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ALESSANDRO MANZONI
- LA VITA
Alessandro Manzoni (1785 - 1873) è considerato il caposcuola del nostro Romanticismo, anche se, a differenza di quella del Foscolo, la sua esistenza non incarno l'idea di vita romantica.(il Manzoni era agli antipodi del Foscolo)
Nato a Milano (la madre era Giulia Beccarla, figlia di Cesare Beccarla che scrisse i trattati sulle carceri), si accosto ben presto alle idee illuministiche allora in voga divenendo anticlericale e antitirannico, nonostante l'educazione cattolica.
Nel 1806 accompagna la madre a Parigi, qui conobbe Enrichetta Blandell, una ginevrina di religione Calvinista che divenne sua moglie. (si sposa con Enrichetta con il rito Calvnista solo per accontentarla perchè lui era ateo) (la madre si era trasferita a Parigi con l'amante)
Subito dopo il matrimonio inizio per i due sposi una crisi religiosa che porto Enrichetta ad abbracciare il cattolicesimo; poi nel 1810 lo stesso Manzoni abbandonò le teorie dell'ateismo illuminista per ritornare con convinzione profonda alla fede Cattolica.
Manzoni non ripudio gli ideali di libertà, di uguaglianza, di fraternità e di giustizia dell'Illuminismo, ma ritrovò questi stessi ideali all'interno della fede in un Dio provvidenziale, che governa con amore la storia e la vita degli uomini, guidandoli alla salvezza spirituale e alla felicità terrena. (la provvidenza è la presenza di Dio nella vita dell'uomo, incoraggiando i deboli che se non riusciranno ad avere una giustizia terrena la otterranno nell'aldilà condannando i prepotenti alla dannazione eterna.)
- GLI INNI SACRI (la sua prima opera divisa in 5 inni sacri)
Gli Inni Sacri sono: la Resurrezione, il nome di Maria, il Natale, la Passione, la Pentecoste. (fino al verso 48) (il Manzoni fa diventare l'inno una preghiera e fa sue le finalità del Romanticismo)
Negli Inni Sacri il Manzoni recupera la struttura dell' inno, una forma di canto religioso popolare assai diffuso nella liturgia (la messa) medioevale, ma la inserisce in una nuova sensibilità che ha molti punti di contatto con il Romanticismo.
Ciascuno degli Inni presenta una prima parte storica, con la rievocazione del fatto celebrato (uscita della chiesa e la divulgazione del verbo attraverso lo Spirito Santo) cui segue la riflessione su come questo fatto, storicamente datato, sia perennemente attuale e ancora vivo per gli uomini.
- LE ODI (sono a metà strada tra la poesia e il poema, usate molto dai romantici, venivano usate per esprimere lo spirito patriottistico.)
Nel 1821 Manzoni scrisse le due Odi Politiche più belle del nostro risorgimento: Marzo 1821 (prima ode), in occasione dei moti carbonari del '21, quando pareva che Carlo Alberto fosse sul punto di passare il Ticino e liberare la Lombardia dall'oppressione austriaca; (Carlo Alberto galvanizza i patrioti in attesa che lo zio Vittorio Emanuele I cada e passi il regno al nipote, Vittorio Emanuele abdica e passa il potere a Carlo Filippo che lo succede al trono. Carlo Alberto illuse i carbonari, così tanto, che fecero una rivolta perché egli salisse al potere e scacciasse gli austriaci.)
Il 5 Maggio (seconda ode), portata a termine in appena tre giorni (18-20 luglio 1821) (Napoleone morì il 5 maggio dello stesso anno) quando l poeta apprese della morte di Napoleone Sant'Elena.
- LE TRGEDIE (dall'Alfieri fino al 1713 non furono più scritte tragedie, le quali seguivano degli schemi ben precisi: due personaggi ben definiti, un luogo preciso e il tutto si svolgeva nell'arco di 24 ore. Il Manzoni uscì da detti schemi aumentando i personaggi, i tempi in cui svolgono le tragedie sono molto più lunghi (7 anni) e i luoghi cambiano nell'arco del passare del tempo)
La riflessione sulla storia sull'infelicità umana è all'origine delle due tragedie manzoniane: Il Conte di Carmagnola e l'Adelchi. Qui la materia è più drammatica, rispetto agli Inni Sacri, perché vi domina la rappresentazione della realtà storica ossia il "vero storico", che rivela l'agire dell'uomo, il suo animo, la sua miseria e la sua grandezza e nello stesso tempo il suo bisogno di Dio. (Le tragedie venivano rappresentate a teatro ma il Manzoni non amava che sue fossero rappresentate)
Nelle tragedie il Manzoni scopre la possibilità di n confronto nella provvida sventura (quando morirai sarai premiato da Dio. Nella vita terrena quando l'uomo è sfortunato e sventurato sarà premiato dalla Divina Provvidenza) che donerà a tutti gli uomini il loro premio o il loro castigo nell'aldilà, per cui il male e la sofferenza saranno ricompensati. Nell'Adelchi la riflessione sulle storie contiene un appassionato richiamo agli italiani affinché non pensino di poter contare sull'aiuto dello straniero e non si illudano che qualcuno venga a liberarli: solo i se stessi devono trovare la dignità e la forza necessaria al loro riscatto. (l'Adelchi è il figlio del Re dei Longobardi. Pg.206)
- I PROMESSI SPOSI
Nel romanzo compare la provvidenza, che nella vita terrena trasforma il male in bene, almeno per chi sa scorgere la sua mano pietosa nel momento della difficoltà e del dolore.
"Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande".
- I PERSONAGGI
La trama del romanzo ruota intorno alle figure di Lucia e Renzo, i due promessi sposi, umili popolani di un piccolo paesino del Bergamasco, contro i quali si accanisce la malvagità dei potenti. Accanto ai protagonisti troviamo: Agnese madre di Lucia, la Perpetua domestica di Don Abbondio, che per viltà finisce per cedere alle prepotenze di Don Rodrigo, il quale vorrebbe poter portar via Lucia a Renzo.
Contro le mire di questo signorotto, ambizioso e prepotente, si schiera Fra Cristoforo un nobile convertito e divenuto frate, la cui figura severa rappresenta la coscienza cristiana illuminata dalla luce di Dio.
Sullo sfondo, la storia del '600; con i suoi grandi protagonisti, tra cui l'Innominato e il Cardinale Federico Borromeo; con gli eserciti stranieri che entrano in Italia e la depredano (il Lanzichenecchi portarono anche la peste).
Un mondo su cui domina la mano sapiente della provvidenza, che rivela la possibilità di un incontro qui, sulla terra, degli uomini con la pazienza di Dio. Gli uomini sembrano dividersi in due grandi categorie: gli Oppressori (Don Rodrigo; il primo Innominato; i Bravi; gli Sgherri della Polizia - che individuarono Renzo come capo dei rivoltosi), dominatori e prepotenti, che con i loro soprusi tiranneggiano gli oppressi (Renzo, Lucia, Fra Cristoforo, le monache del convento che aiutano Lucia e il popolo di Milano, l'Innominato dopo la redenzione..).
L'osservazione del mondo popolare consente allo scrittore di spostare la sua attenzione dal piano dei personaggi eccezionale (il vice re spagnolo che comanda su milano, i Lanzichenecchi al servizio dello stesso che porteranno la peste e per esempio come Napoleone nel 5 maggio) che sembrano determinare le sorti del mondo, allo scenario della vita comune (quello delle "GENTI DI PICCOL MESTIERE") consentendo così alla provvidenza di inserirsi nella storia umana.
- LA POETICA MANZONIANA
Nei Promessi Sposi, il Manzoni realizza quella poetica che aveva teorizzato negli scritti dopo la conversione cattolica. (Una poetica atta a far intervenire nella vita di tutti gli uomini la mano della provvidenza divina.) Per essere tale l'opera d'arte deve avere:
LA PENTECOSTE (1817 - 22)
Con la Pentecoste avremo il simbolo della maturità religiosa del Manzoni. La storicizzazione di questo inno la troviamo nella nascita della chiesa 33 d.c.
