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Alfieri




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Alfieri


Malinconia

Solitudine       aspetti tipici del Romanticismo

Impeti ribelli


Alfieri ha una sensibilità inquieta; appartiene ad una classe sociale culturalmente chiusa, abituata a rapporti di tipo formale entra in scontro con l'ambiente chiuso, anaffettivo e formale (vedi Leopardi), e questi sono aspetti che lo legano alla corrente del Romanticismo.

Interioris ripae amor ricerca di Alfieri di qualcosa che non c'è nella realtà, motivo per il quale egli è sempre in viaggio: egli dice che Parigi è troppo provinciale, Pietroburgo è il trionfo della tirannide e Berlino è l'universal caserma.

La storia contemporanea per Alfieri, è grigia e antieroica, banale, e non c'è spazio sociale che paghi la sua inquietudine (lo dirà anche Leopardi): l'unica cosa che lo consola è la natura, descrive infatti alcuni paesaggi come il mare di Marsiglia. Il paesaggio incontaminato lo attira perché permette all'uomo di ottenere la libertà assoluta, negatagli dalla vita sociale.

Alfieri desidera l'infinito, che è però introvabile dà una valenza infinita alle cose finite, e la delusione che prova è quella delle aspettative, in quanto tutti gli oggetti reali hanno un limite è questo che rende impossibile trovare l'infinito e porta all'inevitabile delusione.


Alfieri non conosce ancora quali siano le cause della scontentezza:

  • Corre incontro ad un imprecisato oggetto del desiderio
  • Vuole stordirsi per riempire il vuoto dentro lui ripreso da Leopardi, Foscolo l'agire impedisce di pensare

L'autore si scaglia fortemente contro l'assolutismo illuminato, preferisce al suo posto il regime tirannico, perché è un tentativo di mascherare l'assolutismo sotto forme "democratiche" si assopisce il "forte sentire" che porta alla ribellione


Noia: Leopardi dirà che è un non-sentimento, che non ci fa sentire niente.

Tedium vitae: ci fa stare male più se soffrissimo, la noia ci fa ambire al nulla certissimo delle cose (Leopardi). Noia è il senso di inutilità e vuoto; in Alfieri s'incomincia a vedere ciò:

noia vuoto malinconia.

Sia Foscolo, che Leopardi dicono che agire è importante perché ci impedisce di pensare: l'azione rende l'uomo più felice che se stesse pensando (pensare alla morte, o a tematiche negativa dà malinconia e tristezza). Il pensiero fa soffrire: gli animali soffrono, ma solo fisicamente, mentre noi soffriamo anche interiormente.

Scontentezza e irrequietezza sono proprie dell'Alfieri stesso. La storia contemporanea per Alfieri è qualcosa di grigio e antieroico, non c'è nessuno spazio sociale che possa appagare l'inquietudine dell'autore.I paesaggi danno sicurezza ad Alfieri: esalta le vedute (Scandinavia, Marsiglia e il suo porto): il paesaggio è positivo perché la vita sociale è limitata, mentre nelle vedute non è limitata la libertà. Alfieri cerca sempre qualcosa di ignoto: l'infinito che è qualcosa di inafferrabile, perciò cerca di dare valenza infinita alle cose finite (amore, libertà, etc.), ma questo non è giusto in quanto ogni cosa reale ha un limite, per cui è impossibile trovare l'infinito: la volontà di arrivare all'infinito è inappagata. Libertà e solitudine vanno di pari passo.

Alfieri preferisce la tirannide all'assolutismo illuminato perché quest'ultimo non permette azioni eroiche di sovversione, mentre la tirannide permette ci siano azioni eroiche per rovesciare il tiranno.


La vocazione tragica di Alfieri è importante perché nel rappresentare i propri tormenti, egli se ne faceva superiore e se ne liberava. L'autore ha coscienza della propria miseria e in essa ritrova umiltà e grandezza, dignità. Da qui c'è il sogno di una vita fuori dal comune, degna di chi aspira ad una dignità e libertà assolute, proprie dell'eroe.


