APPUNTAMENTO AL QUISIBEVE PER UN POLIBIBITA
FUTURISTA!
La Belle Époque
vede la nascita di un movimento che sarà prerogativa dei primi anni del
Novecento: il Futurismo. In occasione del suo centesimo compleanno (il
"Manifesto" redatto da Marinetti viene pubblicato sul "Figaro" il 20 febbraio 1909 a Parigi) torna sempre
attuale il desiderio di cambiamento, di miglioramento, di innovazione che
caratterizzava quegli anni in fermento. La produzione di macchine e aerei
cresceva; essi rappresentavano la velocità: forza scatenatrice
di adrenalina, che agitava gli animi e trascinava con sé, nel suo cammino senza
sosta, la modernità. Parigi era un cantiere sempre aperto e in continua
espansione. La "città futurista" doveva essere avvolta dal dinamismo, suo fiore
all'occhiello erano i trasporti e la capitale francese poteva vantare una
nuovissima metropolitana. Tutto questo costituiva un'irresistibile attrazione
per gli intellettuali del periodo, giovani artisti avventurosi in cerca di
idee, di posizioni da prendere, di azione, con lo scopo di gettarsi alle spalle
tutti i "passatismi" e guardare avanti. Una guerra alle porte era l'ideale per
"ripulire" il mondo e lo stesso Marinetti ve ne prenderà parte. Posizioni un
po' troppo radicali quelle dell'ideatore della prima avanguardia che sfociarono
spesso in rivolta, infatti vi furono sia attacchi ai futuristi stessi
che da parte loro ai "passatisti", cioè chi aveva l'occhio malinconico verso i
ricordi del passato. Marinetti suggeriva di distruggere Venezia, la città decadente
per eccellenza, e tutte le biblioteche, le accademie e i musei, gli stessi che
oggi dedicano a lui mostre ed esposizioni. Questa corrente di pensiero non
comprendeva soltanto la letteratura, ma spaziava in tutti gli ambiti della
cultura e della società. Il cinema, che non ha passato, è considerato uno
strumento preziosissimo, anche se ci sono rimaste poche testimonianze. Il
teatro classico viene abolito per dar spazi al varietà e ad opere nuove, in cui
Marinetti stesso si cimenterà con scarso successo (in seguito verrà decretato
d'obbligo fischiare alla fine della rappresentazione). Egli ha però il merito
di aver messo in scena dei macchinari umanoidi decenni prima che venisse
coniata la parola "robot". Il teatro, come la letteratura, subisce lo svecchiamento
attraverso le "parole in libertà" vengono
abbandonati gli schemi per dar spazio alle emozioni, che si gettano violente
sul palcoscenico e sulla carta, qualsiasi concetto o sentimento viene trasmesso
senza regole. Rende l'idea di una perfetta catena di montaggio quel coinvolgimento
a 360° di cui protagonista è l'arte visiva: i quadri e i servizi fotografici
pieni di colore, che enfatizzano il "movimento", sopravviveranno
a qualsiasi ideologia. Non si sottrarranno neanche la danza, la moda, l'arredamento
e la cucina. Quest'ultima è la più curiosa: la cucina futurista era lotta
contro l'alimento amidaceo (la pastasciutta), di cui la gente era assuefatta e
ne riceveva fiacchezza, pessimismo, nostalgia e neutralismo. Nel 1914 il cuoco
francese Jules Maincave si disse annoiato dai "metodi
tradizionali delle mescolanze", ne segue l'abolizione del coltello e della
forchetta favorendo i "bocconi simultanei e cangianti". Anche le parole
subiscono delle trasformazioni: il cocktail diventa il "polibibita",
il bar è il "quisibeve" e il picnic e il "pranzoalsole", solo per citarne alcuni. Nel 1931 nasce la
taverna del "Santopalato", famosa per le cene
futuriste. È significativa questa volontà di sublimare la cucina ad arte
nobile, è il sentore che nulla è stato lasciato al caso nel processo di
rinnovamento che si voleva attuare. C'è da paragonarlo ai movimenti giovanili
degli anni '60, credo che il principio di base sia il medesimo: arrivare il prima possibile a conoscere il non conosciuto, seguire
energicamente e attivamente l'onda del progresso, senza farsi trasportare ma
guidandola. Le riforme sociali, in genere appannaggio dei giovani, si rivolgono
anche alla donna, vista dai futuristi come "pari": non esistono maschi e
femmine ma mascolinità e femminilità, entrambe parti di una persona completa.
Il concetto è un po' distorto ma il senso è sempre quello della rivalutazione
della figura femminile. I manuali di letteratura riportano il futurismo come un
movimento terminato, circoscritto, ma è soprattutto precursore di tante novità
ideali e comportamentali del nostro tempo.