Madre de' Santi, immagine della città superna; del Sangue incorruttibile conservatrice eterna; tu che, tanti secoli, soffri, combatti e preghi; che le tue tende spieghi dall'uno all'altro mar campo di quei che sperano Chiesa del Dio vivente; dov'eri mai? qual angolo ti raccogliea nascente, quando il tuo Re, dai perfidi tratto a morir sul colle, imporporò le zolle del suo sublime altar e allor che dalle tenebre la diva spoglia uscita mise il potente anelito della seconda vita e quando, in man recandosi il prezzo del perdono, da questa polve al trono del Genitor salì compagna del suo gemito, conscia de' suoi misteri, tu, della sua vittoria figlia immortal, dov'eri? in tuo terror sol vigile, sol nell'oblio secura, stavi in riposte mura, fino a quel sacro di quando su te lo Spirito rinnovator discese, e l'inconsulta fiaccola nella tua destra accese; quando, segnal di popoli, ti collocò sul monte, e ne' tuoi labbri il fonte della parola aprì Come la luce rapida piove di cosa in cosa, e i color vari suscita dovunque si riposa tal risonò molteplice la voce dello Spiro: l'Arabo, il Parto, il Siro in suo sermon l'udì |
La Chiesa Gerusalemme(città importante per ebrei e mussulmani) Del sacrificio di Cristo Riferito sempre alla chiesa Riferito alla persecuzione Immagina gli apostoli portati da una nave a vele spiegate da un mare all'altro per divulgare il verbo. Posto (la chiesa) di quelli che hanno speranza Cioè che vive ancora in mezzo a noi Dov'eri?(critica rivolta alla chiesa) dove ti eri nascosta durante la passione di Cristo?(quando i perfidi (ebrei e romani) lo portarono sul colle per farlo morire crocifisso) E (rivolto sempre alla chiesa)dopo averlo deposto nel sepolcro Egli usci dal sepolcro ricominciando a respirare (anelito) passando dalla vita terrena a quella sipirituale Il perdono degli uomini Muore per gli uomini, come l'ultimo di essi, per poi salire in cielo come figlio di Dio Si riferisce sempre alla chiesa delle origini, cioè agli apostoli che pur avendo assistito alla Passione di Cristo, e consapevoli dei suoi poteri rimasero nascosti. Dov'eri? In quei 50 giorni (dalla morte) fino al mattino della pentecoste? (la resurrezione) Quando finalmente arrivò lo Spirito Santo e vi tolse dalla crisi in cui vi trovavate, portandovi una nuova carica per riuscire a divulgare la parola di Cristo dandovi il dono della pluralità delle lingue. Portando un messaggio di libertà a tutta l'umanità. Come possiamo portare la tua parola nel mondo se conosciamo solo questa lingua? Abbiate fede perché parlerete con naturalezza tutte le lingue (grazie allo Spirito Santo) E così fu che anche gli altri popoli riuscirono a conoscere il verbo di Cristo. |
L'ODE "IL 5 MAGGIO" (18-20 LUGLIO 1821)
Questa non è una denigrazione a Napoleone ma bensì una descrizione del suo stato d'animo (è un'analisi interiore di Napoleone) Opera portata a termine in appena 3 giorni dalla notizia della morte di Napoleone a Sant'Elena (5 maggio 1821)
Ei fu¹. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, strette la spoglia immemore → orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all'ultima → ora dell'uomo fatale; né sa quando una simile orma di pié mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà. Lui in folgorante solio → vide il mio genio e tacque; quando, con voce assidua, cadde, risorse e giacque, di mille voci al snito mista la sua non ha: vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al subito → sparir di tanto raggio; e scioglie all'urna un cantico che forse non morrà. Dall'Alpi alle Piramidi, → dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppiò da Sicilla a Tanai, dall'uno all'altro mar. Fu vera gloria?S Ai posteri L'ardua sentenza: nui → chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui del creator so spirito più vasta orma stampar. Tu dalle stanche ceneri → sperdi ogni ria parola: il Dio che atterra e suscita, che affanna e che consola, sulla destra coltrice accanto a lui posò. |
Egli fu (Napoleone) (usa il passato remoto perché era già stato dimenticato dagli europei da circa 6 anni.) Già morto, sembrava impossibile che una persona del genere fosse morta, infatti la notizia lascia il mondo attonito. La terra resta muta di fronte alla morte dell'uomo che fu mandato per caso a decidere i destini del mondo, chissà quando un altro uomo così potente calpesterà la nostra terra. Lui folgorante nel so trono come avrebbe mai potuto notare un umile letterato come me. ( metafora rispetto alla gente comune nei confronti di Napoleone) quando a Lipsia fu sconfitto per poi ritornare (in 15 mesi) e in 100 giorni risorgere per poi essere nuovamente sconfitto a Waterloo (1815). Tanto fu grande la sua potenza da non farlo mescolare con i comuni mortali. Vergine perché egli non si unì mai al coro degli adulatori come fece Foscolo che prima ne parlò bene e poi male. Rimane attonito lo stesso Manzoni nell'apprendere la morte di una persona così grande, e dedica, davanti a questa immaginaria tomba, un'ode che resterà per sempre nella memoria (qui pecca di superbia) Dalle Alpi all'Egitto, dalla Spagna alla Germania, riuscendo a conquistare queste terre con la velocità dello scoppio di un fulmine dopo che è stato lanciato (balenato) dal cielo. Costruendo un impero dal canale di Sicilia alla Russia, dal Mediterraneo all'Oceano (dall'uno all'altro mar) SNe valse veramente la pena il dispendio di tante vite per poi giungere ad una tal fine?(un piccolo accenno di giudizio dato dal Manzoni) Lo diranno i posteri, io mi fermo è troppo presto dare un giudizio. Noi ci sottomettiamo al giudizio divino, che scelse Napoleone come l'uomo a cui dare il massimo potere che però il libero arbitrio lo portò alla morte. Manzoni immagina Napoleone che alla fine muore con la presenza di Dio, il quale gli mette la mano nella fronte e lo accompagna nel suo, perché al momento della morte abbia invocato il perdono di Dio. |
IL CONTE DI CARMAGNOLA
(LA BATTAGLIA DI MACLODIO)
ATTO II
Battaglia tra Repubblica Veneziana e Milano (1427 - 1432) dove il Conte di Carmagnola condusse i Veneziani alla Vittoria contro i Milanesi del Duca Filippo Maria Visconti.
