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Le proposizioni subordinate si dividono, in base alla funzione che svolgono, in:
Completive
Aggettive
Circostanziali
q Le proposizioni completive hanno la funzione di soggetto o di oggetto rispetto alla reggente. Sono comprese anche le proposizioni:
Infinitive
Interrogative indirette
Completive (più congiuntivo) introdotte da: ut-ne
ut-non
quin
quod (dichiarativo)
Le proposizioni infinitive si dividono in soggettive e oggettive:
Le proposizioni soggettive si possono trovare con verbi impersonali (oportet, decet, licet, interest.) o forme passive impersonali (intellegitur, traditum est.).
Le proposizioni oggettive si possono trovare con i verba dicendi (dico, affirmo.), i verba sentiendi (video, puto.) e i verba affectuum (gaudeo, doleo.).
Le proposizioni interrogative indirette sono delle completive dipendenti da verbi che significano chiedere, capire, sapere, dire. e hanno il modo congiuntivo. Le interrogative indirette si dividono in semplici e disgiuntive.
Le proposizioni interrogative semplici si hanno quando si vuole sapere una sola cosa. Possono essere introdotte da pronomi, aggettivi o avverbi interrogativi (quis, uter.) oppure da particelle interrogative (ne o num se ci si aspetta una risposta incerta o negativa, nonne se ci si aspetta una risposta affermativa).
Le proposizioni interrogative disgiuntive si hanno quando si vuole sapere quale tra due o più cose sia quella vera.
Le proposizioni completive introdotte da ut-ne hanno il congiuntivo di tipo volitivo: presente o perfetto, secondo la consecutio temporum. Possono dipendere dai verba curandi (curo, video, provideo.), dai verba hortandi (hortor, moneo.) oppure dai verba timendi.
Le proposizioni completive introdotte da ut-ut non hanno i quattro tempi del congiuntivo. Possono dipendere dai verbi impersonali di avvenimento (est ut, accidit.) o dai verbi e da espressioni impersonali che significano restare, seguire (restat, reliquum est ut.).
Le proposizioni completive introdotte da quin hanno il congiuntivo secondo la consecutio temporum, con i tre rapporti di anteriorità, contemporaneità e posteriorità. Queste proposizioni sono usate in dipendenza da verbi ed espressioni di senso negativo (non dubito quin, non dubito che; non est dubitum quin, non c'è dubbio che; facere non possum quin, non posso fare a meno di.)
Le proposizioni completive introdotte da quod (dichiarativo) possono essere di natura soggettiva, oggettiva o epesegetica. Il quod dichiarativo si può trovare con espressioni del tipo: inopportune.fit, accidit quod; oppure per spiegare un pronome neutro (hoc, illud, .) un avverbio (sic, ita, inde) o un sostantivo della reggente.
q Le proposizioni aggettive hanno funzione di attributo o di apposizione a un termine della proposizione reggente.
Le proposizioni relative sono quegli enunciati introdotti da un pronome (qui, quisquis, quicumque), aggettivo (qualis, quantus, quot) o avverbio (quo, ubi, unde) relativo e si distinguono in: proprie, improprie e apparenti.
Le proposizioni relative proprie o aggettive hanno il modo indicativo quando hanno la funzione di attributo rispetto a un termine dalla reggente; quando sono introdotte da pronomi o avverbi raddoppiati o uscenti in -cumque; quando hanno valore di perifrasi e quando hanno valore di relative incidentali. Hanno invece il congiuntivo quando dipendono da una proposizione al congiuntivo o all'infinito; quando esprimono il pensiero riferito da persona diversa da chi parla o scrive oppure quando esprimono un'azione eventuale.
Le proposizioni relative improprie o avverbiali hanno il verbo al congiuntivo e valore di proposizioni avverbiali o circostanziali.
Esse possono essere: relative finali (qui = ut is)
relative consecutive (qui = ut is)
relative causali (qui = quod is)
relative concessive (qui = quamvis is)
relative avversative (qui = cum is)
Le proposizioni relative apparenti equivalgono a proposizioni coordinate, in cui, il pronome qui, quae, quod corrisponde a et si, sed is, nam is.
q Le proposizioni circostanziali o avverbiali hanno funzione di complementi indiretti e sono: finali, consecutive, causali, temporali, condizionali, concessive e comparative.
Le proposizioni finali indicano il fine per cui si compie l'azione della reggente. Si esprimono con:
presente, se dipende da un tempo principale
ut/ne + congiuntivo
imperfetto, se dipende da un tempo storico
Le proposizioni consecutive indicano la conseguenza dell'azione espressa nella reggente. Non seguono le regole della consecutio temporum, e si esprimono con:
presente, se la conseguenza riguarda il presente
ut/un non + congiuntivo imperfetto, se la conseguenza riguarda il passato
(azione durativa)
perfetto, se la conseguenza riguarda il passato
(azione momentanea)
Le proposizioni causali indicano la causa di quando si dice nella proposizione reggente. Possono essere introdotte dalle seguenti congiunzioni con i seguenti tempi verbali:
quod, quia, quoniam indicativo/congiuntivo
quandoquidem,siquidem indicativo
cum congiuntivo
Le proposizioni temporali indicano le circostanze di tempo in cui si colloca l'azione contenuta nella proposizione reggente. Sono introdotte dalle seguenti congiunzioni temporali con i seguenti tempi verbali:
cum, dum indicativo/congiuntivo
ut, ubi indicativo
Le proposizioni condizionali indicano la condizione necessaria perché possa compiersi quanto è detto nella reggente. Esistono tre tipi di periodo ipotetico: della realtà, della possibilità e dell'irrealtà; inoltre può essere indipendente o dipendente.
Le proposizioni concessive indicano una circostanza nonostante la quale si compie quanto si afferma nella reggente. È introdotta dalle seguenti congiunzioni con i seguenti tempi verbali:
quamquam, etsi, tametsi, etiamsi indicativo
cum, licet, quamvis, ut congiuntivo
Le proposizioni comparative fungono da secondo termine di comparazione, di cui il primo termine è costituito dalla reggente. Si distinguono in reali (+ indicativo) e ipotetiche (+ congiuntivo).
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