Plinio il Vecchio (Como 23 - Stabia, oggi Castellammare 79 d.C.), scrittore e scienziato
latino. Intrapresa la carriera equestre, fu inviato sul Reno dove trascorse
circa dodici anni. Tornato a Roma nel 52, si dedicò alla carriera legale, che
poi abbandonò per scrivere e studiare. Dal 70 al 72 fu procuratore in Spagna e
nel 79 - l'anno dell'eruzione del Vesuvio che distrusse Ercolano
e Pompei - si trovava a Miseno, vicino a Napoli, al
comando della flotta romana di stanza in Occidente. Desideroso di esaminare da
vicino il fenomeno, salpò alla volta di Stabia, dove
morì soffocato dai vapori dell'eruzione.
Fu
autore di numerose opere storiche e scientifiche - tutte perdute, ma a noi note
grazie a un inventario stilato dal nipote Plinio il Giovane - fra cui una
storia sulle guerre germaniche in venti libri e un'altra in trentun libri sulla
storia di Roma dal 41 al 71. L'unica sua opera pervenutaci è la Naturalis historia,
in trentasette libri, dedicata all'imperatore Tito: si tratta di
un'enciclopedia che contiene, come l'autore stesso afferma, ventimila fatti
desunti da duemila volumi di cento autori diversi. I primi dieci libri furono
pubblicati nel 77; i successivi uscirono postumi, probabilmente a cura di
Plinio il Giovane. Gli argomenti trattati vanno dall'astronomia alla geografia
e all'etnologia, dall'antropologia alla fisiologia umana e alla zoologia, dalla
botanica alla medicina e alle piante medicinali, dalla mineralogia all'arte e
alla storia dell'arte.
Plinio il Giovane (Como 62 ca. - ?
112 ca. d.C.), oratore, letterato e funzionario romano; le sue lettere
forniscono una preziosa testimonianza della vita durante il I secolo. Alla
morte del padre fu adottato dallo zio Plinio il Vecchio il quale, nel 79, gli
diede il proprio nome. Studiò a Roma sotto la guida del famoso oratore
Quintiliano. Ricoprì numerose cariche ufficiali, fra cui quella di tribuno
militare in Siria, dove frequentò la scuola degli stoici; divenne quaestor Caesaris,
pretore, e nel 100 fu nominato console. Celebre fra i suoi contemporanei per la
grande abilità oratoria, ci è pervenuto uno solo dei suoi numerosi discorsi: il
Panegyricus,
elogio dell'imperatore Traiano, non privo però di
severi ammonimenti. Intorno al 111 fu nominato governatore della provincia
della Bitinia, incarico che svolse per quasi due
anni. Non è certo se sia morto in Bitinia oppure
subito dopo il ritorno a Roma. Si sposò tre volte, ma morì senza eredi.
Plinio scrisse e pubblicò nove libri di Epistulae (Epistolario), e un
decimo libro, pubblicato postumo, contenente la corrispondenza ufficiale,
diretta all'imperatore Traiano, quando egli ricopriva
la carica di governatore della Bitinia. Si deve al
suo epistolario se Plinio- oggi considerato uno dei maestri dello stile
epistolare- ha un posto nella storia della letteratura. Le lettere private,
molte della quali furono indubbiamente scritte o riviste con la certezza di una
successiva pubblicazione, forniscono un importante quadro della vita dello
scrittore e dei suoi contemporanei. In esse, Plinio appare come un generoso
filantropo, interessato alle attività culturali, alle arti e all'architettura
(sono famosi i dettagli tecnici nelle descrizioni delle ville che possedeva a Laurentum, sul lago di Como e in Toscana), desideroso della
gloria letteraria. Tra le lettere di maggiore interesse vanno ricordate le due
epistole all'amico Publio Cornelio Tacito, che narrano dell'eruzione del
Vesuvio, e un'altra indirizzata a Traiano, che tratta
della politica da adottare nei riguardi dei cristiani.