dalla sete di potere. Quest'ultimo è un altro tema su cui riflettere, probabilmente il più importante, infatti, nonostante siano solo tre parole su carta, questi tre vocaboli costituiscono quello che è stato e quello che sarà della nostra società. Dai primi uomini ai futuri c'è sempre stato qualcuno, spinto dal Potere, come scrive l'autrice, che vuole prevaricare sugli altri a discapito di molti. E ciò conduce spesso ad assassinii e varie vendette.
Giudizio sul testo
Questo libro è stato interessante sotto vari aspetti. Inizialmente la lettura può sembrare pesante, poiché è un romanzo molto storico e se una persona non conosce bene la storia romana fa fatica a capire l'intreccio delle parentele, nonostante l'apposita tavola genealogica posta in fondo al libro. Ma superato il primo momento la narrazione procede molto più veloce e coinvolge il lettore in un vortice di emozioni e di sentimenti. Caligula, una delle più emblematiche figure della gens Giulio-Claudia, per gli storiografi romani fu solamente un folle e una misteriosa malattia gli sconvolse la mente spingendolo a compiere imprese stravaganti e ad entrare in conflitto con senatori e pretoriani. Maria Grazia Siliato invece ci fa riscoprire questo personaggio nel suo contesto storico, libero dalle interpretazioni di parte e analizzato da una approfondita osservazione psicologica. Caligula è un personaggio meritevole di essere studiato e compreso, poiché conosciuto fino ad ora poco e male.
Anche i temi del romanzo meritano di essere analizzati, poiché nonostante un abisso di duemila anni che ci separa dal signore di Roma, il tema del potere è tragicamente attuale. Oggi come allora, capi di stato, soprattutto nei paesi meno sviluppati, sottomettono il popolo in un rigidissimo governo solamente per proprio interesse e guadagno. E ancora oggi nel secolo della scienza e della cultura si uccidono i nemici politici e si fa scomparire ogni loro traccia come nell'antica Roma. Non c'è ancora libertà di parola, di stampa e di pensiero. Cose che noi "occidentali" non riusciamo nemmeno ad immaginare. Bisogna far cessare tutto ciò.
Infine per quanto riguarda le tecniche narrative, l'autrice intreccia sapientemente la materia storiografica e archeologica soffermandosi soprattutto sull'enigma delle famose navi che Caligula aveva fatto costruire sul lago di Nemi. Caligula è un romanzo che ha il rigore e i riferimenti di un trattato di storia e archeologia, ma contemporaneamente, vi sono colpi di scena, una caratterizzazione precisa dei personaggi e dei loro sentimenti di un piacevole e ben intrecciato romanzo d'avventura.
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