Il coro del secondo atto rappresenta uno dei momenti poeticamente più riusciti dell'intera tragedia: con efficace contrasto, proprio nel momento di più pieno successo del protagonista, il poeta innalza il suo doloroso lamento nei confronti anzitutto di una guerra fratricida, secolare piaga della storia italiana, quindi di qualsiasi guerra, negazione della fratellanza tra gli uomini, tutti figli dello stesso Dio.
S'ode a destra uno squillo di tromba → a sinistra risponde uno squillo: d'ambo i lati calpesto rimbomba da cavalli e da fanti il terren. Quinci spunta per l'aria un vessillo; quindi s'avanza un'altro spiegato: ecco appare un drappello schierato; ecco un altro che incontro vien. Già di mezzo sparito è il terreno; già le spade respingon le spade; l'un dell'altro le immerge nel seno; gronda il sangue; raddoppia il ferir. - Chi son essi?² Alle belle contrade → qual ne vene straniero a far guerra? Qual è quei che ha giurato la terra Dove nacque far salva, o morir? - D'una terra son tutti: un linguaggio parlan tutti: fratelli li dice lo straniero: il comune linguaggio a ognun dal volto traspar. Questa terra fu a tutti nudrice, questa terra di sangue ora intrisa, che natura d'altre ha divisa, e ricinta con l'alpe e col mar.³ - Ahi! Qual d'essi il sacrilegio brado → il primo il fratello a ferire? Oh terror! Del conflitto esecrando la cagione esecranda qual è? - Non lo sanno: a dar morte, a morire qui senz'ira ognun d'essi è venuto; e venduto ad un duce venduto, con lui pugna, e non chiede il perché. - Ahi sventura! Ma Spose non hanno, → non han madri gli stolti guerrieri?S Perché tutte i lor cari non vanno Dall'ignobile campo a strappar? E ai vegliardi che ai costi pensieri della tomba già schiudon la mente, che non tentan la turba furente con prudenti parole placar? |
Le prime otto strofe attaccano con una descrisione visiva ed uditiva del campo di battaglia. Un esercito da una parte e uno dall'altra, uno squillo di tromba dà il via alla battaglia. Si sentono in lontananza il calpestio dei cavalli e dei fanti .¹Da questa parte spunta una bandiera e pure dall'altro lato a questo punto abbiamo i due drappelli schierati l'uno di fronte all'altro. Da questa prima domanda la tragedia si dirama in un dialogo figurato tra due persone dove il manzoni si identificherà nella seconda voce molto più riflessiva dove condannerà questa folle guerra fratricida, che mette di fronte figli della stessa patria. Quale dei due eserciti venne come straniero a portare la guerra tra le belle contrade italiane? (Qui si rifà al Petrarca) Quale esercito invece ha giurato di difendere la propria terra natia o di morire? (Spiegazione per assurdo perché entrambi combattono per la stessa patria) Pur venendo dalla stessa terra e parlando la stessa lingua, infatti gli stranieri li chiamano italiani, e questa terra, ora intrisa di sangue, gli fu madre; solo la natura ha potuto dividerla infatti e circondata in alto dalle alpi e attorno dal mare. Chi è stato il primo tra i due fratelli a scatenare questa assurda sfida? Perché la spada viene rivolta verso il fratello?(sacrilegio brando) Qual'é la ragione di tanto odio? Se glielo chiedi non sanno il perché infatti non c'è odio tra di loro. Sono solo mecenari di un capo venduto poiché combattono solo per vile denaro e non per la patria. Ma non hanno madri, spose che femino questi stupidi guerrieri? S Messaggio contro tutte le guerre in generale. Perché tutte queste madri o mogli non vanno in mezzo i campi di battaglia a portar via i propri figli o mariti? Perché nemmeno i vecchi, che pensano già alla morte, non usano la loro saggezza per convincere i combattenti a far finire questa inutile battaglia? |
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