Beato Angelico
Il Beato Angelico non può essere considerato un artista medievale perché
è uno di quegli artisti che fa parte di quella schiera di innovatori che
portarono una ventata di novità alla fine del medioevo. Bisogna però parlarne
qui perché, pur essendo un protagonista del rinascimento al pari di Masaccio, Brunelleschi e Donatello, è un artista del medioevo per
quanto riguarda i contenuti. Lui era un frate domenicano che visse a lungo nel
convento di San Marco a Firenze. Nacque a Vicchio nel
Mugello nel 1400 circa e muore nel 1455, a lui viene dato il nome di Beato
Angelico considerati i temi da lui rappresentati, compie una specie di
trasposizione teologica (mistica) dei valori del rinascimento. Utilizza la
prospettiva, l'organizzazione delle figure, il recupero del decoro e delle
bellezze antiche per legare tutto ciò a valori mistici di tipo medievale. Il
Beato Angelico porta dentro di se tutti i valori medievali, ma vive ed è ben
inserito in un ambiente sociale, Firenze del 1400 di Masaccio e Brunelleschi, quindi tenta con le sue opere una mediazione
tra questi due caratteri. Esegue solo soggetti religiosi, lavora molto nei
conventi domenicani, soprattutto nel convento di San Marco di Firenze (ora
museo di san Marco) ma anche a Roma. In lui dominano alcuni elementi del tardo
gotico e cioè la ricchezza degli ambienti e dei personaggi, ma lui utilizza
questi caratteri in modo sagace perché li utilizza per esaltare i protagonisti
delle sue pitture. Il Beato Angelico era comunque molto avveduto nei cambiamenti
che si stavano realizzando e lo si vede in un piccolo dipinto che si trova a
Francoforte che rappresenta una Madonna in trono che sembra quasi un abside di
chiesa. Qui i personaggi che si trovano ai suoi lati sono un cerchio
prospettico, sembra che scandiscano ad uno ad uno lo spazio, sembra un 'colosseo' di uomini (si veda la cappella Brancacci di Masaccio). In un annunciazione che si trova al
museo diocesano di Cortona , tutto avviene in una
scatola prospettica e spaziale di un edificio tipicamente rinascimentale ma il
Beato Angelo non rinuncia allo splendore dei colori di carattere gotico.
Un'altra madonna in trono (madonna dei linaioli, gli industriali tessili del
tempo), il Beato Angelico rappresenta la verità naturalistica dell'ombra della
prospettiva in uno splendore di oro allusivo della purezza della vergine. Beato
Angelico realizza lo sfondo dorato con panneggi dorati creando delle
ombreggiature anche con l'oro. Trovato il controllo delle tecniche nuove, il
Beato Angelico le usa per spiegare meglio qui i valori profondi, mistici, della
religione. In una piccola tavoletta che racconta l'annuncio angelico e
l'epifania del Signore destinata probabilmente all'uso privato, B. Angelico fa
una profusione di oro e lo fa comunque con una disposizione prospettica. Lo
stesso vale per 'l'incoronazione della vergine' un luogo del
paradiso. Si tratta però di un paradiso prospettico, c'è una scala per esempio
a dimostrare la padronanza della prospettiva. Poi ci sono le grandi opere
teologali, si potrebbe dire. In San Marco c'è un suo affresco con la
rappresentazione della crocifissione di Cristo, vi raffigura un se tutti, oltre
ai personaggi storici ci sono i Santi e i profeti. L'affresco si trova nella
sala capitolare del convento, sala adibita al governo della comunità e alle
riunioni della comunità. È giusto che qui ci sia questa rappresentazione quasi
a dimostrare cosa ha realmente significato il sacrificio di Cristo per gli
uomini. Domenicani sono i dottori, gli insegnanti della chiesa. Una crocifissione
è la meditazione teologica su quello che ha significato la morte di Cristo, su
come è stata preceduta dai profeti dell'antico testamento e su come gli uomini
della chiesa, i Santi, hanno portato avanti il significato della morte di
Cristo. Il B. Angelico affrescò anche le celle dei monaci del convento di San
Marco, convento progettato dall'architetto Michelozzo,
sotto la protezione dei medici e ora museo monografico dedicato al B. Angelico.
Nelle celle sono raffigurate scene della vita di Gesù. La caratteristica degli
affreschi delle celle è (prima si è parlato di semplicità, intensità espressiva
con una componente di silenzio) che le scene dovevano avere funzione
meditativa. I domenicani chiusi nelle proprie celle , dedicati allo studio,
avevano la possibilità di riflettere su un episodio della vita del Signore, la
pittura era quindi utilizzata con scopo religioso e didattico. B. Angelico
lavorava anche per i privati anche se i soggetti dovevano essere comunque
religiosi. Per la famiglia Strozz, per la loro
cappella, realizza una grande tela raffigurante la deposizione di Cristo, pur
essendo un argomento molto triste, tutta la scena si svolge in un ambiente
molto luminoso, sembra una elegia cioè un malinconico stupore sulla vita di
Gesù che muore per salvare il mondo. In alcune opere già si cominciava a vedere
caratteri rinascimentali ai quali probabilmente si ispirò Piero della
Francesca, caratteri che si rivedono soprattutto nella luminosità delle scene.
A San Marco vi è anche una pala che racconta l'episodio dell'apocalisse. Gesù
giudice arriva sulla terra dall'alto per giudicare gli uomini, si aprono quindi
le tombe e i morti risorgeranno. Il B. Angelico realizza una strada aperta in
più punti a rappresentare le tombe con a destra e a sinistra i buoni e i cattivi.
C'è anche una rappresentazione dell'inferno molto probabilmente mutuando molto
dalla Divina Commedia. Il Beato angelico lavora anche a Orvieto nella cappella
che fu completata dal Signorelli, qui realizza alcuni
spicchi tra cui il Cristo giudice. Fu anche miniatore a San Marco, si
conservano libri miniati con stile gotico ma si notano già le novità del tempo.
Il massimo successo lo ha quando Nicolò V lo chiama in Vaticano a decorare la
cappella Niccolina. Realizza la storia dei Santi martiri Stefano e Lorenzo. Il
primo fu ucciso lapidato e il secondo fu bruciato sulla graticola. Secondo la
tradizione ebraica Stefano fu ucciso fuori delle mura delle città dai suoi
nemici ebrei. Lorenzo lo si vede consacrato dal Papa e poi che distribuisce i
beni della chiesa. Quello che affascina in questi affreschi è la grande
modernità dell'impostazione architettonica. La scena della consacrazione di
Lorenzo è contenuta all'interno di un edificio dove si vede molto bene la
prospettiva e la profondità dell'ambiente (sembra un'opera di Piero della
Francesca). Nonostante questa consapevole modernità c'è sempre uno spirito di
sacralità, un senso di tempo sospeso nella qualità dei gesti, si capisce che il
Beato è un personaggio nostalgico di usi medievali religiosi. Il Beato Angelico
è consapevole della sua dicotomia ma è convinto, in quanto uomo di chiesa, che
le opere d'arte avevano la funzione teologica e mistica. L'arte così come
succedeva sulle pareti delle grandi cattedrali gotiche e prima ancora
romaniche, aveva una funzione didattica per spiegare i valori profondi della
fede.