Sviluppi Dell'Epos Storico
La poesia epica a soggetto storico conobbe a Roma una
fortuna ininterrotta, nel lungo periodo fra Ennio
(239 AC-169 AC) e Lucano
(
-
DC), quindi fra età scipionica ed età neroniana. La mancata conservazione di
molte opere può essere indice di scarso valore letterario o di mutamenti di
gusto. Fino a Virgilio l'esempio era rimasto Ennio. La nuova fase dell'epos
storico si aprì con Virgilio e Ovidio. Il più significativo poeta storico della
tarda età augustea, Albinovano Pedone, fu un elegante emulo di Virgilio e
Ovidio. Il suo poema trattava dell'avventurosa spedizione di Germanico nei mari
del nord (
DC); ne resta un frammento (circa trenta esametri), che svolge in uno stile
enfatico e immaginoso un tema nato dalle celebrazioni delle gesta di Alessandro
Magno e caro ai retori e alle scuole di declamazione: è giusto che l'uomo si
spinga sempre più in là, oltre i confini naturali del suo mondo? Albinovano
riprende l'argomento con toni virgiliani ed un notevole pathos. Pathos e
tensione retorica annunciano già lo stile epico di Lucano. La retorica delle
conquiste trovò nuovo spazio, dopo la parentesi neroniana, nella cultura di età
flavia (69-96). Nel complesso, la generazione ovidiana dei poeti storici
produsse interessanti tentativi di modernizzare il genere epico. Lucano si
riallacciò, almeno in parte, a questo filone, e la riscoperta classicista
dell'età flavia lo avversò.
Fedro: La Tradizione Della
Favola
Fedro
è un autore marginale, di posizione sociale assai modesta, non è un grande
poeta e pratica un genere letterario minore, tuttavia, Fedro è il primo autore,
nella cultura greco-romana che compone una raccolta di testi favolistici,
concepiti come autonoma opera di poesia, destinata alla lettura. Solamente
nella satira e nel romanzo la cultura romana mostra un'autonomia altrettanto
spiccata. La favola è un genere universale e profondamente popolare. Gli
'autori' di favole sono, quasi sempre, gli eredi di una tradizione
narrativa, orale, popolare, già consolidata. Anche Fedro, come narratore,
inventa ben poco, le sue favole si rifanno alla tradizione esopica (VI secolo
AC), anche se non mancano genuinamente originali. L'elaborazione letteraria è
modesta, ma il merito di Fedro è nell'impegno costante e sistematico per dare
alla favola una misura, una regola, una voce ben definita e riconoscibile. La
tradizione esopica (brevi racconti, in genere con personaggi animali e con
spunti umoristici e commenti di saggezza morale) si era fissata in Grecia
intorno al IV secolo AC, in raccolte letterarie in prosa. Si era
affermato l'uso di una premessa e/o di una postilla in cui era fissato il tema
o illustrata 'la morale della favola'. Lavorando sui modelli greci in
prosa, che, probabilmente, erano la sua unica fonte, Fedro rese sistematico
quest'uso, e creò una regolare forma poetica per la favola. Tipico del genere è
l'uso di animali come 'maschere', personaggi umanizzati e dotati di
una psicologia fissa e ricorrente e la presenza di una 'morale', ossia
una verità di carattere universale. Le morali di Fedro esprimono negli accenti
moraleggianti un'autentica adesione alla mentalità delle classi umili e al
senso comune popolare. Fedro è uno dei pochissimi letterati romani a dar voce
al mondo degli emarginati, mentre è quasi del tutto assente il realismo
descrittivo e linguistico, infatti, il mondo delle favole di Fedro è piuttosto
astratto, lo scenario generico, e il linguaggio asciutto e poco caratterizzato.
Non mancano spunti di adesione alla realtà contemporanea, anche con
accentuazioni vicine alla satira. Sembra che Fedro sia stato perseguitato da
Seiano, il potentissimo braccio destro di Tiberio, per certe sue prese di
posizione, legate alla realtà contemporanea. Non è chiaro cosa potesse urtare o
insospettire i potenti; ma Fedro non manca di accenni polemici verso la
società, e rivendica alla sua opera un carattere satirico, che colpisce, non
gli individui (era un liberto), bensì certi tipi umani e certe regole del
vivere. Nei prologhi dei singoli libri, il poeta manifesta notevole
consapevolezza letteraria; difende il suo tipo di poesia, ne esalta le virtù
(brevità, varietà, contenuto istruttivo) e sottolinea la propria indipendenza
dal modello esopico. Le sue favole vogliono essere divertenti, e insieme
istruttive, non sempre ci riescono, ma hanno il grande pregio di preservare un
genere popolaresco, reinterpretato alla luce di un'esperienza vissuta e di una
mentalità che rimane per lo più esclusa dall'espressione letteraria
'alta'.