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CONTRO LA CORRUZIONE: IL CASO VERRE (In verrem. Actio,I 12-13-14) -CICERONE-
La pretura urbana di Verre fu una devastazione dei sacri templi e degli edifici pubblici importanti, così fu amministrata la giustizia un'appropriazione e una devastazione di averi e possedimenti, contro le norme dei predecessori. Per certo lasciò segni e tracce così evidenti di tutti i suoi vizi nella provincia di Sicilia che devastò per ben tre anni così che questa terra in nessun modo può esser resa alla sua posizione precedente ma sembra che questa terra a stento si possa riprendere, almeno in parte, in un gran numero di anni e grazie a pretori onesti. 13- Quando lui era pretore né le sue leggi né i decreti dello stato, né i diritti pubblici furono osservati: in Sicilia tanto ciascuno aveva, quanto dell'uomo avaro e libidinoso o evitare l'imprudenza o sopravvivere con abbondanza. Nessuna cosa fu sentenziata per tre anni, se non per comando di costui, nessuna cosa fu tanto patria di nessuno,
Somme enormi di denaro furono sottratte dai patrimoni dei coltivatori per le innovazioni nefande del sistema fiscale, gli alleati più fedeli vennero considerati nel numero dei nemici ed i cittadini romani torturati ed uccisi come schiavi, gli uomini macchiati delle colpe più gravi furono liberati da pendenze giudiziarie grazie al denaro, le persone più oneste e dal comportamento integerrimo, dichiarate colpevoli in loro assenza e senza regolare processo furono condannate ed espulse, i porti più sicuri e le città più grandi e munite di fortificazioni abbandonate ai pirati e ai predoni, i marinai ed i soldati siculi, nostri alleati e amici, furono lasciati a morire di fame, le migliori e più efficaci flotte furono perse e abbandonate facendo così guadagnare una cattiva reputazione al popolo romano.
14-questo stesso pretore saccheggiò le oper d'arte antiche in parte appartenute ai re più ricchi che avevano voluto che queste fossero ornamento delle città, e in parte anche quelle dei nostri magistrati che i vincitori avevano dato o restituito alle città siciliane; e sottrasse tutte le cose. Non fece solo questo tanto negli edifici pubblici quanto in quelli sacri, ma derubò anche tutti i templi consacrati agli dei, quindi non lasciò nessun dio della Sicilia che sembrava lavorato con poca cura e di fattura antica. In verità sono trattenuto dalla vergogna e dalla scelleratezza a ricordare con pudore le sue nefandezze e libidini, allo stesso modo non voglio ricordando accrescere le sventure di quelli ai quali non fu consentito mantenere salvi i figli e le mogli a causa dell'insolenza di questi
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