Autobiografia di Alfieri


La sua autobiografia è caratterizzata da una storia interiore e psichica. Nella letteratura italiana è la prima biografia fatta di sentimenti e non fatti. Il fine dell'opera è pedagogico, modello sono le confessioni di Rousseau. Entrambi saranno i modelli del Romanticismo. Si scopre che l'autobiografia non solo è storia di fatti, ma è scoperta del significato più pieno dell'esistenza: nella biografia si dice quello che non si può dire, si scandaglia tutta l'interiorità dell'uomo. Dire tutto e riflettere su tutto, porterà alla riflessione sull'inconscio che darà vita alla psicanalisi e a Freud. Ci sarà la frantumazione dell'io interiore.

C'è una differenza di stile rispetto al Settecento, perché si trasgrediscono le regole.


Tematiche romantiche delle Rime


La natura qui è aspra e selvaggia, non ci sono più pastori e caprette, ma la letteratura si fa specchio dell'anima. Accanto ai paesaggi orridi c'è il gusto per ciò che è sepolcrale (Keats). Legato a questo c'è il pellegrinaggio alle tombe dei grandi del passato (vedi Foscolo), che serve per prendere spunto dalle loro azioni magnanime. Il cimitero serve per riflettere sul destino della condizione umana. Vige un senso di malinconia, un senso dell'esilio; l'unica cosa che è concessa all'uomo, prigioniero su questa terra, è il sentimento eroico. Il distacco dalla quotidianità è utile, dal momento che la vita è un vagare senza quiete. L'animo è in perenne conflitto e c'è amore per la libertà assoluta.



Le opere politiche


Il "Della Repubblica" non verrà mai scritto perché la libertà che lui vuole, è quella libertà assoluta che non dà nessuna forma di governo. Per Alfieri, tirannide è "qualsivoglia governo fondato sulla coercizione fisica e morale della libertà assoluta". Assoluta è un termine chiave, perché significa dire che la libertà, nessuno può concederla assoluta. L'eroe della libertà può andare contro il tiranno, ed egli si confronta con il potere in un dialogo di morte (di solito è il destino dell'eroe). Per poter opporsi al potere le soluzioni sono molteplici: si può cercare l'esilio, per non avere più a che fare con il potere; c'è il suicidio; c'è l'ultima soluzione che prevede l'uccisione del tiranno. Anche se l'eroe della libertà cerca di uccidere il tiranno, egli sarà condotto alla morte.

La nobiltà e l'esercito sono sostituiti da Foscolo con il ricco e patrizio vulgo. Alfieri verrà considerato, soprattutto da Foscolo, un mito dell'unità nazionale.

Nelle opere politiche viene delineata anche la poetica di Alfieri. Il poeta è visto come un eroe, perché si isola dal mondo e nega il potere costituito.

"Ogni buon libro che non sia di scienze esatte, deve necessariamente offendere l'autorità illimitata. Il letterato ha una missione sociale da compiere" modelli di integrità eroica. Anticipa la concezione romantica del poeta-vate e la coscienza nazionalistica.

La poesia, per gli Illuministi, nasce dall'intelletto mentre per Alfieri, questa nasce dal cuore. La poesia è il mezzo con cui il vero uomo, ovvero colui che è di forte sentire, è dedito alla libertà. Il poeta diventa vate, profeta, ispirato dal desiderio creativo, che lo spinge a contro tutto e contro tutti; in lui parla il genio creativo, che lo convince a creare anche quando non ne ha voglia. La creazione poetica, è vista come invasamento, furore, che nasce in noi anche senza il controllo razionale. Nel poeta parla il genio, che è titanico. La poesia diventa lotta di liberazione che contraddice e combatte contro il condizionamento politico, poi contro la realtà. Il vero uomo non riconosce nessuno sopra di lui, e la vita è lotta radicale contro tutti i limiti.


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